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Messa la prima pietra del MIRE-Maternità e Infanzia di Reggio Emilia

Una pietra leggera, perché costruita con mattoncini di Lego dai bambini di una scuola elementare, ma di enorme peso simbolico: con la consegna e la posa del primo mattone, questa mattina ha preso il via la realizzazione del MIRE-Maternità e Infanzia di Reggio Emilia.

Un ospedale interamente dedicato alla cura della donna e dell’infanzia, destinato a rafforzare ulteriormente la sanità emiliano-romagnola. Uno spazio che metta al centro il paziente, innovativo e tecnologicamente avanzato, bello e accogliente, aperto, progettato sul concetto di una nuova architettura fatta di luce e colori, essa stessa cura delle persone.

L’edificio – che si sviluppa su 4 piani fuori terra e seminterrato per una superficie di 15.500 metri quadrati –  è stato infatti concepito come una struttura dinamica, flessibile, adeguata ai più moderni standard  ambientali e di efficientamento energetico, ma al tempo stesso funzionale: consente infatti di collocare strutture e servizi oggi situati in diversi corpi di fabbrica dell’Arcispedale Santa Maria Nuova, anche distanti tra loro, in aree organizzate in modo da far percorrere al paziente un  tragitto “orizzontale”, che favorisca la piena integrazione degli specialisti e delle professioni.

Il nuovo fabbricato, per la cui realizzazione si prevedono 5 anni, avrà un ingresso indipendente e sarà collegato al CORE, quindi al resto del Santa Maria Nuova, da passerelle presenti ai piani interrato, terra e primo. Il collegamento agevolerà l’immediata accessibilità ai settori diagnostici e specialistici.

Il MIRE, che entra nella rete dei servizi sanitari territoriali e diviene riferimento per l’intera provincia, diventerà dunque punto di riferimento per i bisogni assistenziali di maggiore complessità e al tempo stesso sede per attività di formazione, ricerca e insegnamento. Nella nuova struttura sarà anche implementata una sezione dedicata alla gestione della fisiologia del parto, il cosiddetto “centro nascita”, un’area gestita in totale autonomia dalle ostetriche. Particolare attenzione è stata dedicata al confort e all’accoglienza: l’illuminazione naturale, ad esempio, sarà garantita su tutti i piani anche attraverso la realizzazione di una corte interna.

Al via di questa mattina hanno partecipato il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, e l’assessore alle Politiche per la salute, Raffaele Donini; il sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi, e il presidente della Provincia, Giorgio Zanni; Cristina Marchesi, direttore generale Ausl Irccs di Reggio Emilia, Deanna Ferretti, presidente di CuraRe Onlus, e Tiziano Binini, presidente di Binini Partners.

Il progetto è frutto del lavoro e dell’impegno condiviso di Istituzioni, team di progettazione e privati: Stato, Regione, Comune, Provincia e Azienda Usl Irccs di Reggio Emilia, insieme allo studio Binini Partners che ha curato la progettazione e a CuraRe Onlus, l’associazione nata nel 2011 su impulso di diversi professionisti della sanità locale con l’obiettivo di raccogliere fondi per la realizzazione del Mire. Complessivamente, per i 3 lotti sono stati investiti 40,7 milioni di euro, in prevalenza risorse regionali e statali, a cui si aggiunge lo stanziamento di circa 3,6 milioni dell’Azienda sanitaria e 300mila euro dalla donazione di un privato; infine 800mila euro sono stati raccolti da CuraRe Onlus attraverso iniziative pubbliche che hanno coinvolto il mondo dell’arte e della cultura, interessando anche realtà locali a valenza sociale e imprenditoriale: risorse che hanno permesso di coprire i costi delle progettazioni preliminare, definitiva ed esecutiva.

A consegnare la prima pietra realizzata in Lego con la collaborazione di Reggio Children sono stati i bambini e le bambine della scuola primaria Collodi di Reggio Emilia, e durante la cerimonia è stata anche scoperta l’opera donata dall’artista Alfonso Borghi: un esemplare unico, di circa 40 cm di diametro, dal titolo ‘Il Melograno’, simbolo fin dall’antichità di immortalità, fertilità, rinascita e abbondanza, e al tempo stesso simbolo di Matilde di Canossa.

I reparti e le funzioni dell’ospedale

Il MIRE fornirà comfort, privacy, sicurezza, assenza di barriere, umanizzazione dell’assistenza, superando le attuali collocazioni nella parte storica, datate e condizionate dai vincoli strutturali. Sarà sede di un centro per la nascita fisiologica, ambiente che coniuga la massima umanizzazione del parto, seguendo il travaglio naturale secondo i desideri della donna, con la massima sicurezza, in un ambiente in cui è immediatamente disponibile l’assistenza medica intensiva per mamma e bambino in caso di necessità. La nuova struttura ospiterà neonati, bambini e adolescenti in spazi accoglienti, famigliari e al contempo funzionali, in grado di trasformare la Pediatria in un ambiente stimolante e interattivo, all’interno del quale i bambini e i genitori possano affrontare con serenità il periodo della degenza.

Nell’area sulla quale sorgerà il nuovo edificio sono stati ritrovati 3 acquedotti di diversa natura risalenti all’epoca romana e di grande interesse archeologico. Al piano seminterrato e all’interno dell’area verde, a completamento del fabbricato, saranno realizzati spazi espositivi per valorizzare i preziosi ritrovamenti.

I 5 piani dell’edificio (quattro fuori terra e un seminterrato) ospiteranno:

Piano seminterrato: area espositiva, locali tecnici, magazzini, spogliatoi e spazi di supporto

Piano terra: area accoglienza, ingresso emergenze (con pronto soccorso ostetrico-ginecologico), zona travaglio/parto, sale operatorie (ostetricia e ginecologia), terapia intensiva neonatale con tre livelli di intensità

Piano primo: area pediatrica, con degenze, ambulatori specialistici e corte interna protetta che garantisce a tutti i locali illuminazione e ventilazione naturale

Piano secondo: area ostetrica, con il centro nascita fisiologica, le degenze ordinarie, gli ambulatori per la gravidanza a rischio ed a termine

Piano terzo: area ginecologica con degenze ed ambulatori, oltre a studi medici in ampi open space. In copertura verranno collocati gli impianti tecnologici.

















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