Sequestrata una villetta in provincia di Pisa, acquistata ad un’asta per oltre 260 mila euro da uno degli indagati per una maxi truffa in danno di una Fondazione Bancaria del modenese. L’immobile, apparentemente intestato ad una società elvetica, era in uso alla “ex” moglie dell’indagato, un italiano formalmente residente in Svizzera, è stato pagato con una parte del denaro frutto del riciclaggio delle somme rivenienti dalla truffa.
A tale risultato è pervenuta l’indagine dei finanzieri del Comando Provinciale di Modena, coordinati dai Sostituti Procuratori della Repubblica del capoluogo Geminiano, dott.ssa Mariangela Sighicelli e dott. Marco Niccolini, che attraverso complessi accertamenti economico-finanziari sono riusciti a ricostruire i flussi finanziari mediante i quali le somme defraudate alla Fondazione Bancaria sono state reimmesse nel circuito economico a beneficio del sodalizio investigato piuttosto che della collettività locale, principale destinataria degli interventi a scopo sociale naturalmente demandati alle fondazioni attive sul territorio.
Il raffinato carosello truffaldino disvelato dai militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Modena, ha avuto origine con una proposta di investimento di oltre 7 milioni di euro operata in due tranche, propinata direttamente dal Presidente in persona all’Ente, e solo dichiaratamente finalizzata all’acquisto di commodities, quali diamanti grezzi o raffinati. Le somme sottratte alla Fondazione sono state trasferite, con un vorticoso e sapiente circolo finanziario, da conti correnti nazionali verso Paesi esteri come la Romania, la Croazia e la Slovenia, sino ad arrivare a Cipro ed a Malta oltre che in Svizzera.
Il tutto supportato da una serie di contratti di investimento artatamente predisposti e consulenze di fantomatici esperti e periti. Quattro le persone complessivamente indagate per reati che vanno dalla truffa aggravata, al riciclaggio e autoriciclaggio, anche a carattere transnazionale.
L’operazione si inserisce nella più ampia lotta alle truffe e al connesso reimpiego dei proventi illeciti, condotta quotidianamente dal Corpo in forma integrata tramite le sue proiezioni investigative ed operative, per tutelare, attraverso il fermo contrasto alla criminalità economico-finanziaria, la collettività – promuovendo nel contempo un’adeguata educazione finanziaria – l’economia legale e il sano funzionamento del tessuto produttivo, quale unico volano dell’economia del Paese, soprattutto in questo momento di particolari difficoltà.