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Prevedibili i problemi dell’inserimento delle domande per accedere all’indennizzo dei 600 euro

INPS“Le difficoltà della gestione di un evento come il coronavirus sono evidenti, ma questa situazione ha portato al pettine tanti nodi che caratterizzano i servizi dell’Amministrazione pubblica del Paese. A cominciare da quella che si configura come una vera e propria ostilità nei confronti degli intermediari (associazioni di categoria e professionisti, almeno alcune, come dimostra la vicenda dell’indennizzo dei 600 euro”. È una critica consapevole delle difficoltà, quella che Claudio Medici, presidente di CNA Modena, rivolge alla gestione degli interventi economici connessi all’emergenza Coronavirus.

“Il caso dell’indennizzo è emblematico: se agli intermediari come le associazioni fosse stata data la possibilità di inserire le pratiche di ciascun beneficiario in modo massivo, si sarebbe semplificata la vita a tutti gli attori, cominciando dall’Inps, il cui sito è andato in tilt sin dai primi minuti”.

Basti pensare che CNA si trova a gestire una platea di 6.500 potenziali beneficiari, molti dei quali impossibilitati a inoltrare individualmente le domande, perché poco avvezzi alla gestione di strumenti informatici o perché in zone con collegamenti poco fruibili.

Ad oggi, tra decreti, ordinanze, moduli e circolari, sono stati emessi circa una sessantina di provvedimenti. È chiaro che una tale situazione determina zone grigie di interpretazione che rischiano di diminuire l’efficacia dei vari provvedimenti.

“Pensiamo alla moratoria per la sospensione di mutui, o all’anticipazione della cassa integrazione ai dipendenti, affidati ad accordi che lasciano la possibilità di comportamenti discrezionali. E, infatti, la tanto attesa moratoria non ha ancora trovato applicazione, contribuendo ad aggravare la crisi di liquidità in cui versano le imprese”.

Poi c’è tutta la vicenda della disparità di trattamenti. “Una disparità in alcuni casi inverosimile. Pensiamo alla sospensione del mutuo prima casa, non applicabile a determinate categorie come artigiani e commercianti. Oppure all’applicazione del credito di imposta del 60%, che non è consentito ad esempio a parrucchiere ed estetiste, agli asili privati e via dicendo”.

In più, c’è l’assenza di tanti decreti attuativi. “E senza regole – chiosa Medici – ogni iniziativa rimane inapplicabile, fermandosi a livello di slogan. E gli slogan non risolvono i problemi”.

 

 
















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