L’Università di Bologna arriva alla chiusura di Horizon 2020 – il programma quadro della Commissione Europea per il sostegno alla ricerca e all’innovazione, avviato nel 2014 – con 327 progetti di ricerca finanziati, per oltre 144,5 milioni di euro in contributi ottenuti. Numeri che potrebbero crescere ancora nei prossimi mesi, con gli esiti degli ultimi bandi ancora aperti, e che confermano l’Alma Mater tra i primi atenei in Europa per capacità di attrazione dei finanziamenti competitivi. Un risultato che premia l’alta qualità della ricerca e dei ricercatori Unibo, diffusa su tutti i temi centrali per le sfide del futuro: dalla salute al cambiamento climatico, dall’inclusione sociale all’agro-alimentare.
“Attraverso il programma Horizon 2020 abbiamo conseguito risultati davvero eccezionali, e ci siamo riusciti grazie allo sforzo collettivo di tutta la nostra comunità: grazie all’impegno e alle capacità dei nostri ricercatori, e grazie alla grande professionalità a alla preparazione del personale tecnico-amministrativo”, dice il professor Antonino Rotolo, prorettore alla ricerca dell’Università di Bologna. “Attraverso la ricerca europea abbiamo potuto valorizzare competenze, persone e relazioni, conquistando un ruolo di primo piano a livello internazionale che ci permetterà di continuare ad affrontare in modo concreto ed efficace le sfide globali del futuro”.
Rispetto al precedente programma europeo di finanziamento della ricerca – il Settimo Programma Quadro, attivo dal 2007 al 2013 –, l’Università di Bologna ha fatto segnare numeri in netta crescita: le proposte di progetto presentate sono aumentate del 32%, il numero dei progetti che sono stati selezionati e quindi finanziati è cresciuto del 38%, e il totale dei contributi ottenuti è aumentato del 65%.
Nel corso dei suoi sette anni di attività, Horizon 2020 ha messo a disposizione quasi 80 miliardi di euro di finanziamenti, a cui si sono aggiunti investimenti nazionali pubblici e privati, per ottenere risultati scientifici innovativi da trasferire dal laboratorio ad applicazioni disponibili sul mercato. Con l’obiettivo di trovare soluzioni alle sfide del nostro tempo, per il miglioramento della vita dei cittadini, per la protezione dell’ambiente, per una industria europea più sostenibile e competitiva.
L’Alma Mater ha dato il suo contributo a questa sfida portando avanti 327 progetti di ricerca, di cui 90 gestiti con il ruolo di coordinatore. Un’impresa che ha visto coinvolti in totale più di 2.700 partner, di cui più di 1.250 appartenenti al settore privato.
Risultati molto rilevanti sono arrivati nel pilastro centrale di Horizon 2020, chiamato “Societal Challenges”, che ha offerto investimenti per progetti di ricerca scientifica e innovazione su sette temi prioritari per la società europea: salute, alimentazione, energia, trasporti, clima, inclusione sociale, sicurezza. Qui l’Università di Bologna ha ottenuto il finanziamento di 151 progetti di ricerca, per un contributo totale di quasi 60 milioni di euro.
In particolare, l’Alma Mater è risultato il primo ateneo in Italia per finanziamenti ottenuti (e tra i primi quattro in Europa) sia nel campo della ricerca su alimentazione, cibo e agricoltura, che in quello dell’inclusione sociale. Ed è al primo posto in Italia tra le università anche rispetto ad altri due temi fondamentali per il futuro: quello della salute e del benessere e quello legato alla lotta ai cambiamenti climatici.
Spiccano inoltre i risulti ottenuti nel pilastro “Excellent Science”, che ha offerto investimenti per attrarre e sostenere la carriera dei ricercatori e lo sviluppo della conoscenza. È in questo ambito che si trovano i bandi finanziati dallo European Research Council (ERC), l’organismo dell’Unione europea che premia ricercatrici e ricercatori di grande talento impegnati su ricerche di frontiera.
Nei sette anni del programma, l’Alma Mater ha visto finanziati 32 progetti ERC, di cui 27 nel ruolo di coordinatore, per un contributo totale di 36,6 milioni di euro. Di questi, 11 progetti ERC sono stati presentati e vinti direttamente da ricercatrici e ricercatori dell’Università di Bologna, e 21 sono invece relativi a studiosi che, da altre sedi, hanno scelto l’Alma Mater per svolgere la propria ricerca.
L’attrattività dell’Università di Bologna si misura poi anche nel programma MSCA (Marie Skłodowska-Curie Actions), sempre nel pilastro “Excellent Science”, che finanzia esperienze di mobilità europea per giovani ricercatori: sono infatti 17 gli studiosi che hanno trovato nell’Ateneo bolognese il luogo migliore per svolgere la propria ricerca. A questi si aggiungono oltre 26 progetti di dottorato internazionali, vinti dall’Alma Mater, che mirano ad assicurare una formazione eccellente e innovativa alla ricerca.
Ma la chiusura di Horizon 2020 non segna certo la fine di questo impegno. È in partenza infatti Horizon Europe, il nuovo programma quadro di finanziamento alla ricerca, che dal 2021 al 2027 continuerà a sostenere e promuovere l’eccellenza scientifica in Europa. È il più ambizioso programma di finanziamento europeo di sempre: si concentrerà su obiettivi di ricerca audaci, circoscritti nel tempo e realizzabili, e sulla risoluzione di problematiche rilevanti per la vita quotidiana della cittadinanza europea. Una nuova sfida a cui le ricercatrici e i ricercatori dell’Università di Bologna sono pronti a rispondere.