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Lavori di pubblica utilità, a Modena in tre anni attivati 65 percorsi

Qualcuno viene impiegato per contribuire alla manutenzione delle strade, mentre qualcun altro si occupa della tinteggiatura degli edifici pubblici. Ad altri ancora viene affidato il compito di archiviare documenti in ufficio. Sono stati 65 nell’ultimo triennio, di cui 17 nel 2020, i casi di persone condannate per comportamenti scorretti al volante, a partire dalle violazioni al Codice della strada per guida sotto l’influenza dell’alcol e in stato di alterazione per uso di sostanze stupefacenti, oltre che per piccoli reati penali, che hanno potuto scontare la pena impegnandosi in lavori di pubblica utilità presso l’Amministrazione comunale di Modena.

La possibilità è confermata da una duplice convenzione dell’Ente col Tribunale di Modena, stipulata nel 2011 e ora rinnovata fino al 31 dicembre 2023, come stabilito nelle scorse settimane da due delibere della giunta che ne prorogano la validità anche sulla base della volontà, dimostrata dalle persone coinvolte nel progetto, “di inserirsi positivamente nei settori, partecipando attivamente al lavoro, seguendo le indicazioni fornite e presentandosi puntualmente alla sede di lavoro”, secondo quanto riportano le relazioni elaborate da coordinatori e tutor.

I provvedimenti indicano che l’opportunità di commutare la pena in lavoro a favore della collettività è prevista sia per le violazioni agli articoli 186 e 187 del Codice della strada sia per gli episodi di messa alla prova con sospensione del processo, come disciplinato dall’articolo 168 bis del Codice penale. In particolare, a questo secondo iter fa riferimento un’ampia casistica di reati puniti con la sola pena pecuniaria o con la pena detentiva, congiunta o alternativa a quella pecuniaria, inferiori a quattro anni – dai delitti contro il patrimonio a quelli contro la pubblica amministrazione, come la violazione di sigilli o l’oltraggio a pubblico ufficiale – sui quali comunque si deve esprimere il giudice su richiesta del difensore della persona condannata e dopo un primo riscontro con gli uffici dell’Amministrazione.

I percorsi sviluppati, che possono avere durata anche pluriennale, a seconda della gravità del fatto commesso, in diversi casi sono ancora aperti: delle 32 persone avviate all’attività nel 2018, infatti, sette stanno ancora prestando servizio; così come quattro su 16 del 2019 e 15 su 17 dell’anno scorso. Per quanto riguarda le fattispecie di reato per le quali questi cittadini sono stati condannati, spicca la guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di droghe; a seguire ci sono alcuni episodi di lesioni colpose in incidente stradale, di furti di lieve entità e di resistenza a pubblico ufficiale. Dal punto di vista demografico, si è registrato un sostanziale equilibrio tra donne e uomini e tra italiani e stranieri, con un range d’età che va da 18 ai 60 anni. A livello professionale si tratta perlopiù di tecnici e operai, anche disoccupati, ma nell’elenco non mancano universitari e pensionati. A presentare le 65 istanze nell’arco del triennio sono stati 53 avvocati, alcuni dei quali hanno interpellato il Comune per più di un assistito.

Infine, il principale settore comunale interessato dall’attività lavorativa è quello dei Lavori Pubblici e manutenzione della città, soprattutto per ciò che riguarda le manutenzioni di strade, infissi ed elementi interni di edifici (per esempio fabbri e muratori); a questi compiti vengono indirizzate in particolare le persone che hanno esperienza nel campo professionale di riferimento. L’altro settore coinvolto, sebbene in misura minore, è quello della Polizia locale: al Comando di via Galilei, infatti, sono impiegate risorse, con esperienza amministrativa, per mansioni di inventariato e archiviazione di documenti.

UN SUPPORTO ANCHE PER IL COMUNE

Risale al 2011 la stipula della prima convenzione del Comune di Modena col Tribunale cittadino finalizzata a permettere lo svolgimento di lavoro di pubblica utilità presso l’Amministrazione. La legge prevede infatti che questa attività a favore della collettività, che dal punto di vista giuridico consiste in una sanzione penale inquadrata come condanna sostitutiva della pena, possa essere effettuata presso lo Stato, le regioni, le province, i comuni o enti e organizzazioni di assistenza sociale o volontariato. In tutti i casi, si tratta di istituzioni che hanno sottoscritto apposite convenzioni col Ministero della giustizia o con i presidenti dei Tribunali delegati, come accaduto appunto a Modena.

Il protocollo firmato dieci anni fa concedeva questa possibilità alle persone condannate per i reati previsti dagli articoli 186 e 187 del Codice della strada (guida sotto l’influenza dell’alcol e in stato di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti); mentre la seconda intesa, siglata nel 2015, ha introdotto anche l’ipotesi dello svolgimento del lavoro di pubblica utilità come obbligo dell’imputato in stato di sospensione del processo e messa alla prova. Nelle scorse settimane entrambi i provvedimenti sono stati rinnovati per tre anni.

Oltre a rappresentare un’opportunità per le persone condannate, la duplice convenzione permette al Comune di poter contare su risorse professionali aggiuntive che vanno ad affiancare gli operatori dell’Ente; il “monte ore” disposto dal Tribunale per i cittadini che usufruiscono del beneficio giuridico, che in genere spazia da 40 a quasi 200 ore, consente infatti l’affidamento di compiti operativi, anche articolati, che si sviluppano nel tempo.

L’iter giudiziario nasce sempre dalle istanze degli avvocati difensori dei condannati; dopo un primo contatto con la Polizia locale, che si riserva una valutazione in merito, la richiesta viene formalizzata all’Autorità giudiziaria, che si esprime accogliendo o meno il progetto. Solo a questo punto può partire il percorso operativo tra il responsabile dell’ufficio del Comune nel quale la persona lavorerà e l’interessato, con l’obiettivo di definire orari e modalità, individuando inoltre un tutor di riferimento.
















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