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Anpi Sassuolo ricorda gli ebrei morti a Kiev

E’ di questi giorni la notizia dell’indagine EURISPES che rileva come per il 15,6 % degli italiani la Shoah non sia mai esistita. Non solo, ciò che preoccupa è che  il 61,7 % derubrica i recenti episodi di antisemitismo a un problema di linguaggio e non di reale intolleranza. Inoltre Mussolini viene rimpianto come statista di vaglia per aver fatto tante cose buone (forse le violenze e uccisioni di oppositori, la fame per operai e contadini e la guerra ?) e a lui nessuno attribuisce la vergogna delle Leggi sulla razza che portarono alle camere a gas gli ebrei italiani.

Per promuovere la presa di coscienza della verità dello sterminio che fu condotto dal nazismo e dal fascismo contro gli ebrei d’Europa e gli Ebrei italiani, ANPI –Sassuolo ogni anno organizza occasioni di conoscenza  storica, e per il gennaio 2020, nel Settantacinquesimo della Seconda guerra mondiale, si è proposta di presentare ai cittadini sassolesi, e  a quanti anche stranieri vivono per ragioni di lavoro a Sassuolo, un episodio tragico della Shoah sul territorio dell’odierna capitale dell’Ucraina, la città di  Kiev.

Infatti le operazioni di sterminio di massa degli Ebrei, forse solo ai cultori di storia è noto, iniziarono nel giugno 1941 nel quadro dell’Operazione Barbarossa sul fronte orientale durante l’attacco di Hitler all’Unione Sovietica.

La responsabile ANPI Maria Antonia Bertoni mentre preparava la conferenza “LE CENERI DI BABIJ JAR. L’eccidio degli ebrei di Kiev 29-30 settembre 1941”, che si terrà lunedì 3 febbraio, alle ore 20,30 in Sala Biasin gentilmente concessa dall’Amministrazione comunale, condotta sulla più recente documentazione storica edita in Italia, si è imbattuta nel Web in posizioni vergognose di negazionisti, tra i quali anche un italiano, che pur di negare le responsabilità di nazismo e fascismo, mistificano la verità storica appurata dalla comunità scientifica.

Come è noto il 27 gennaio 1945 i sovietici avanzando nella loro controffensiva giunsero ad Auschwitz. La guerra era ormai sul volgere. Quella data è stata scelta come Giorno della memoria.

Ma molti anni prima, nel settembre del 1941 le forze armate sovietiche venivano circondate e chiuse nella sacca di Kiev, arrendendosi ai nazisti e pagando un tributo altissimo di vittime (500000 morti) e di prigionieri (500000). Mentre la Wehrmacht avanzava, reparti speciali mobili di massacro, gli Einsatzgruppen A,B,C,D, dal Mar Baltico al Mar Nero, persino precedendo i reparti dell’esercito tedesco e da questi appoggiati, attuavano operazioni di pulizia etnica contro le popolazioni ebree delle città e dei villaggi dell’allora Unione sovietica, con fucilazioni di massa di migliaia e migliaia di uomini, donne e bambini.

Fu così che il 29 e 30 settembre 1941, in soli due giorni nei dintorni di Kiev, nella località detta Babij Jar, un burrone naturale, il Sonderkommando 4 a, parte dell’Einsatzgruppe C, al comando di Paul Blobel, sterminò a colpi d’arma da fuoco 33 771 ebrei, vecchi, donne, bambini di tutte le età, anche neonati, lì convenuti per ordine  nazista dalla città. La fossa di Babij Jar nei mesi dell’occupazione tedesca continuò ad essere luogo di esecuzioni, anche di resistenti ucraini e sovietici, fino a raggiungere la cifra di oltre 100.000 vittime lì massacrate.

Ma non bastò l’aver compiuto il più orrendo degli eccidi e l’averlo nascosto per ordine di Himmler, riesumando i corpi, bruciandoli su enormi graticole e riducendoli in polvere prima di scappare in ritirata verso Berlino. Il virus dell’odio antisemita produsse nuovi frutti finita la guerra (e ciò dovrebbe insegnarci molto sul presente): i morti ebrei di Babij Jar morirono più volte se così si può dire, come scrive il romanziere ucraino Kuznecov, perché tornata la pace il territorio fu modificato dalle autorità sovietiche per rimuovere i segni del genocidio e ai morti fu negato a lungo un monumento.

Ma, come scrive il nostro Ugo Foscolo, la poesia “vince di mille secoli il silenzio” e a Babij Jar furono poeti, romanzieri, pittori, musicisti che divennero protagonisti della trasmissione della memoria e elevarono un monumento perenne  che non si corrompe, realizzando il più toccante e meraviglioso atto di giustizia poetica che il popolo russo e ucraino potesse compiere per i suoi morti.

ANPI-SASSUOLO  COMITATO COMUNALE

















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