Oggi martedì 31 marzo è l’Equal day, la giornata della parità salariare. Questo giorno simboleggia fino a che punto dell’anno le donne devono lavorare per guadagnare ciò che gli uomini hanno guadagnato nell’anno precedente.
“In aggiunta le donne italiane rischiano di pagare un conto doppiamente salato a fronte della gestione delle pandemia in corso”. A denunciarlo è Rosamaria Papaleo, segretaria Cisl Emilia Centrale, che pone l’attenzione sulle differenze di genere che “purtroppo esistono anche in questo drammatico contesto”.
Cosa rischia di accadere in alcune case delle famiglie italiane o, più in generale, dei diversi paesi del mondo dove è in atto il protocollo di isolamento sociale?
“Questo fenomeno è più vicino a noi di quanto possiamo pensare. Il primo esempio deriva dal fatto che le donne hanno posizioni spesso poco retribuite, precarie e informali rispetto ai colleghi uomini. Ne deriva che abbiano minori ‘scorte’ cui potere attingere in questo momento e, pure, minori garanzie quando lentamente torneremo alla normalità”.
Dalla famiglia alla sanità. I pesi maggiori sulle spalle delle donne?
“Sì. Perché sappiamo che sempre sulle donne ora ricadono i maggiori oneri, in termini di impegno e fatica, della gestione famigliare, con lavori domestici superiori mediamente tre volte a quelli dell’uomo, o anche dell’accudimento di anziani. Se invece pensiamo alle puerpere sappiamo che ora purtroppo, a fronte di servizi sociali sovraccarichi in alcune zone italiane c’è un rischio di minori attenzioni pre e post parto, che è uno dei momenti più delicati nella vita di una madre. Ancora: sappiamo, che il 70% dei lavoratori del settore sanitario e dei servizi sociali è rappresentato da donne: sono le categorie dove in questo momento si sta rischiando di più”.
Sul fronte scuola/famiglia la situazione come è?
“La chiusura di tutte le scuole e asili nido – prosegue la segretaria Cisl – si ripercuote purtroppo maggiormente sulla capacità di mantenere il lavoro fuori casa per le donne. Queste ultime, temo, pagheranno un costo elevatissimo in realtà come Reggo Emilia o Modena dove abitualmente operiamo e vediamo le naturali difficoltà nella gestione dei figli: già prima molte donne rinunciavano al lavoro retribuito proprio per i figli”.
La quarantena può avere anche pesanti risvolti sociali?
“Questo è dimostrato dall’Onu che sottolinea come nelle famiglie dove ci sono problemi di violenza famigliare, quando si utilizzano strategie di segregazione o quarantena, il rischio di violenza tende ad aumentare. Lo dimostrano alcuni dati che fanno emergere simili tendenze in questo momento”.
Come sindacalisti come vi siete attivati e cosa proponete?
“Chiediamo prima di tutto alle donne – conclude la segretaria Cisl Emilia Centrale – di segnalarci le disparità di genere aggravate dalla situazioni in essere o direttamente al sindacato o alle nostre Rsu delle aziende, quindi ci rivolgiamo alla politica e al mondo delle imprese affinché possano essere adottate le migliori azioni per contrastare questi fenomeni, come l’attuazione dello smart working che già molti – ma non tutti – stanno utilizzando. In tal senso, proponiamo un protocollo donna a parti sociali, imprese ed enti”.