A seguito dell’ultima Ordinanza della regione Emilia Romagna, il Consorzio ha ha chiuso il Mercato Albinelli al pubblico a partire da lunedì 23 marzo fino al 3 aprile.
È però concessa la consegna a domicilio dei prodotti in vendita. Per riuscire a garantirla il Consorzio ha potenziato il servizio sostenibile della spesa a casa in bicicletta erogato dai bikers (www.italianbikemessenger.it), ha organizzato il trasporto individuale da parte di ciascun operatore, prevedendo il raggruppamento delle diverse tipologie di generi alimentari, con una grande cooperazione fra gli esercenti, ha siglato un accordo con il servizio taxi gestito da Cotamo e sta studiando con Croce Blu una possibile collaborazione per consegne, attraverso i volontari, agli anziani del centro storico.
Il Mercato Albinelli – afferma Andrea Prandini, presidente del Consorzio Mercato Albinelli – riteniamo però possa avere tutte le condizioni, al pari dei Supermercati, per poter tenere aperto al pubblico in tutta sicurezza e garantire un servizio. La principale caratteristica, che a nostro giudizio potrebbe non essere stata valutata quando siamo stati compresi nell’ordinanza di chiusura, è che è una struttura fondamentale al servizio della cittadinanza, inclusa quella parte composta da anziani, del centro storico di Modena.
In aggiunta all’interno del Mercato vi sono due attivià, parafarmacia e edicola, che sono, anche nell’ordinanza regionale, ritenute indispensabili. La chiusura del Mercato impedisce a queste attività la loro prosecuzione nel garantire servizi necessari e fondamentali alla cittadinanza. Al momento si sono organizzati con un punto vendita situato all’esterno in via Albinelli e partecipando alle spese cumulative che vengono preparate.
Abbiamo naturalmente cercato di organizzarci con le consegne a casa, ma non nascondiamo che il volume di affari non è pure lontanamente paragonabile a prima della chiusura – chiarisce Lorella Vaschieri, vice presidente del Consorzio Mercato Albinelli – e il malcontento dei cittadini è palpabile attraverso le telefonate, i social networks, le mail che riceviamo. Auspichiamo che le autorità regionali vogliano ripensare alla decisone, arrivando a considerarci per quello che siamo: il supermercato del centro storico di Modena.