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Salute e prevenzione: in Emilia Romagna campagne di sensibilizzazione contro il cancro colorettale

“La prevenzione illumina” – anche in tempo di Covid. Questo lo spot con cui l’Emilia Romagna sensibilizza la popolazione generale ad aderire alle campagne di prevenzione oncologica, in particolare a quella contro il cancro colorettale, il terzo tumore più frequente negli uomini, il secondo nelle donne e la seconda causa di morte per neoplasia in entrambi i sessi. Tuttavia, se le lesioni pretumorali o adenomi sono individuate in fase precoce, è possibile intervenire tramite asportazione durante la colonscopia, mediante una procedura sicura e indolore chiamata polipectomia endoscopica. E’ quindi evidente quanto la prevenzione possa essere fondamentale al fine di individuare una malattia pretumorale nelle sue prime fasi di sviluppo, in modo da intervenire con cure efficaci.

Nell’ambito della campagna per la prevenzione del cancro colorettale promossa in tutta Italia dalla Federazione italiana società malattie apparato digerente (Fismad), anche in Emilia Romagna viene lanciato un appello a supporto dell’attività di screening, che ogni anno permette d’ individuare circa 2300 persone con lesioni pretumorali. Attiva dal 2005, questa azione di prevenzione ha diminuito l’insorgenza dei tumori del colon retto del 30%, registrando nella regione, anche una riduzione del tasso di mortalità del 30%.
Tuttavia, nonostante gli ottimi risultati conseguiti, ancora molti abitanti non partecipano
regolarmente allo screening e non si registra un aumento del trend di adesione, con tassi di partecipazione sostanzialmente stabili negli anni. In particolare, al termine del 2019, su una popolazione di 1.272.130 abitanti è stato invitato allo screening del sangue occulto fecale il 95% e solo il 53% ha aderito. Inoltre, si calcola che 1 persona su 4 nella fascia di età tra 50 e 69 anni non abbia mai eseguito alcun esame di prevenzione dei tumori del colon retto. Con l’emergenza COVID, la situazione non è di certo migliorata: con gli ospedali pieni e la precedenza che viene data ai malati in terapia intensiva, la prevenzione e l’affluenza agli screening rischiano di subire un’ulteriore battuta d’arresto. Per questo motivo in Area Vasta Romagna (che raggruppa le province di Ravenna, Forli-Cesena e Rimini) è stato recentemente attivato un servizio di chiamata telefonica automatica rivolta alla popolazione cui è stata inviata una lettera d’invito ad eseguire il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci, in cui viene ribadita l’importanza di eseguire il test e, qualora il cittadino non avesse ricevuto l’invito per posta, lo invita a contattare il proprio Centro
Screening.

La campagna di rinforzo “La prevenzione illumina”, indetta e promossa dalla Regione Emilia
Romagna, contiene messaggi che recitano che il test “E’ semplice, gratuito e funziona” e “Può salvarti la vita”. La campagna si è avvalsa di diversi strumenti: opuscoli, locandine, spot radio una landing page che consente al cittadino di contattare direttamente il Centro Screening di Riferimento, alcune miniclip postate su Facebook e YouTube e una campagna GDN (Google Display Network).

a come funziona il test? Innanzitutto, alle persone con un’età compresa fra i 50 e i 69 anni viene inviata una lettera, alla residenza o domicilio, dalla propria Azienda USL, in cui si invita il cittadino ad eseguire il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci. Il materiale necessario per il test può essere ritirato ove indicato nella lettera d’invito, ad esempio in farmacie o altri sedi identificate dalla propria AUSL, oppure il kit arriva per posta insieme alla lettera stessa. Il test è semplice, non necessita di diete preliminari e si esegue a casa propria seguendo le istruzioni sia per l’esecuzione che per la conservazione. Una volta effettuato, il test va riconsegnato nelle sedi indicate nella lettera d’invito. Se il test risulta negativo, ovvero se non viene individuata la presenza di sangue occulto nelle feci, la persona riceve la risposta a casa propria per posta, indicativamente entro tre settimane circa. Se il test risulta positivo, quindi se il sangue occulto è presente nelle feci, la persona
è contattata dal Centro Screening dell’Azienda USL per eseguire una colonscopia volta ad
identificare la natura del sanguinamento. Si conferma pertanto l’importanza di sottoporsi a
colonscopia in caso di positività del test del sangue occulto: il 40% risulta infatti portatore di almeno un adenoma e nel 23% viene riscontrato un adenoma avanzato o un adenocarcinoma. In altri termini: ogni 1000 persone che eseguono lo screening, 45 risultano avere il test delle feci positivo, a 7 viene riscontrata una lesione pretumorale e a 1 viene diagnosticato un tumore del colonretto in fase iniziale.

















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