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Suinicoltura, le proposte anti-crisi della Regione Emilia-Romagna

Un patto di filiera per definire in maniera chiara e trasparente gli impegni di ciascuna componente – allevatori, industria di macellazione e trasformazione e distribuzione – e la messa in campo di alcuni interventi urgenti per smaltire le eccedenze di mercato, a partire dall’attivazione dei bandi per gli indigenti e dall’avvio di campagne di corretta informazione alimentare e di promozione del made in Italy, con il coinvolgimento delle grandi catene di vendita.

Sono alcune delle misure indicate ieri dall’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi, nel corso del tavolo istituzionale tra le Regioni Emilia-Romagna e Lombardia sulla grave crisi che sta attraversando il settore suinicolo.

Le due regioni, insieme, rappresentano i due terzi di suini allevati in Italia, di cui oltre 800 mila nel territorio emiliano romagnolo, pari al 14,5% della produzione nazionale. Inoltre, in Emilia-Romagna vengono macellati ogni anno in una cinquantina di strutture oltre 3,9 milioni di capi, le cui carni sono in gran parte destinate alla filiera del prosciutto di Parma Dop.

Proprio la filiera del suino pesante, che si distingue dal modello di allevamento europeo per la destinazione di gran di lunga prevalente delle carni ai prodotti della salumeria, è il comparto che in questo momento soffre di più, per il calo significativo dei prezzi al consumo e la concorrenza del prodotto generico, non a marchio Dop e Igp, mentre continuano a scendere le quotazioni di mercato dei suini da macello rilevati dalla Commissione unica nazionale.

“Bisogna fare presto, il fattore tempo è determinante per scongiurare il collasso di un intero settore- incalza Mammi-. Prima di tutto è necessario che siano attivati rapidamente i bandi indigenti finanziati con i 50 milioni stanziati con il Decreto Rilancio, di cui 13 milioni per il settore suinicolo (9 milioni per i prosciutti e 4 per i salumi). Nel breve periodo servono poi ulteriori risorse per finanziare altri bandi per lo smaltimento delle eccedenze di salumi e nel caso dei prodotti a marchio Igp deve esser specificato che la carne sia di origine italiana. E tra le azioni urgenti sono da valutare anche possibili interventi mirati di ammasso. Anche in questo caso, però, riferiti esclusivamente a prodotti realizzati con carni italiane”.

Accanto a queste iniziative di impatto immediato sul mercato, la Regione Emilia-Romagna ribadisce poi l’importanza di adeguate campagne di promozione e corretta informazione per sostenere la ripresa dei consumi, utilizzando una parte, 1,5 su un totale di 5 milioni di euro, della dotazione del Fondo suinicolo nazionale. Gli altri 3,5 milioni saranno invece impiegati nell’ambito degli accordi di filiera per finanziare nuovi strumenti di valutazione automatica delle carcasse suine, per ristabilire un clima di fiducia reciproca tra allevatori e macellatori.

La Regione Emilia-Romagna spinge molto anche sul versante dell’innovazione e ha finanziato negli ultimi anni diversi progetti di ricerca.

“Abbiamo davanti sfide enormi- sottolinea Mammi-. Per vincerle dobbiamo provare a dare vita a un’intesa di filiera che superi l’attuale frammentazione e consenta a tutte le componenti, a partire dagli allevatori, una giusta remunerazione. Programmazione della produzione e lo sviluppo di ricerca e innovazione, il benessere e la biosicurezza degli allevamenti, oltre a favorire il dialogo con la Gdo”.

“Serve un Patto che sancisca gli impegni di ciascuno- chiude l’assessore-, anche a garanzia che le risorse pubbliche che si stanno mettendo in campo vengano utilizzate per un disegno comune. Nello specifico bisognerà lavorare per un modello di contratto di filiera che premi la qualità in base a peso morto, classificazione e destinazione”.

Infine, nell’ambito della nuova programmazione comunitaria 2021-2027, la Regione Emilia-Romagna chiede la creazione di un’Organizzazione comune di mercato zootecnica, sull’esempio del settore dell’ortofrutta, per favorire le relazioni tra i vari anelli della filiera.
















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