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Dal diario di un professore ungherese il racconto del campo di prigionia di Scandiano

Presentazione nella sala del Consiglio (foto di Mauro Barbieri)

Nel pomeriggio di sabato, nella sala del Consiglio Comunale di Scandiano, si è svolta la presentazione del libro “Il mio diario di battaglia e di prigionia 1915-16-17” scritto da Balázs Juász,  professore ordinario dell’Università di Budapest,  il diario di un giovane soldato ungherese che durante la Prima Guerra Mondiale venne rinchiuso nel Campo di Prigionia di Scandiano.

L’iniziativa è stata organizzata dalla neonata associazione Scandian le un gran Scandian, da Asmer (Associazione Studi Militari Emilia Romagna), con il patrocinio del Comune di Scandiano.

Presenti molti cittadini e molte autorità civili e militari italiane e ungheresi. Per l’amministrazione, c’erano la Vicesindaca Elisa Davoli e il Comandante della Polizia Ermanno Mazzoni, presenti anche gli Assessori Alessia Roncarati per il Comune di Casalgrande e Rosalia Splendore per Viano. Erano inoltre presenti il maggiore Massimiliano Limpido per la Guardia di Finanza e il colonnello László Kaputa come Addetto Militare per l’ambasciata ungherese. Presente infine anche il consolato ungherese.

“Una bella iniziativa, che ha visto una grande partecipazione per una storia poco conosciuta e raccolta da un diario davvero suggestivo – ha dichiarato la Vicesindaca Elisa Davoli -, un lavoro importantissimo di cui dobbiamo ringraziare Marco Montipò e l’associazione Scandian le un gran Scandian, che sicuramente merita visibilità e riconoscimento”.

“La storia del campo di prigonia di Scandiano – ha spiegato lo storico Marco Montipò, organizzatore dell’evento – è unica. Nonostante fosse conosciuto a livello nazionale e internazionale, oggi, incredibilmente, la sua storia è sconosciuta agli stessi scandianesi. In questi anni come ricercatore sono riuscito a riportare alla luce diverso materiale fotografico e documentale che può aiutarci a definire esaustivamente la struttura del Campo e di come ha operato in tutta la provincia reggiana. Per quanto riguarda in diario,  il soldato ungherese ci riporta tantissime notizie e curiosità avvenute dentro e fuori dal Campo dandoci così uno spaccato dell’epoca. Leggendo quelle pagine anche noi scandianesi, aldilà dell’interesse per la storia e la prima guerra mondiale, possiamo capire qualcosa di più su come vivevano i cittadini di Scandiano di oltre 100 anni fa. Infine, da ricercatore ma soprattutto da scandianese, posso dirmi estremamente orgoglioso di questa storia perché i prigionieri rinchiusi nella Rocca dei Boiardo furono trattati molto bene e questo accadeva mentre il mondo era in guerra e i diversi popoli coinvolti si definivano nemici. Tra il 1915 e il 1918 quindi a Scandiano si stava scrivendo una pagina di umanità mentre il mondo era sprofondato in uno dei periodi più bui della nostra storia”.

L’obiettivo dei promotori e dell’amministrazione è quello dunque di dare il giusto risalto a questa storia che vede Scandiano protagonista nella grande storiografia perché grazie al Campo di Prigionia di Scandiano, in quegli anni Scandiano era conosciuta in tutte le maggiori capitali europee come Roma, Vienna, Berlino, Budapest.

“Questo diario e il suo eccezionale contenuto non è quindi un punto di arrivo ma di partenza e sono certo che in futuro di questa storia se ne parlerà eccome” ha concluso Montipò.
















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