Stiamo parlando di un decreto che vale il 10% del bilancio dello Stato. Soprattutto, di un decreto che pesa 500 pagine e che manca ancora di decreti attuativi che non consentono di darne un giudizio completo. Per questo, un giudizio di merito richiederebbe ben più tempo della lettura di quella che è una bozza, visto che al momento il Decreto Rilancio non è ancora stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
Alcune norme sono sicuramente positive, ad esempio quelle che prevedono le erogazioni a fondo perduto, indispensabili per le realtà più piccole. Particolarmente positivi sono i provvedimenti di facile applicazione. È il caso della cancellazione, non di un mero rinvio, del saldo Irap 2019 e dell’acconto 2020, e dell’automatismo per l’erogazione del bonus dei 600 euro, che andrà ai soggetti che lo hanno già percepito a marzo.
“Ci saremmo aspettati – dice Alberto Papotti, segretario provinciale di CNA Modena – uno sforzo maggiore sull’Imu: a metà giugno scadrà il termine per il pagamento della prima rata e molte imprese saranno in evidente difficoltà. Lo spostamento di questo pagamento non doveva essere limitato solo agli alberghi, ma esteso anche ad altre imprese particolarmente danneggiate dall’emergenza. È il caso della moda, dei servizi alla persona, del commercio.
Bene anche il maxibonus del 110% sulle ristrutturazioni, forse un po’ macchinoso, ma va nella giusta direzione. Interessante è il meccanismo della cessione del credito, che nel decreto affida un ruolo importante alle banche, visto che sarà possibile cedere lo stesso credito fiscale a queste ultime. Si tratta del recepimento di una proposta che CNA porta avanti da tempo. È necessario, però, che questo processo funzioni, perché in caso contrario le piccole imprese sarebbero irrimediabilmente messe fuori mercato. In altre parole, occorre che il credito possa essere ceduto direttamente dal cittadino alla banca.
Condivisibile poi il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali, ma continua ad essere piuttosto complicata – e soprattutto lenta – la loro erogazione ai dipendenti. Un sistema che prevedesse, come avvenuto per l’artigianato in Emilia-Romagna, l’anticipo alle imprese e la contestuale distribuzione ai dipendenti sarebbe sicuramente più celere e vantaggioso.
Una grave lacuna del decreto, secondo CNA, è l’assenza di un chiarimento sull’omologazione del contagio sul lavoro ad un infortunio, con la possibilità di conseguenze penali per l’impresa: è davvero inconcepibile pensare di chiamare gli imprenditori a rispondere di un rischio generico di salute del quale non è possibile controllare la fonte. Ad un tomo di 500 pagine non sarebbe stato un problema aggiungerne un paio rispetto a questa problematica.