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Immigrazione, decreto flussi, Cisl: “Strumento superato, serve visto ingresso”

«Uno strumento obsoleto che non risolve i problemi». Domenico Chiatto, responsabile delle politiche per l’immigrazione per la segreteria Cisl Emilia Centrale, definisce così il nuovo decreto flussi, pubblicato l’altro ieri sulla Gazzetta Ufficiale.

Sono autorizzati 69.700 nuovi ingressi di cittadini non comunitari, 42 mila dei quali per lavoro stagionale; le conversioni di permesso di soggiorno di chi è già in Italia sono 7 mila.

Nel provvedimento sono contenute le istruzioni operative per le domande, che vanno presentate in via telematica a partire dal 27 gennaio, da parte delle imprese che vogliono assumere lavoratori non comunitari per lavoro stagionale e non. Il termine per la presentazione di tutte le domande è il 17 marzo.

I flussi d’ingresso riguardano anche i lavoratori autonomi. Sono stabilite, inoltre, procedura e regole di ingresso.

«Mentre bambini, donne e uomini continuano a morire nel Mediterraneo o ai confini dell’Europa, il Governo italiano emana l’ennesimo decreto flussi – dichiara Chiatto – Al di là di qualche ritocco alle quote limitato a pochi settori, il provvedimento non offre alcuna risposta concreta né a chi vuole entrare regolarmente in Italia per motivi di lavoro, né alle aziende o famiglie che vorrebbero assumere una persona straniera.

Come sosteniamo da tempo, invece di riproporre strumenti vecchi di trent’anni, – continua il sindacalista Cisl – è necessario intervenire immediatamente con una riforma complessiva della normativa in materia di immigrazione che sia effettivamente adeguata alla realtà che dovrebbe gestire. Occorrono visti di ingresso per ricerca lavoro che permettano di incrociare domanda e offerta nei settori dove effettivamente trovano impiego le persone provenienti dall’estero e percorsi permanenti di regolarizzazione per chi è già in Italia e ha un datore di lavoro disponibile all’assunzione».

Per la Cisl il limite delle norme attuali è confermato anche dall’ultima sanatoria decisa dal Governo.

Dal 1° giugno al 15 agosto 2020 a Modena e provincia sono state presentate 4.246 domande di regolarizzazione, la grande maggioranza delle quali è ancora in attesa di risposta.

«Gli uffici preposti sono intasati – sottolinea Chiatto – In più, poiché 3.770 domande riguardavano casi di lavoro domestico e assistenza (colf e badanti), c’è il rischio che molte vengano rigettate perché nel frattempo il datore di lavoro (quasi sempre una persona anziana non autosufficiente) potrebbe essere deceduto.

Insomma, non è con strumenti una tantum che si gestisce un fenomeno complesso come l’immigrazione. Anzi, oltre alle stragi in mare e ai confini dell’Europa, il vero rischio è che ormai non facciano più notizia neppure il caporalato, lo sfruttamento e il lavoro nero», conclude il responsabile delle politiche per l’immigrazione per la Cisl Emilia Centrale.

















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