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Partendo dalle radici si costruisce il futuro del Brand: Maserati ricorda la vittoria della Tipo 300 S al GP del Venezuela

Il 6 novembre 1955 la Maserati Tipo 300S con Juan Manuel Fangio alla guida passò per prima sotto la bandiera a scacchi del GP del Venezuela ed iniziò un biennio di importanti successi che contribuirono ad accrescere la notorietà della Casa del Tridente a livello internazionale.

Maserati vuole ricordare l’importante vittoria per sottolineare il profondo legame del Marchio con il mondo delle competizioni sportive.

Maserati nasce, infatti, in pista, da un DNA racing unico, dall’audacia dei fratelli Maserati, prima, e dei suoi piloti, poi.  Una tradizione e una storia di successi sulle strade e nei circuiti di tutto il mondo dove il Tridente ha saputo trionfare, facendosi portabandiera del “Made in Italy”.

Le corse sono da sempre l’ambiente naturale per la Casa automobilistica: dalle competizioni è iniziato a nascere il mito e, ancora oggi, con la nuova Era, il Brand parte dalle sue radici per costruire il suo futuro. La nuova supersportiva MC20 farà tornare, infatti, Maserati nel mondo delle competizioni.

Maserati Tipo 300S
La Tipo 300S nacque nel 1955, come evoluzione dalla monoposto 250S, e fino al 1959 fu il simbolo del Tridente nelle competizioni internazionali.

Già nel 1954 con lo sviluppo del prototipo 250S, dotato di un motore 2.5 da 230 CV derivato da quello adottato dalla monoposto di F1 250F, lo staff tecnico di Maserati iniziò a lavorare incrementando la cilindrata e la potenza. Si arrivò ad una unità 3.0 a sei cilindri in linea, più potente e performante, ma con meno sollecitazioni meccaniche per via del rapporto di compressione più basso ad un regime di giri di tutta sicurezza, malgrado l’incremento della velocità lineare del pistone.

Il resto dell’architettura e i dettagli del motore ricalcavano quelli del 2.5 con sei cilindri in linea, distribuzione a due assi a camme in testa, doppia accensione: i concetti costruttivi della gran prix erano stati trasferiti ad un’automobile sport e, in futuro, la stessa meccanica sarebbe stata riportata a sua volta sulla produzione di serie.

Dal punto di vista ingegneristico la 300S era un vero capolavoro: nelle camere a scoppio emisferiche del motore ben si notavano le sedi delle valvole di diametro elevato e gli alloggiamenti delle due candele per la doppia accensione. Le sospensioni anteriori erano costituite da bracci sovrapposti oscillanti e da una molla elicoidale con ammortizzatore telescopico coassiale. Il tamburo freno, infine, era una vera opera di ingegno: la fusione in lega leggera era provvista di alettatura radiale e di fori per disperdere il calore.

Anche il telaio teneva conto delle maggiori sollecitazioni date dall’aumento del peso e aveva struttura a traliccio di tubi a sezione ellittica e circolare.

La configurazione esterna, con la carrozzeria eseguita da Fantuzzi e linee da vettura sportiva, era massiccia, ma piacevole. Sull’ampia presa d’aria frontale si trovava il tradizionale tridente incorniciato in diversi profili di alluminio e il posto di guida era protetto da un piccolo frangivento.

Le fiancate proponevano la feritoia a lamelle per evitare il ristagno dell’aria nel vano motore.
La fiancata sinistra, inoltre, era percorsa nella parte inferiore da due tubi di scarico sovrapposti che terminavano in prossimità della ruota posteriore. La coda, infine, era abbastanza voluminosa in quanto nascondeva il serbatoio del carburante da 150 litri, quello laterale dell’olio da 20 kg e la ruota di scorta.

A metà degli anni ’50 iniziavano ad affermarsi nuove teorie di aerodinamica e, per questo motivo, durante il suo ciclo di vita, anche la carrozzeria della 300S subì una serie di evoluzioni stilistiche più efficienti e funzionali.

Ripercorrendo il suo palmarès, sin dagli esordi nel 1955, la 300S si rivelò immediatamente una straordinaria vettura da corsa e i suoi successi in pista vennero confermati dalle numerose ordinazioni ricevute da scuderie e clienti sportivi.

Sulla vettura l’ingegner Alfieri sperimentò una serie di migliorie al fine di renderla sempre più competitiva – come per esempio l’alimentazione a iniezione – e la sportiva primeggiò nelle gare nazionali ed internazionali, diventando per due stagioni la migliore vettura del Marchio nelle competizioni della categoria sport.

Nel 1955 la Tipo 300S vinse il GP del Venezuela con Manuel Fangio alla guida, ma fu il 1956 l’anno della consacrazione, quando arrivò ad un passo dal titolo mondiale per vetture Sport.

L’affidabilità del motore e la perfetta risposta del telaio furono i due principali elementi che permisero alla Tipo 300S di raggiungere il meritato successo.

Nel 1956 su 300S Stirling Moss e Carlos Menditeguy si imposero alla 1.000 km di Buenos Aires, Pietro Taruffi vinse il Giro di Sicilia (1° nella classe fino a 3.000 cc) e la Targa Florio (1°nella classe fino a 2.000 cc), Jean Behra il Circuito di Bari e il Circuito di Castelfusano, mentre Franco Bordini la Cinque ora di Messina.
Nello stesso anno la vettura si impose alla 1.000 km del Nürburgrig e alla guida si alternarono Stirling Moss, Jean Behra, Pietro Taruffi e Harry Schell.

Nel 1957 fu introdotto la nuova e potente 450S: la 300S continuò comunque ad essere prodotta fino al 1959.

Dal 1955 e al 1959 la produzione totale della Tipo 300S fu di 27 esemplari.

 

















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