“Bene la Commissione UE che ha raccolto l’appello lanciato da Coldiretti per l’apertura di corsie verdi per la libera circolazione dei lavoratori agricoli all’interno dell’Unione Europea per garantire le produzioni agricole e le forniture alimentari alle famiglie” è quanto afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel commentare positivamente l’esortazione dell’Esecutivo di Bruxelles a istituire procedure specifiche per facilitare il passaggio di tali lavoratori alle frontiere nell’ambito della Comunicazione sulle linee guida relative la libera circolazione dei lavoratori durante l’emergenza COVID 19.
La Commissione ha riconosciuto che – spiega Coldiretti – alcuni settori dell’economia, in particolare quello agricolo, dipendono in larga misura da occupati stagionali che “svolgono funzioni critiche di raccolta, piantagione o cura” e per tale ragione “esorta gli Stati membri a istituire procedure specifiche per garantire un passaggio agevole” a queste persone specificando che verrà attivato anche – evidenzia la Coldiretti – il Comitato tecnico per la libera circolazione dei lavoratori per individuare le migliori soluzioni da estendere a tutti gli Stati membri per consentire ai lavoratori di operare “senza indebiti ostacoli”.
Secondo le stime della Coldiretti con la chiusura delle frontiere nell’Unione Europea manca quasi un milione di stagionali per le imminenti campagne di raccolta nelle campagne dei principali Paesi agricoli, con l’UE che rischia di perdere quest’anno l’autosufficienza alimentare e il suo ruolo di principale esportatore mondiale di alimenti per un valore si 151,2 miliardi di euro con un surplus commerciale nell’agroalimentare di 31,9 miliardi. Tutti i principali Paesi agricoli dell’Unione fanno affidamento su lavoratori provenienti anche da altri Stati ed in Francia si stima manchino 200mila stagionali rumeni, polacchi, tunisini, marocchini che ogni anno contribuiscono ai raccolti mentre in Gran Bretagna gli agricoltori stanno lottando per trovare persone raccogliere lamponi e patate e in Germania c’è da colmare il vuoto di circa 300mila unità lasciato dagli stagionali polacchi e rumeni che pesa anche sulla Spagna rimasta, ad esempio, senza i consueti 10 mila lavoratori stagionali marocchini impegnati nella raccolta fragole.
La situazione più grave è però in Italia dove e a rischio – sottolinea la Coldiretti – c’è più di ¼ del Made in Italy a tavola che viene raccolto nelle campagne da mani straniere con 370mila lavoratori regolari che arrivano ogni anno dall’estero, fornendo il 27% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore, secondo l’analisi della Coldiretti. Sono molti i “distretti agricoli” del nord dove i lavoratori immigrati rappresentano una componente bene integrata nel tessuto economico e sociale come nel caso – evidenzia la Coldiretti – della raccolta delle fragole e asparagi nel Veronese, della preparazione delle barbatelle in Friuli, delle mele in Trentino, della frutta in Emilia Romagna, dell’uva, delle mele, delle pere e dei kiwi in Piemonte, dei pomodori, dei broccoli, cavoli e finocchi in Puglia fino agli allevamenti e i caseifici della Lombardia.
La comunità di lavoratori agricoli più presente in Italia – spiega Coldiretti – è quella rumena con 107591 occupati, davanti a marocchini con 35013 e indiani con 34043, che precedono albanesi (32264), senegalesi (14165), polacchi (13134), tunisini (13106) e bulgari (11261). In Italia su sollecitazione del Presidente della Coldiretti Ettore Prandini il Ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova è intervenuto per prorogare i permessi di soggiorno per lavoro stagionale in scadenza al fine di evitare agli stranieri di dover rientrare nel proprio Paese proprio con l’inizio della stagione di raccolta nelle campagne.
“A livello nazionale è ora necessaria però subito una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa consentire da parte di cassaintegrati, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui scuole, università attività economiche ed aziende sono chiuse e molti lavoratori in cassa integrazione potrebbero trovare una occasione di integrazione del reddito proprio nelle attività di raccolta nelle campagne” conclude il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “il momento attuale rende necessaria una radicale semplificazione per favorire la diffusione di uno strumento con importanti effetti sull’economia e il lavoro e che si era dimostrato valido nel favorire l’occupazione e l’emersione del sommerso”.