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Soldi per tacere irregolarità, due arresti nella Bassa reggiana

Sostenendo il possesso di documenti e fotografie riconducibili ad irregolarità amministrative di un’azienda di Brescello hanno richiesto 30.000 euro per “comprare” il loro silenzio altrimenti avrebbero denunciato tali irregolarità. Responsabile di tale condotta estorsiva un ex dipendente della stessa azienda taglieggiata che nella tarda serata di ieri, unitamente alla figlia, si è presentato preso l’azienda per riscuotere i soldi ignaro che il titolare si era rivolto ai carabinieri di Brescello che unitamente ai colleghi del nucleo operativo di Guastalla erano appostati nei pressi bloccando i due all’atto della dazione del danaro.

Per questi motivi con l’accusa di concorso in tentata estorsione i carabinieri della stazione di Brescello e del Nucleo Operativo di Guastalla nella tarda serata di ieri hanno arrestato un 53enne casertano residente a Guastalla e la figlia 24enne abitante a Cadelbosco Sopra, ristretti al termine delle formalità di rito a disposizione della Procura reggiana.

Nel corso dell’operazione i carabinieri hanno anche sequestrato una chiavetta usb, consegnata dall’ex dipendente all’imprenditore all’atto dello scambio con i soldi, che da un primo esame speditivo risultava contenere foto di fatture ora al vaglio dei carabinieri. asseritamente false.

L’epilogo ieri sera quando a seguito della denuncia per estorsione presentata lo scorso 13 ottobre  dall’imprenditore, un 32enne abitante a Brescello, i Carabinieri della Stazione di Brescello e dell’Aliquota Operativa di Guastalla si recavano presso i capannoni dell’azienda dove era stato concordato un appuntamento per lo scambio (denaro con il materiale “compromettente”).

Intorno alle 20.00  i militari notavano giungere l’ex dipendente a bordo della sua auto condotta dalla figlia. All’interno del capannone entrava solo l’ex dipendente che consegnava all’imprenditore una chiavetta USB ricevendo una busta con all’interno la somma di 30.000 euro. Al termine dello scambio l’ex dipendente risaliva nella macchina dove si trovava la figlia. I due venivano quindi immediatamente raggiunti e bloccati dai carabinieri appostati nei pressi che recuperavano la busta con il danaro che l’uomo aveva tra le gambe dell’uomo. Accertati i fatti e ravvisando a carico dei due lo stato di flagranza in ordine l reato di tentata estorsione in concorso padre e figlia venivano condotti in caserma e dichiarati in arresto. Al momento dell’arresto la donna inveiva contro l’imprenditore con ingiurie e minacce.

















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