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Gli effetti dell’emergenza coronavirus e del lockdown sulla qualità dell’aria nel bacino padano

Inquinamento atmosferico in calo nelle regioni del Bacino delle regioni a marzo, nel periodo iniziale di applicazione del lockdown. È quanto emerge dalla prima valutazione dei dati sugli effetti della crisi sanitaria causata dal Covid-19. Le misure di contenimento adottate hanno generato una condizione inedita per quanto riguarda le concentrazioni di diversi inquinanti su tutto il territorio del bacino, in relazione sia alla variazione delle emissioni che alle condizioni meteorologiche.

Il punto della situazione è stato fatto oggi in occasione della presentazione in videoconferenza dei risultati dell’analisi Life Prepair sull’andamento della qualità dell’aria nelle settimane di emergenza coronavirus e l’inquinamento atmosferico nel bacino padano.

Il progetto europeo, che si occupa di politiche della qualità dell’aria nel bacino padano, è coordinato dalla Regioni Emilia-Romagna e conta 17 partner tra cui le Regioni Veneto, Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia-Giulia con le relative Agenzie regionali per la protezione ambientale, la Provincia autonoma di Trento, Arpa Valle d’Aosta, i Comuni di Milano, Torino e Bologna, la società Art-ER (Attrattività, ricerca e territorio dell’Emilia-Romagna), la Fondazione Lombardia Ambiente e l’Agenzia per l’Ambiente della Slovenia.

Sui dati illustrati intervengono gli assessori regionali all’ambiente: Irene Priolo (Emilia-Romagna), Gianpaolo Bottacin (Veneto), Raffaele Cattaneo (Lombardia)e Matteo Marnati (Piemonte).

“Il primo report condotto dal progetto Prepair- affermano- evidenzia ancora una volta la complessa dinamica del particolato e delle relazioni tra emissioni, trasporto e diffusione degli inquinanti, processi fisico-chimici che determinano la formazione di particolato secondario, ossia della parte più rilevante delle polveri sottili (pm10). Una dinamica fortemente influenzata dalle condizioni meteorologiche. Come è noto, infatti, le principali criticità sulla qualità dell’aria nel bacino padano riguardano il superamento del valore giornaliero di pm10 e del limite annuale di biossido di azoto. Ora- proseguono i rappresentanti delle 4 Regioni- serve andare avanti con l’analisi dei dati sui mesi successivi di aprile e maggio per disporre del quadro complessivo della situazione”.

“La riduzione del 40% sull’intera pianura padana delle emissioni di Nox (ossidi di azoto e loro miscele) accompagnata da una riduzione del 14% delle emissioni di particolato primario è un risultato importante ma non del tutto sufficiente, nelle condizioni meteorologiche di stagnazione tipiche della pianura padana, a garantire il rispetto dei valori limite fissati dalle norme europee- sottolineano gli assessori-. Questi primi risultati confermano comunque la validità della strategia dei Piani aria regionali incentrata su interventi plurisettoriali che intervengono simultaneamente su più categorie di inquinanti”.

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I risultati del Rapporto Life-Prepair
Tre i principali aspetti presi in considerazione: l’analisi delle emissioni inquinanti dovuta all’impatto delle misure emergenziali sui diversi settori di attività (trasporti, riscaldamento, industria, agricoltura), la variazione delle concentrazioni degli inquinanti misurate dalle stazioni di monitoraggio di tutto il bacino e, infine, i dati relativi alla situazione meteorologica che influenza profondamente l’accumulo o la dispersione degli inquinanti stessi.
Per stimare l’impatto delle misure di contenimento sulla qualità dell’aria che respiriamo, è stato messo a confronto lo scenario reale, elaborato a partire dalle misure delle stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria, con uno scenario ipotetico “no-lockdown” simulato con un modello chimico di trasporto e dispersione basato sui dati meteorologici del periodo e sulla stima delle emissioni di inquinanti che si sarebbe verificata in assenza di misure restrittive.
I principali risultati hanno evidenziato quanto segue: gli inquinanti gassosi presi in considerazione, benzene e ossidi di azoto (NOx), hanno mostrato cali importanti sia rispetto ai mesi di marzo 20162019 sia rispetto ai periodi precedenti il lockdown.
Tali decrementi hanno raggiunto valori fino al 58% per l’NO e al 33% e 38% rispettivamente per benzene e NO2. Il confronto con il periodo medio degli anni precedenti ha mostrato come le concentrazioni di questi gas presentino valori ampiamente inferiori alla media. In sintesi, per quanto riguarda gli inquinanti gassosi, tutti gli indicatori scelti confermano una riduzione importante dell’impatto sulle concentrazioni atmosferiche, rispetto allo scenario “NO-COVID”. Il particolato – PM10 e PM2.5 – presenta una dinamica complessa: i valori di PM10 registrati dalle stazioni nel mese di marzo sono mediamente inferiori rispetto agli anni precedenti anche se con una diminuzione meno marcata rispetto agli inquinanti gassosi, pur con una rilevante diminuzione dei valori massimi.
Le frazioni PM10 e PM2,5 variano in modo simile per tutto il mese di marzo, molto influenzate dalle condizioni meteorologiche, con valori minimi nei giorni ventilati e valori massimi nei giorni di stagnazione, condizione favorevole al loro accumulo. In queste condizioni (intorno al 13 e al 19 marzo), in alcune aree, sono stati osservati valori superiori al valore limite giornaliero (50mg/m3). Discorso diverso per il picco di concentrazione di PM10 registrata a fine mese, causata di un trasporto di masse d’aria ricca di polvere dai deserti dell’area del Caspio.
Si può ipotizzare che la relativamente minore diminuzione del particolato rispetto agli inquinanti gassosi sia dovuta a una serie di concause quali: la presenza di quantitativi di inquinanti precursori, come l’ammoniaca derivante dall’agricoltura e dall’allevamento, in concentrazione sufficiente a produrre PM di origine secondaria. Allo stesso tempo l’aumento dei consumi di gas e di legna per riscaldamento domestico, in condizioni meteorologiche che hanno limitato la dispersione degli inquinanti, ha prodotto emissioni della componente primaria.
Questi primi dati sembrano confermare la necessità di una strategia incentrata su interventi plurisettoriali mirati a ridurre sia le emissioni dirette che dei precursori delle PM. In questo senso, i risultati dello studio, seppur preliminari, portano a confermare alcuni punti chiave della pianificazione adottata dalle Regioni e Province autonome del Bacino del Po nei propri piani di qualità dell’aria adottati e degli accordi interregionali.
Il prossimo rapporto si occuperà dei mesi successivi e dei risultati delle analisi della composizione del particolato che verranno realizzate dal progetto Prepair.
















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