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Commercio, turismo, servizi: i dati di agosto di Confcommercio Reggio Emilia

E’ in corso in questi giorni, da parte di Confcommercio-Imprese per l’Italia Reggio Emilia, un sondaggio sugli associati per monitorare la situazione economica. «Il nostro rilevamento dati -dice il presidente di Confcommercio Reggio Emilia, Davide Massarini- ci permette di avere una fotografia della situazione alla chiusura di questa estate aggregando i dati raccolti delle attività che rappresentiamo: le imprese del turismo, del commercio e dei servizi».

«Nel valutare questi dati, che fanno riferimento al volume d’affari di agosto a livello provinciale, non possiamo non tenere conto -spiega Davide Massarini- di quanto fatto da tanti e contrastanti fattori: lo spostamento delle date dei saldi; il ritorno al crinale appenninico come meta di prossimità in particolare nei fine settimana ma anche in sostituzione della vacanza fuori dalla regione o dal Paese; il pesante calo di fatturato dato dalla mancanza di turismo d’affari; gli effetti smart-working e cassa integrazione; la protratta chiusura delle scuole, un vero dramma per i pubblici esercizi in prossimità di queste ultime. Una situazione, dunque, a macchia di leopardo, anche se credo sia più adeguato oggi parlare di situazione a macchia di ghepardo» (il ghepardo ha macchie isolate sparse, mentre quelle del leopardo, in alcuni punti, si sovrappongono – ndr).

«Veniamo quindi ai dati di agosto. Meno del quaranta per cento delle aziende ha un fatturato stabile o in aumento, mentre le restanti registrano cali anche oltre il novanta per cento. Il cinque per cento delle aziende prevede pertanto di chiudere l’attività nel 2020 e un altro ventidue per cento non lo esclude. Il quattordici per cento delle imprese ha dei dipendenti in cassa integrazione e il dieci per cento di queste prevede di dover licenziare. Il trentanove per cento delle imprese segnala che vi è disponibilità economica nella clientela, ma per l’incertezza sul futuro rimanda l’acquisto. In merito a quanto messo in campo dal Governo, il tredici per cento delle imprese ritiene adeguate le misure adottate, il quarantaquattro per cento ritiene che lo siano solo parzialmente e il quarantatré per cento le ritiene invece inadeguate. Portando l’attenzione poi su quanto fatto dalle amministrazioni locali solo il quarantatré per cento le ritiene anche solo parzialmente adeguate mentre sono inadeguate per il cinquantadue per cento (c’è anche un sei per cento di imprese che svolgono un tipo di attività su cui le scelte amministrative locali non hanno particolare influenza)».

«Un autunno caldo sicuramente per molti, non per tutti, e tanto dipenderà -conclude Davide Massarini- da quanto è la distanza dal vaccino e da come il Covid-19 ridisegnerà gli equilibri economici del nostro territorio. Il primo semestre 2021 sarà probabilmente quello in cui realmente vedremo le ricadute economiche di questa situazione».

 

















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