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Scoperti dalla Guardia di Finanza di Reggio Emilia cinque casi di indebita percezione del reddito di cittadinanza

L’intensificazione dell’attività di controllo svolta dai Reparti territoriali del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Emilia, per contrastare i fenomeni di indebito accesso alle risorse pubbliche, ha consentito di intercettare ulteriori casi di illegittima percezione del cosiddetto Reddito di Cittadinanza.

In particolare, i Finanzieri del Gruppo di Reggio Emilia, in costante coordinamento con l’INPS, hanno scoperto nei comuni di Vetto, Castellarano e Reggio Emilia quattro cittadini italiani e uno straniero che, rendendo dichiarazioni false/omissive e attestando circostanze non veritiere, sono riusciti ad ottenere in maniera illecita l’erogazione della predetta misura di sostegno al reddito, per un valore complessivo di quasi 70 mila euro.
Una prima posizione irregolare ha riguardato un soggetto che, nella propria istanza di accesso al reddito di cittadinanza, ha omesso di indicare il possesso di redditi d’impresa per oltre 13 mila euro, i quali avevano già costituito oggetto di accertamento tributario da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Analoghe omesse comunicazioni sono state riscontrate in capo a due soggetti, che hanno occultato flussi reddituali per quasi 26 mila euro, in un caso, e oltre 15 mila euro, nell’altro.
Un quarto soggetto ha dichiarato di non possedere alcun immobile, contrariamente agli esiti delle attività investigative che hanno permesso di accertare la titolarità di un locale commerciale e di due depositi merce, per un valore stimato di oltre 130 mila euro.
Un ulteriore soggetto ha attestato falsamente, a marzo 2019, il possesso dei requisiti soggettivi previsti dal legislatore, affermando di essere residente in Italia da almeno 10 anni, di cui gli ultimi due in via continuativa.

In realtà, consultando i dati dell’Anagrafe del comune di residenza, è emerso come tale straniero fosse immigrato in Italia soltanto ad agosto del 2018, ossia nel semestre antecedente alla presentazione della richiesta di accesso alla misura di sostegno in parola.
I soggetti sono stati tutti deferiti all’Autorità Giudiziaria per la valutazione delle conseguenti responsabilità penali nonché all’INPS per l’immediata revoca del beneficio e il recupero delle somme indebitamente percepite.

















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