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Al via il protocollo per l’Hydrogen valley di Modena

immagine di repertorio

Due stazioni di rifornimento di idrogeno, una specifica per il trasporto pubblico locale; due impianti di elettrolisi per la sua produzione; uno presso il termovalorizzatore, l’altro nell’area della discarica; lo sviluppo di un Centro di eccellenza per la ricerca e la formazione. Sono i contenuti, illustrati nei mesi scorsi in un convegno, del progetto per la creazione di una Hydrogen Valley nel territorio modenese per il quale ora si è avviato il percorso di sottoscrizione di un protocollo d’intesa tra Comune, Unimore, il gruppo Hera, Snam spa, Enea, Seta spa, Cap Consorzio aree produttive, Fondazione Democenter Sipe e l’Agenzia per l’energia e lo sviluppo sostenibile Aess.

È stata proprio Aess a coordinare il gruppo di lavoro promosso dal Comune per l’individuazione delle linee strategiche e delle proposte progettuali che rappresentano i contenuti del protocollo d’intesa approvato nei giorni scorsi alla giunta comunale su proposta del sindaco Gian Carlo Muzzarelli.

L’iniziativa rientra nella strategia del Patto dei sindaci che si propone di accelerare la decarbonizzazione dei propri territori, rafforzare la capacità di adattamento ai cambiamenti climatici e garantire ai l’accesso ai principali servizi energetici. Obiettivi che sono coerenti con la Missione 2 del Pnrr (Rivoluzione verde e transizione ecologica), il Piano nazionale di ripresa e resilienza che prevede proprio una misura per sostenere la produzione di idrogeno in aree industriali dismesse per promuovere la produzione locale e l’uso di idrogeno nell’industria e nel trasporto locale.

Una delle due stazioni di rifornimento è ipotizzata nel quadrante nord della città, nei pressi del casello autostradale di Modena Nord, mentre l’altra, a servizio dei bus, verrebbe collocata nell’area della sede operativa di Seta.

L’impianto per la produzione di idrogeno da elettrolisi presso il termovalorizzatore permetterebbe di ridurre l’ingombro dei rifiuti solidi urbani non riciclabili producendo, attraverso una turbina a vapore, energia elettrica e termica, una parte della quale – spiegano i tecnici – “è considerata rinnovabile perché prodotta con la frazione biogenica di rifiuti è potrà essere utilizzata per alimentare un impianto di elettrolisi per produrre idrogeno verde” chiudendo così il ciclo dei rifiuti.

Nell’area di via Caruso si intende realizzare un impianto di elettrolisi per la produzione di idrogeno e impianti fotovoltaici da collocare su sommità e versanti della discarica, senza ulteriore occupazione di suolo.

Il progetto del Centro di eccellenza nasce nell’ambito dell’iniziativa di Snam lanciata nel 2021 e denominata Snam H2 (Hydrogen) Innovation Center, piattaforma di ricerca e formazione che coinvolge enti universitari di ricerca e formazione nazionali e internazionali. La struttura di Modena si propone di facilitare la creazione di un solido polo produttivo sulle tecnologie legate all’Idrogeno mediante: la creazione di laboratori, spazi per startup, percorsi educativi a livello di scuole superiori e universitarie, una vasta rete di aziende in grado di collaborare e fare sinergia tra loro. Il centro avrà anche la funzione di effettuare ricerca di base e applicata al fine di supportare il tessuto produttivo.

“Il polo – spiega il documento – ha l’ambizione di diventare un Centro di Eccellenza Innovation Hub su idrogeno e Fuel Cell in Emilia-Romagna e a livello nazionale, incubatore di startup e centro dimostrativo sulla generazione di idrogeno green e sul suo utilizzo in Fuel Cell; esso si baserà anche sul Centro Interdipartimentale H2 Mo.Re di Unimore, di recente creazione, a cui hanno aderito più di cento ricercatori di diverse aree del sapere”.

















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