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I dati del lavoro femminile a Modena e Reggio Emilia

Rita Cavalieri (in foto prima a sinistra), imprenditrice del commercio, è stata eletta presidente di Donne Impresa Lapam, il gruppo che raccoglie le oltre 2.500 imprese a guida femminile aderenti all’associazione. L’elezione si è svolta a margine di un convegno che ha messo al centro i dati del lavoro femminile nella nostra provincia e i contributi della vice presidente nazionale e della presidente regionale Donna Impresa Confartigianato, rispettivamente Emanuela Bacchilega e Cinzia Ligabue, e della sindaca di Formigine, Maria Costi.

La Costi ha introdotto il tema del Pnrr, che prevede risorse ingenti proprio per la parità di genere e per l’occupazione femminile, due dei numerosi temi che è necessario affrontare nella ripartenza dalla crisi pandemica, attuando quel cambiamento che, chiesto ormai sempre più insistentemente dalla società, non è più procrastinabile. “L’Italia deve ridurre questo gap – ha sottolineato Costi – che è evidente anche sul nostro territorio, si tratta anche della capacità di attrarre investimenti. Servono politiche reali e concrete per la famiglia, solo così si potranno aiutare le donne che spesso si occupano anche della cura dei figli piccoli e dei genitori anziani”.

Il 2020 è stato un anno drammatico per quanto riguarda l’occupazione femminile: i dati dell’ufficio studi Lapam Confartigianato evidenziano come nella provincia di Modena le donne occupate sono state 139mila con un calo del 2,7% rispetto al 2019, dato ancora più allarmante soprattutto se confrontato con quello maschile che registra un calo dello 0,3%. Nella nostra provincia, il tasso di occupazione femminile per il 2020 si è attestato al 61,6% con un calo dell’1,9% rispetto all’anno precedente, a cui si accompagnano una lieve diminuzione del tasso di disoccupazione (-0,8%) e un più marcato aumento del tasso di inattività (+2,6%). Se si analizzano i dati per fasce di età, si nota che la porzione centrale della popolazione, compresa tra i 35 e i 54 anni, registra il tasso di occupazione più alto, compreso tra il 74,8% e il 76,1%, con il gap occupazionale rispetto agli uomini che si attesta tra l’11% e il 14,1%.

In quella di Reggio Emilia le donne occupate sono state 106mila con un calo del 2,9% rispetto al 2019, dato in controtendenza con quello maschile che registra una calo del 3,8%. Il tasso di occupazione femminile per il 2020 si è attestato al 61,6% con un calo dell’1,3% rispetto all’anno precedente, a cui si accompagnano un lieve aumento del tasso di disoccupazione (+0,4%) e uno più marcato del tasso di inattività (+1,1%). Anche in provincia di Reggio Emilia la porzione centrale della popolazione, compresa tra i 35 e i 54 anni, registra il tasso di occupazione più alto, compreso tra il 77,6% e il 77,8%, con il gap occupazionale rispetto agli uomini che si attesta attorno al 16%.

I dati Lapam dimostrano, inoltre, una stretta correlazione tra il tasso di occupazione femminile e la percentuale dei bambini di età compresa tra 0 e 2 anni che usufruiscono dei vari servizi dell’infanzia, rendendo quanto mai evidente che essi sono sempre più necessari se si vuole incentivare il lavoro femminile. Per quanto riguarda la questione del gap salariale di genere, nella provincia di Modena la differenza sulla retribuzione si attesta a 9,506€, con una forbice del 32,4% in favore degli uomini; in quella di Reggio Emilia la differenza sulla retribuzione si attesta a 9,957€, con una forbice del 34% in favore degli uomini.

Bacchilega ha insistito su questo tema: “La resilienza delle donne è stata fondamentale in questo periodo, ma occorre che si faccia di più: non è possibile che una donna che ha un progetto imprenditoriale sia meno considerata di un uomo. Ma alle giovani dico di investire sui propri sogni, diventare imprenditrici è possibile ed è molto gratificante”. Nel modenese nel 2020 sono state registrate 15.307 imprese gestite da donne, di cui 3.549 (23,2%) sono imprese artigiane. A questo dati si affianca poi quello della presenza giovanile e straniera, che vede un 10,5% di donne under 35 e un 20,4% di imprenditrici straniere impegnate nel settore dell’artigianato.

Infine Cinzia Ligabue, che ha portato la propria testimonianza: “La pandemia ci ha messe alla prova, ma tante donne hanno saputo ripartire mettendo in campo risorse inaspettate. Ora è il momento di rilanciare e di trovare strade nuove, passando dalla formazione continua e dalla capacità di seguire i propri sogni”.

















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