«Siamo al paradosso. Il pomodoro da industria è l’unico comparto che quest’anno deve dire “grazie” agli effetti del maltempo, che ha fatto precipitare la produzione del 18% rispetto al quantitativo contrattato nella programmazione annuale – spiega Eugenia Bergamaschi, presidente regionale di Confagricoltura –. I produttori hanno davvero rischiato di sfiorare il peggio: è stato sottoscritto un quantitativo di pomodoro contrattato di 29 milioni di quintali, che è di molto superiore a quello che può essere di fatto trasformato dall’intero bacino delle industrie del Nord».
Perciò gli agricoltori non ci stanno e adesso chiedono di lavorare fin da subito a una programmazione 2020 corretta per arrivare a definire il quantitativo di pomodoro che sia in grado di garantire loro una congrua marginalità e scongiurare eventuali produzioni invendute. Giovanni Lambertini, presidente regionale dei produttori di pomodoro da industria di Confagricoltura, tocca il nervo scoperto: «Le Organizzazioni di Produttori
(OP) vanno ridisegnate perché attualmente svolgono un’opera di intermediazione, ma non è sufficiente. Vanno pertanto rivisti anche i criteri di rappresentanza sindacale. Il sistema non funziona, neppure l’Organizzazione interprofessionale del pomodoro da industria del Nord Italia riesce a svolgere il suo ruolo. Confagricoltura Emilia Romagna sollecita inoltre – sottolinea il presidente regionale dei produttori – che la filiera usi al meglio tutti gli strumenti a disposizione, a partire dall’interprofessione, per creare valore e ridistribuirlo equamente affinché anche la parte agricola, che si assume la maggior parte dei rischi, sia
adeguatamente remunerata. Insieme possiamo rilanciare la coltivazione del pomodoro».
Ma c’è un altro punto ancora da risolvere, secondo Confagricoltura Emilia Romagna, ossia l’adozione di una tabella qualità che non sia irreale e penalizzante. Le basse rese a ettaro hanno portato nelle tasche dei produttori una PLV (Produzione lorda vendibile) media al di sotto dei costi di produzione, al limite della sostenibilità economica. Lo spiega con un esempio Lambertini: «Il prezzo di riferimento pattuito nell’accordo quadro richiede un grado brix pari a 4.95 gradi, che da anni è un valore irraggiungibile e peraltro assume una particolare rilevanza solo ai fini della produzione di pomodoro concentrato e non per tutte le lavorazioni a maggior valore aggiunto».