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Pari opportunità. Misurare l’impatto di genere del Piano nazionale di ripresa e resilienza

Elly-Schlein (Copyright immagine: Regione Emilia Romagna A.I.C.G. – Autore: Pietro Ballardini)

Introdurre nuovi strumenti di valutazione delle politiche volte a ridurre le diseguaglianze di genere, grazie a dati disaggregati certi, condivisi e liberi da stereotipi.

L’Italia è da questo punto di vista in ritardo. Dei 72 indicatori proposti dall’Onu per monitorare le politiche di genere a livello mondiale e dei singoli Paesi, più del 52% non ha riscontro in dati disponibili a livello nazionale e solo il 21%  può fare riferimento a dati di alto livello (contro una media europea del 24,8%).

Per questo – di fronte a una pandemia che ha accentuato le disparità sia sul piano lavorativo che sociale e nell’imminenza dell’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza – la Regione Emilia-Romagna apre una riflessione con istituzioni ed esperti in una giornata di confronto e proposte. Obiettivo: arrivare a definire data set comparabili e linee guida per i Comuni e le Regioni, con l’intento di elaborare proposte da presentare al Parlamento e al Governo per monitorare l’effettivo impatto del Piano nazionale di ripresa e resilienza sul piano del gender gap.

L’occasione, il convegno “Dati per contare, statistiche e indicatori di genere per un Pnrr equo” in programma oggi a Bologna per iniziativa dell’ assessorato regionale Pari opportunità e di Period Think Tank.

Ad aprire i lavori la vicepresidente della Regione Emilia-Romagna Elly Schlein.

“La pandemia ha acuito tutte le diseguaglianze, anche quelle di genere. Dobbiamo assicurarci che le pubbliche amministrazioni si dotino di strumenti solidi e trasversali per la valutazione dell’impatto di genere, a partire dalla raccolta di dati disaggregati, perché senza questo sforzo si rischia di non vedere l’impatto diverso che politiche e investimenti hanno sui generi, si rischia di non vedere dove si annidano le diseguaglianze e le discriminazioni – ha sottolineato Elly Schlein -. Non possiamo perdere l’occasione del PNRR per ricostruire su basi diverse, riducendo i divari: per questo bisogna adottare una dimensione trasversale di genere nell’attuazione del piano e calcolare gli impatti degli investimenti e le progettualità che saranno finanziate, perché non vadano solo in settori dove le donne sono sottorappresentate, col rischio di acuire i divari anziché ridurli.”

“Questa Regione è stata pioniera nel bilancio di genere, a partire dalle linee guida che abbiamo predisposto per sostenere gli Enti locali in quello che non è un semplice processo di raccolta dati, ma uno strumento necessario per assumere decisioni politiche orientate al rispetto di genere – ha spiegato l’assessora alle Pari opportunità Barbara Lori -. Abbiamo anche introdotto la valutazione ex-ante dell’impatto di genere sui progetti di legge regionali, per attivare uno strumento che permetta di comprendere in anticipo gli effetti che producono  i nostri provvedimenti e migliorarne la qualità e l’efficacia sul piano dell’effettiva eguaglianza tra donne e uomini. In questo contesto è più che mai importante agire in rete tra Regioni, Enti locali, istituzioni, Istat e tutte le realtà impegnate a vario titolo per fare in modo che dai numeri si arrivi alle azioni concrete, a una realtà di cambiamento che ormai riteniamo essenziale”.

“Le conseguenze della pandemia e la gestione dei fondi del PNRR richiedono alle istituzioni un cambio di passo decisivo nella lotta alle disuguaglianze di genere, che sono sempre più profonde – ha aggiunto Giulia Sudano,  presidente Period Think Tank- . Comuni e Regioni, in quanto enti di prossimità, possono aprire la strada ad una nuova modalità di governance che tenga conto del diverso impatto di genere che gli investimenti e le politiche possono avere. Per monitorare questo impatto in modo efficace è necessario un impegno politico ed economico delle istituzioni per garantire la raccolta a vari livelli di dati di genere aperti e liberi da stereotipi, l’individuazione di indicatori efficaci, il confronto costante con la società civile. Questi impegni sono urgenti e necessari già a partire dai bilanci per il 2022.”

Lavoro, welfare, stereotipi di genere. Open data  e monitoraggio civico. Il ruolo di Regioni e Comuni

Open data e monitoraggio civico in vista del Pnrr; dati e indicatori per valutare l’impatto di genere; azioni e impegni delle Regioni e dei Comuni.  Queste le sessioni in cui si sono articolati i lavori della mattina, mentre il pomeriggio è dedicato a quattro tavoli tematici su occupazione ed equilibri vita-lavoro; salute e welfare; stereotipi di genere; gender procurement.

“Come Regione abbiamo messo i dati al centro della nostra Agenda Digitale, in un percorso che vede le donne protagoniste: vogliamo combattere disparità e stereotipi che allontanano le donne dalle discipline tecnologiche, e sosteniamo la digitalizzazione come strumento fondamentale per superare le diseguaglianze di genere; la sfida 8 dell’Agenda Digitale dell’Emilia-Romagna è proprio: Donne e digitale – ha sottolineato Paola Salomoni, assessore all’Agenda digitale-. Per trovare le soluzioni ai problemi estremamente concreti che condizionano la vita di tutti i giorni delle emiliano-romagnole, serve un approccio rigoroso, direi proprio scientifico, che non può quindi non passare da un modo differente di rapportarsi ai numeri: il Piano nazionale di ripresa e resilienza è una occasione unica per rivedere i processi alle basi delle decisioni della politica con una diversa sensibilità alle tematiche di genere già a partire dalla raccolta dei dati”.

Tra gli interventi della mattina quelli del sindaco di Bologna Matteo Lepore e per le Regioni Puglia e Lazio, di Titti De Simone e Valentina Cardinali, rispettivamente consigliera per l’attuazione del programma di governo  e consigliera regionale di parità.

Concluderanno i lavori  – intorno alle 17.45 –  Maria Cecilia Guerra, sottosegretaria ministero Economia e finanze; Davide Ciferri, consigliere economico ministero delle Infrastrutture e mobilità; Maria Terranova, delegata Pari opportunità Anci nazionale.

Numerosi gli esperti e ricercatori che si sono confrontati. Tra gli altri: Luigi Reggi (Presidente Monithon); Vittorio Alvino (presidente Fondazione Openpolis); Katia Scannavini (vice segretaria Actionaid); Alice Pennisi (Unità di missione Pnrr, Ragioneria generale dello Stato); Maria Giuseppina Muratore (Istat); Marcella Corsi (Università La Sapienza); Giovanna Badalassi (Ladynomics.it).

















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