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Viveva da indigente alle reggiane, ma è un pusher. Arrestato

Viveva da indigente In un’ambiente di uno stabile dell’area delle dismesse officine reggiane che aveva adattato a deposito di eroina che vendeva a un nutrito portafoglio clienti che effettuavano gli ordinativi via WhatsApp attraverso messaggi criptici. A scoprirlo i carabinieri  della sezione operativa della compagnia di Reggio Emilia che nel pomeriggio di ieri a seguito dell’ennesimo blitz nell’area dell’ex officine reggiane, con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti hanno arrestato il cittadino tunisino A.M.G. 36enne in Italia senza fissa dimora, ristretto al termine delle formalità di rito a disposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Emilia.

Al tunisino i carabinieri hanno sequestrato oltre mezzo etto di eroina, in parte suddivisa in dosi pronte allo spaccio, uno smartphone che da un controllo speditivo risultava contenere nell’applicativo WhatsApp messaggi di diversi utenti, molti censiti quali assuntori di eroina dagli stessi carabinieri, con contenuti che, seppur criptici, sono stati ricondotti all’illecita attività di compravendita dell’eroina. L’attività dei carabinieri reggiani risale al pomeriggio di ieri quando, nel corso degli incessanti controlli che da tempo i carabinieri stanno eseguendo nell’area dell’ex reggiane (altro pusher di eroina era stato pizzicato il giorno prima), punto di ritrovo principale della città per lo smercio al minuto di stupefacenti, facevano irruzione all’interno di uno dei casolari in stato d’abbandono dove pregressi servizi di osservazione avevano fatto rilevare un sospetto andirivieni.

Al primo piano dello stabilimento in questione veniva trovato disteso sul letto il menzionato tunisino e, al suo fianco, veniva rinvenuta la presenza di una busta in cellophane risultata contenere oltre mezzo etto di eroina suddivisa in tre frammenti di grandi dimensioni e molti altri di piccole dimensioni. L’uomo sottoposto a perquisizione personale, veniva trovato in possesso di uno smartphone che da un analisi  risultava contenere diverse “conversazioni” via WhatsApp  ricondotte a  richieste/cessioni di sostanza stupefacente. La successiva verifica sugli intestatari delle utenze che avevano contattato la persona fermata, cristallizzava il sospetto dei militari operanti in quanto questi utenti risultavano essere assuntori di stupefacenti. Alla luce di quanto accertato il tunisino veniva tratto in stato di arresto per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Al termine delle formalità di rito veniva ristretto a disposizione della Procura reggiana.
















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