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Importanti riconoscimenti per la Scuola di Reumatologia di Unimore, diretta dal prof. Carlo Salvarani

Importanti riconoscimenti per la Scuola di Reumatologia di Unimore, diretta dal prof. Carlo Salvarani, che dirige la Struttura Complessa di Reumatologia dell’AOU di Modena e dell’Azienda USL-IRCCS di Reggio Emilia. Il prof. Salvarani, infatti, è stato nominato Research Collaborator del Mayo Clinic College of Medicine and Science di Rochester (USA), una delle realtà più importanti al mondo nella ricerca medica. Nel convegno annuale dell’American College of Rheumatology che si è tenuto ad Atlanta (USA) dall’8 al 13 novembre 2019 – con 16.000 medici da tutto il mondo – la scuola modenese e reggiana ha presentato 15 lavori, che hanno avuto come tema le vasculiti, le interstiziopatie polmonari in corso di malattie reumatiche, e le spondiloartriti. Il gruppo di ricerca coordinato dal prof. Salvarani è stato quello italiano con più relazioni.

“Il mio nuovo ruolo alla Mayo Clinic – ha spiegato il prof. Salvarani – È una posizione “ufficiale” di ricerca della durata di 3 anni che mi consentirà di essere responsabile di progetti di ricerca con fondi dedicati e avere accesso direttamente, anche dall’Italia, ai database dei progetti stessi”. Questo incarico è stato assegnato al prof. Salvarani per gli studi sulla arterite a cellule giganti (infiammazione dell’aorta e dei suoi rami) e soprattutto quelli che in questi ultimi dieci anni hanno identificato lo spettro clinico e patologico, i criteri diagnostici, la prognosi e la terapia di una vasculite (infiammazione della parete dei vasi) localizzata solo al cervello e al midollo spinale, definita vasculite isolata del sistema nervoso centrale. “Il riconoscimento precoce da parte del clinico di tale vasculite – conclude Salvarani – è di grande importanza per il paziente poiché una diagnosi e terapia precoce (steroidi, immunodepressori e anche nuovi agenti biotecnologici come il rituximab) previene le devastanti lesioni cerebrali (infarti cerebrali multipli e demenza subacuta) prodotte da tale vasculite e evita nel paziente gravi sequele di disabilità neurologica”. La Reumatologia di Modena in collaborazione con la Struttura Complessa di Neurologia, diretta dal prof. Stefano Meletti con quella di Neuroradiologia, diretta dal prof. Giacomo Pavesi, sono un centro di riferimento nazionale per tale Patologia ed è in corso una importante collaborazione con il prestigioso Istituto Neurologico Besta di Milano per definire un registro italiano per tale vasculite.

I ricercatori e i medici in formazione della scuola modenese e reggiana hanno portato al Congresso di Atlanta 15 tra abstract e relazioni, portando risultati collaborativi tra Reggio e Modena e i principali centri di eccellenza internazionali (Mayo Clinic, Friedrich-Alexander-University Erlangen-Nuremberg, Université Paris Descartes, Harvard Medical School) che hanno soprattutto riguardato la terapia della vasculite isolata del sistema nervoso centrale, della arterite a cellule giganti e della poliarterite nodosa, e la identificazione di un nuovo sottogruppo clinico di pazienti nella poliangite con granulomatosi eosinofilica.
Tra questi studi, tutti di grande interesse, merita un approfondimento quello che ha confrontato una popolazione italiana e una popolazione americana con arterite a cellule giganti, osservando come questi pazienti hanno una maggior sopravvivenza alla popolazione di pari sesso e età  senza tale vasculite. “Il motivo di questo dato apparentemente sorprendente – ha aggiunto il prof. Salvarani – è probabilmente correlata all’utilizzo prolungato dello steroide nei pazienti con arterite a cellule giganti, che sono tendenzialmente soggetti anziani, visto che l’età media di inizio di tale vasculite è 75 anni. L’utilizzo dello steroide probabilmente riduce il rischio di mortalità cardiovascolare”.

Un secondo importante studio ha dimostrato che la efficacia della terapia con tocilizumab (Ab monoclonale che blocca l’IL6) persiste per 2 anni dal termine del trattamento con tale farmaco nei pazienti con arterite a cellule giganti, riducendo la dose cumulativa di steroide e quindi la sua tossicità.
Uno studio del Policlinico di Modena, infine, ha visto la collaborazione tra Reumatologia, Malattie dell’Apparato Respiratorio (diretta dal prof. Enrico Clini) e Radiologia (diretta dal prof. Pietro Torricelli) sulle interstiziopatie polmonari in corso di malattie reumatiche. Lo studio ha affrontato le strategie terapeutiche e la sopravvivenza nei pazienti con interstiziopatia polmonare con caratteristiche autoimmuni. Le IPAF (interstiziopatie polmonari con caratteristiche autoimmuni) sono un gruppo di malattie a prevalente coinvolgimento polmonare. “Il nostro gruppo – spiega il prof. Marco Sebastiani, reumatologo che ha coordinato lo studio – sta lavorando da anni insieme ai colleghi del Centro Malattie Rare del Polmone (MaRP) diretto dal prof. Enrico Clini e del quale è referente la dottoressa Stefania Cerri. Questa nostra attività ci ha permesso di definire per la prima volta le caratteristiche evolutive e prognostiche della malattia e la nostra struttura è una delle capofila di uno studio multicentrico italiano che si prefigge di rivalutare e meglio definire i criteri per l’identificazione di questa patologia”.

Al Convegno di Atlanta hanno partecipato anche due specializzande della Scuola di Reumatologia (rispettivamente al III e IV anno).
La dr.ssa Elena Galli ha presentato una comunicazione sulla arterite a cellule giganti comparando le manifestazioni cliniche e la terapia di due diverse lesioni patologiche che fanno parte dello spettro patologico della arterite a cellule giganti: i pazienti con infiammazione transmurale verso quelli con infiammazione localizzata ai piccoli vasi periavventiziali. Per la prima volta, lo studio è riuscito a identificare un nuovo gruppo di pazienti con arterite a cellule giganti che deve essere riconosciuto precocemente poiché la terapia steroidea è in grado di prevenire la cecità, importante complicanza che compare nel 20% di tali pazienti. Nata a Como, classe 1990 la dottoressa Galli si è laureata a Varese, presso l’Università degli Studi dell’Insubria, e ha cominciato la specialità in Reumatologia presso UniMORE il 2 novembre 2016. Durante il III anno di specialità ha lavorato sul progetto che è poi stato accettato come poster al convegno ACR 2019 che si è tenuto ad Atlanta quando aveva da poco iniziato il IV anno di specialità.
La dr.ssa Giorgia Citriniti ha invece presentato un importante lavoro sulla ultrasonografia nella artrite associata alle malattie infiammatorie intestinali con la definizione di un nuovo score radiologico per la valutazione della attività della malattia in questi pazienti, di grande utilità per definire l’attività della malattia e monitorare la terapia. Questo lavoro è frutto di una importante collaborazione con la Gastroenterologia del Policlinico, diretta dalla prof.ssa Erica Villa, che ha portato alla formalizzazione di un ambulatorio condiviso sulle malattie infiammatorie intestinali. Nata a Parma, classe 1989, la dottoressa Citriniti, si è laureata presso l’Università di Bologna e ha cominciato la specialità in Reumatologia presso UniMORE il 1° novembre 2015. Durante il IV anno di specialità ha lavorato presso l’Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia e il Policlinico di Modena a diversi progetti di ricerca nell’ambito dello studio ultrasonografico delle articolazioni. Uno di questi progetti è stato presentato come poster al meeting annuale ACR 2019 che si è tenuto ad Atlanta, quando frequentava il IV anno di specialità. Il 13 dicembre 2019, la dottoressa Citriniti si è specializzata in Reumatologia con votazione con una tesi da titolo “Valutazione reumatologica clinica ed ecografica di una serie consecutiva di pazienti con uveite acuta anteriore”.

















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