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Modena: “Superare le diversità e combattere ogni giorno per la libertà”. Così il sindaco in Consiglio per la Festa della Repubblica

Da sinistra il presidente del Consiglio comunale Fabio Poggi, il sindaco Gian Carlo Muzzarelli e la docente Elisa Piras

Con i suoi 76 anni, quella che celebriamo oggi, e che festeggeremo il 2 giugno con le cerimonie istituzionali in piazza Roma, è una Repubblica “giovane”, ha detto il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli, nel suo intervento nella celebrazione della Festa della Repubblica in Consiglio comunale, in apertura della seduta di lunedì 30 maggio, nell’ambito del programma di appuntamenti organizzati dal Comitato comunale per la Storia e le Memorie del Novecento. E dunque, ha proseguito il sindaco, dobbiamo “prestare attenzione alle fragilità della nostra giovane Repubblica democratica, alle tante imperfezioni, alle troppe ingiustizie, alle diseguaglianze che stanno aumentando, ad alcune condizioni non più sopportabili per la coscienza collettiva, come l’evasione fiscale o le morti sul lavoro. Ma allo stesso tempo dobbiamo essere orgogliosi della vitalità della nostra Repubblica”. Al momento celebrativo, introdotto dal presidente del Consiglio Fabio Poggi, è intervenuta anche Elisa Piras, docente della Scuola universitaria superiore Sant’Anna di Pisa, sul tema “La Repubblica ieri e oggi”.

Aprendo gli interventi, il presidente Poggi ha sottolineato la centralità della democrazia, perfettibile ma irrinunciabile, e il suo valore in termini di efficacia per rendere efficienti le istituzioni: “Senz’altro la democrazia è chiamata a ripensarsi, ma la sua capacità di riuscirci dipende dalla volontà e dall’impegno di ognuno di noi, impegnandosi per aiutare il popolo, e quindi ogni cittadino, a ritrovarsi protagonista e importante per la ricerca e la gestione del bene comune”. Per raggiungere questo risultato occorrono “tanto impegno e un grande progetto di educazione civica e di formazione alla partecipazione civica”, con l’obiettivo di “trasformare la democrazia ‘fragile’ in democrazia ‘educante’, così com’è stata all’alba di ogni grande rivoluzione democratica, verso la fiducia e il futuro”.

Il sindaco Muzzarelli ha ricordato che la scelta repubblicana rappresentò una svolta per la storia dell’Italia e anche dell’Europa, “una scelta popolare, consapevole e democratica, tutt’altro che facile, tormentata ma chiara e definitiva”. La nostra contemporaneità “è figlia di quelle scelte che gli italiani fecero 76 anni fa. Le cose sarebbero potute andare diversamente. E questo, di per sé, è già sufficiente per celebrare il 2 giugno; una festa che, come il 25 aprile, deve coltivare la memoria per rendere migliore il futuro”.

Entrando nell’attualità, il sindaco ha sottolineato ancora che la repubblica democratica “è certamente il regime più vicino alla libertà, ma ha bisogno di soggetti che si vogliono liberi. È una lotta che dobbiamo sostenere ogni giorno, perché oggi, nel mondo globalizzato e digitalmente interconnesso, la democrazia e le istituzioni repubblicane europee sono messe a dura prova. Dobbiamo, quindi, coltivare la spinta riformatrice delle istituzioni repubblicane e aggiornare, in senso sempre più inclusivo, le norme della democrazia e della partecipazione alla vita politica”. L’Europa e l’Unione europea devono essere il contesto in cui si muove questa traiettoria: “Il processo di integrazione europea deve accelerare. Da questo momento di crisi e di guerra, l’Europa deve uscire con un progetto politico ancora più forte, e con l’Italia sempre più protagonista. E in questo Modena si trova a proprio agio e conferma la vocazione di chi ha lavorato per anni per portare più Europa a Modena (in termini di risorse e opportunità) con l’obiettivo di fare di Modena una città sempre più europea”.

“La Repubblica di ieri e di oggi fra i valori della Costituzione e le fragilità della democrazia” è l’argomento approfondito da Elisa Piras, che ha ricordato come il 2 giugno 1946 sia stata una data fondamentale nella storia politica italiana: si svolsero, infatti, quel giorno le prime elezioni a cui presero parte anche le donne e, col referendum, gli italiani scelsero la Repubblica. Si scelsero anche i costituenti, che avrebbero dovuto definire i principi alla base della nuova convivenza democratica. Il nostro testo costituzionale, ha evidenziato Piras, “fu il frutto non di un consenso armonico, bensì di tanti compromessi ottenuti laboriosamente dal dibattito tra visioni divergenti della politica e della società”. Ma il lavoro della Costituente può essere visto anche come “un momento generativo, che ha dato forma e sostanza all’energia sprigionatasi nella lotta della Resistenza”.

Da questo punto di vista, dunque, il nostro sistema si può considerare “un tentativo di definire i controlli di una società giusta” e un’articolazione dei “valori fondamentali di libertà e uguaglianza”, che cerca di rendere concreto il principio di equità “tutelando individui e gruppi svantaggiati”. In oltre settant’anni la società è cambiata moltissimo, ha aggiunto, e se “la Repubblica si è mostrata resiliente e ha permesso ai cittadini e alle cittadine di mantenere un livello accettabile di godimento delle libertà e dei diritti democratici, la domanda da farsi è se a una concezione di giustizia sociale realizzabile nelle istituzioni dello Stato si possa affiancare una concezione di giustizia globale”.

















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