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Don Pasquino Borghi, ravvivata la memoria in città

A Reggio è stata risistemata la lapide a ricordo del suo martirio

L’Associazione liberi partigiani italiani – partigiani cristiani ha sistemato e riposizionato, sulla facciata d’ingresso dell’ostello degli studenti della Ghiara, la lapide in marmo bianco, con epigrafe in rilievo, a ricordo di don Pasquino Borghi, martire della Resistenza. La stele, che era già posta in via dei Servi, era stata scoperta il 29 gennaio 1984.

Si legge nell’iscrizione: “Dalla vicina casa dei Servi, già luogo di carità e di preghiera, trasformata dalla repubblica di Salò in un luogo di offesa e di tortura di uomini liberi, la mattina del 30 gennaio 1944 fu portato al supplizio il sacerdote Pasquino Borghi, medaglia d’oro della Resistenza, che ancora una volta, confortando i compagni di sacrificio, confermò le sue alte virtù sacerdotali e il grande amore di libertà”.
Il rettore di Coriano, in comune di Villa Minozzo, che era nato a Bibbiano il 26 ottobre 1903, fu arrestato il 21 gennaio 1944 con l’accusa di aver favorito l’azione di “bande armate ribelli” e di aver ospitato nella sua canonica di montagna, attigua alla chiesa parrocchiale in Tapignola, alcuni prigionieri alleati.

“Tradotto in pianura – ricorda Elio Ivo Sassi, presidente provinciale di Alpi-Apc – fu più volte interrogato e duramente martoriato nel corpo e nello spirito al fine di estorcergli informazioni. Egli, però, si trincerò in un eroico silenzio e il 29 gennaio fu condannato a morte dal tribunale. All’alba del giorno seguente venne condotto al poligono di tiro, dove fu fucilato assieme ad altri otto condannati”.

Pasquino Borghi era entrato nel seminario di Marola a dodici anni ed aveva proseguito gli studi nel liceo del seminario di Albinea. Dopo il servizio militare aveva sentito la vocazione missionaria ed era stato ammesso in un istituto comboniano in provincia di Varese. Ordinato sacerdote, nel 1930 era partito per una missione nel Sudan anglo-egiziano. Rientrato per motivi di salute dopo sette anni, nel 1938 era stato accolto nella Certosa di Farneta, in provincia di Lucca, dove aveva preso i voti di certosino. Nel 1939 era rientrato in diocesi per poter aiutare la madre, rimasta vedova. Curato a Canolo di Correggio, dopo l’8 settembre 1943 aveva aderito al movimento partigiano. Il suo ingresso solenne nella parrocchia dell’Appennino era avvenuto il 24 ottobre 1943, a meno di tre mesi dall’arresto.

Conclude il presidente Sassi: “Don Pasquino, ‘Albertario’, assieme a don Domenico Orlandini, ‘Carlo’, fondatore delle Fiamme verdi reggiane, e ad altri religiosi, è uno dei sacerdoti simbolo del nostro sodalizio (aderente Federazione italiana volontari della libertà, che dal dopoguerra è espressione non solo dei partigiani cattolici ma anche dei combattenti di matrice liberale e apartitici e di ex soldati del regio esercito) e della lotta per la libertà e la democrazia. Ringrazio i volontari di Alpi-Apc che si sono adoperati per la ristrutturazione di questa targa commemorativa, una delle testimonianze a lui dedicate in città e provincia”.

















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