“Occorre chiarire, oltre ogni ragionevole dubbio, il tema degli eventuali contagi da Covid 19 in azienda. Come può una piccola impresa, sia essa artigiana, commerciale o di servizio, che si trova già alle prese con una situazione durissima, che si mette in regola per ripartire e ha le difficoltà di accedere al credito (anche a quello teoricamente garantito…), lavorare con serenità se manca chiarezza su questo punto così importante”. Gilberto Luppi, presidente Lapam Confartigianato, presta la sua voce alle preoccupazioni di decine di migliaia di imprenditori del territorio alle prese con i dubbi di interpretazioni del decreto ‘Cura Italia’. In pratica vi è una interpretazione dell’Inail che non sembra chiarire in pieno che i datori di lavoro che applicano adeguatamente i protocolli, non corrono rischi.
“Se un datore di lavoro fa tutto quello che deve, con scrupolo e investendo quello che è necessario non può sentirsi sulle spalle responsabilità civili e addirittura penali in caso di contagio. Nel caso delle piccole imprese – sottolinea il presidente Lapam – sono molte le situazioni di possibile contagio di cui oggettivamente non si può incolpare il datore di lavoro. E poi il contagio può essere avvenuto altrove rispetto allo svolgimento del proprio lavoro. Questa disposizione – conclude Luppi – va cambiata, contestiamo l’interpretazione dell’Inail che potrebbe comportare responsabilità per il datore di lavoro, al di là delle misure precauzionali adottate. A questo proposito sollecitiamo una norma sull’esonero dalla responsabilità del datore di lavoro. Non si tratta di togliere tutele, né di esimersi da controlli ferrei sull’implementazione delle disposizioni, ma di evitare quella che rischierebbe di diventare una vera e propria caccia alle streghe”.