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Le fiamme gialle sequestrano beni per 1,7 milioni di euro a 3 soggetti reggiani

Giovedì 16 luglio, i finanzieri del Gruppo Reggio Emilia, nell’ambito dell’operazione “Fuori Tutto”, hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo, nella forma per
equivalente, per un valore complessivo di 1,7 milioni di euro, nei confronti di 3 soggetti
reggiani, C.O classe ‘74, R.C. classe ’82 e B.G. classe ‘56, su ordine del Tribunale di Reggio
Emilia, a seguito di richiesta della locale Procura della Repubblica nella persona del
Sostituto Procuratore Dott. Giacomo Forte. Tra questi il C.O. risultava già essere stato tratto in arresto e poi condannato in primo grado nell’ambito della nota operazione Aemilia a contrasto della ‘ndrangheta.

Ai tre indagati vengono contestati fatti di emissione di fatture per operazioni inesistenti ed
evasione fiscale in relazione alla gestione di una società reggiana, formalmente attiva dal
2014 nel settore del commercio all’ingrosso di elettrodomestici e prodotti di elettronica.

Le indagini svolte hanno consentito di accertare come, nella realtà, la società fosse una cosiddetta cartiera, il cui scopo era quello di emettere fatture false per consentire a terzi l’evasione delle imposte. Infatti, le imprese beneficiarie, annotando nelle loro scritture contabili i richiamati documenti fittizi, hanno potuto abbattere significativamente la propria base imponibile, ottenendo indebiti risparmi di imposta.
Attraverso questa società “fantasma” i tre indagati hanno emesso, nel triennio dal 2014 al
2016, circa 10,7 milioni di euro di fatture per operazioni inesistenti nei confronti di 35
aziende operanti tra le province di Reggio Emilia, Napoli, Ravenna e Milano, appropriandosi
dei proventi illecitamente ricavati.
Le investigazioni di polizia giudiziaria, sviluppate attraverso la disamina della significativa
mole di movimentazioni finanziarie sottostanti all’emissione delle richiamate fatture fittizie,
hanno consentito di determinare gli ingenti profitti illeciti, ammontanti ad oltre 1,7 milioni di euro.
In particolare, sul versante finanziario, è emerso che le somme accreditate sui conti correnti dell’azienda cartiera – con bonifici ordinati dalle società clienti delle false fatture – sono state sistematicamente riciclate, mediante il trasferimento su conti esteri, intestati ad un’impresa slovacca, attiva dal 2012 nel settore della logistica e del commercio all’ingrosso,
riconducibile ad un cittadino italiano, quale unico azionista, e con un management composto anche da soggetti di nazionalità austriaca e slovacca.

















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