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L’infermiere di Comunità arriva in montagna. Al via il progetto nel Distretto di Pavullo

E’ partito recentemente a Lama Mocogno e Polinago il progetto ‘Infermieristica di Comunità’ dell’Azienda USL di Modena. Il programma prevede l’apertura di ambulatori a gestione infermieristica con personale di supporto ed in stretta connessione con i Medici di Medicina Generale. L’obiettivo è garantire una presenza e una presa in carico continuativa e proattiva nella comunità di riferimento, facilitando il percorso di vicinanza al cittadino in un’ottica di continuità dell’assistenza.

Il progetto si rivolge, in particolare, a cittadini che vivono in aree più lontane rispetto all’Ospedale di Pavullo. Gli infermieri lavoreranno in stretta connessione con i Medici di Medicina Generale di riferimento. Inoltre, rappresentano la figura professionale di riferimento, che assicura l’assistenza infermieristica ai diversi livelli di complessità in collaborazione con tutti i professionisti attivi nella comunità. In aggiunta a ciò, l’operatore sanitario sarà coinvolto in attività di promozione, prevenzione e gestione partecipativa dei processi di salute individuali, familiari e di comunità all’interno del sistema dell’assistenza sanitaria territoriale. Attualmente il servizio attivato sui due Comuni sta aiutando a coprire la carenza di Medici di Medicina Generale, nell’attesa che l’Ausl individui nuovi professionisti disponibili ad operare sul territorio.

L’accesso

L’attività a Lama Mocogno si svolge tutti i martedì, dalle ore 14 alle ore 19, presso l’ambulatorio del Medico di Continuità Assistenziale in via XXIV Maggio 11. A Polinago, invece, il servizio è aperto tutti i venerdì, dalle ore 10 alle ore 12, presso la sede AVAP in via Orazio Vecchi 1. In entrambe le sedi un infermiere e un Oss riceveranno gli utenti affetti da patologie croniche, come concordato con i Medici di Medicina Generale nel Piano Personalizzato (PAI). Sono gli infermieri a chiamare attivamente la persona ed avviare gli interventi di medicina di iniziativa previsti dal PAI (ad es. educazione terapeutica sui corretti stili di vita, sulla programmazione del follow-up, consapevolezza e sulle competenze nell’uso dei farmaci, sull’assistenza domiciliare), in collaborazione con i medici specialisti (ad esempio, diabetologo, psichiatra, cardiologo, pneumologo), con gli assistenti sociali e con le associazioni di volontariato.

Nei prossimi mesi l’Infermieristica di Comunità verrà attivata anche su altri Comuni della montagna.

“Con questo progetto affrontiamo un cambiamento culturale, un processo graduale, ma i cui risultati, come le evidenze ci dimostrano, saranno di elevato valore – afferma Daniela Altariva, Dirigente delle Professioni Sanitarie dell’Ospedale e Distretto di Pavullo -. Il cittadino potrà in futuro beneficiare degli effetti di quello che a livello internazionale è considerato un modello all’avanguardia”.

“L’infermiere di Comunità” – dichiara  Michela Camatti, Responsabile Case della Salute del Distretto di Pavullo – diviene il riferimento per una popolazione geograficamente definita e conosciuta e sarà, in sinergia con il medico curante, la figura sanitaria qualificata che si occuperà dell’intero gruppo familiare, spaziando dagli stili di vita, alle cure di fine vita, avvalendosi quando necessario di colleghi esperti in ambiti specifici; ma anche il facilitatore delle risposte sanitarie, per il singolo, la famiglia e la collettività a cui si riferisce”.

“La nostra percezione in questo primo periodo di attivazione del servizio, è che i pazienti sono molto felici di potere avere una figura sanitaria fissa di riferimento – aggiunge una delle infermiere coinvolte nel progetto, Stefania Fognani -. Si sentono sicuri, meno soli per i percorsi sanitari, entusiasti di avere un’educazione terapeutica”.

 

















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