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Sei università italiane insieme con l’Africa

I vertici di sei università italiane – l’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, il Politecnico di Milano, l’Università degli Studi di Firenze, l’Università degli Studi di Napoli Federico II, l’Università degli Studi di Padova e Sapienza – Università di Roma – si sono riuniti oggi per firmare, alla presenza “virtuale” del Ministro dell’Università e della Ricerca Scientifica Gaetano Manfredi, l’atto costitutivo della Fondazione “Italian Higher Education with Africa”.

Si consolida così un percorso di quasi due anni per promuovere l’internazionalizzazione degli atenei in Africa e contribuire, in un’ottica di cooperazione, allo sviluppo locale. La Fondazione – che ha eletto in questa sede il suo Presidente nella persona del rettore della Sapienza Eugenio Gaudio – si propone infatti di sviluppare, con adeguate metodologie scientifiche interdisciplinari, la didattica, la formazione, il perfezionamento degli studenti residenti nei paesi africani e di promuovere percorsi di supporto, aggiornamento per personale e corpo docente delle università locali.

Le Università della Fondazione IHEA hanno operato in piena emergenza COVID-19, per strutturare un programma formativo multilivello di affiancamento alle università africane per sostenere la resilienza dei sistemi educativi africani. Già partite le prime iniziative: il programma di mobilità virtuale è stato attivato nel semestre in corso ed è rivolto ad alcune Università Africane già partner degli atenei. L’accordo prevede la possibilità di selezionare un numero prestabilito di studenti ai quali viene consentito di partecipare ad alcuni corsi erogati online.

Tale iniziativa è resa possibile, poiché le Università della Fondazione, di concerto con il Ministero della Ricerca e dell’Università, hanno confermato l’erogazione dei propri corsi in modalità estesa, cioè sia fisica che virtuale, mettendo a frutto l’esperienza positiva dello scorso semestre e valorizzando la didattica innovativa. Al momento sono stati finalizzati una decina di accordi con alcune delle seguenti università: Catholic University of Cameroon (Cameroon), Strathmore University (Kenya), Technical University of Mombasa (Kenya), Somali National University (Somalia), Mandela Institute of Technology (Tanzania), St. Francis University College of Health and Applied Sciences (Tanzania), Mekelle University (Etiopia).

Gli studenti selezionati risultano a tutti gli effetti studenti in scambio e dunque la sede partner si è impegnata a garantire il riconoscimento dei corsi seguiti. Per rafforzare la resilienza dei sistemi educativi terziari, la Fondazione sta inoltre lavorando alla definizione di un master universitario dedicato ai giovani ricercatori e docenti delle università africane. Il programma di natura multidisciplinare mira a rafforzare un insieme di conoscenze trasversali per la didattica e la ricerca in merito ai temi strategici per il continente africano, come la gestione delle risorse e lo sviluppo locale. Il master, che sarà avviato nel 2021, è ispirato all’Agenda 2030 e all’Agenda 2063 e prevede diversi moduli teorici e pratici ciascuno gestito da docenti delle università della Fondazione IHEA favorendo al contempo la partecipazione attiva di docenti delle università africane stesse.

L’ambizione? Lavorare già a partire dalle fasi di erogazione del Master, con gli allievi del programma, che sono colleghi nelle università africane, per disegnare percorsi di laurea innovativi, in particolare nei campi civile e ambientale, meccanico ed energetico, agroalimentare e del cultural heritage, in grado di far sviluppare le competenze necessarie nel continente e promuovere la qualità didattica e del sistema educativo italiano, come primo esempio pilota di Transnational Education per il nostro paese.

“Questa iniziativa – ha dichiarato Gaetano Manfredi, Ministro dell’Università e della Ricerca – corona un percorso avviato alcuni mesi fa sulla base di una nuova visione del rapporto tra atenei italiani e internazionalizzazione. Non è solo questione di attrarre studenti stranieri, quanto di sviluppare la presenza all’estero delle nostre università. Questo per dare una risposta efficace alla sempre più forte richiesta di formazione terziaria che, come evidenziano i dati dell’Ocse, nei prossimi anni coinvolgerà decine di milioni di giovani in tutto il mondo: il nostro pensiero è che l’Italia debba svolgere un ruolo primario per soddisfare questa immane domanda di formazione a cui andiamo incontro. L’esperienza iniziale prevista nel Corno d’Africa andrà dunque moltiplicata. La nostra azione come sistema universitario deve necessariamente seguire una logica di cooperazione con le realtà locali: garantire ai giovani la formazione a cui aspirano significa formare una nuova classe dirigente, sviluppare l’imprenditoria locale, innalzare i livelli di democrazia di quei territori. Ho creduto a queste politiche da rettore, continuo a farlo da ministro”.

















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