Una malattia complessa, dolorosa, invalidante, che non sempre viene diagnosticata in tempi rapidi, e che può avere forti ripercussioni sulla vita personale, lavorativa e familiare di chi ne è affetta. È l’endometriosi, patologia che in Europa, secondo le stime, interessa circa il 10% della popolazione femminile, e in Italia riguarda quasi 3 milioni di donne. 798 i ricoveri effettuati nel 2018 in Emilia-Romagna, 734 dei quali (92% del totale) per intervento chirurgico, eseguiti soprattutto(nel 32% dei casi)presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna.
Ma a breve sarà proprio l’Emilia-Romagna, tra le prime Regioni in Italia, a introdurre – sia per i medici che per le pazienti – nuove strategie per l’endometriosi, attraverso Percorsi diagnostico-terapeutici-assistenziali (Pdta) standardizzati.
Se ne parlerà domani, sabato 19 ottobre, nella conferenza “Endometriosi: focus sulla paziente. La rivoluzione Emilia-Romagna – diagnosi, percorsi, tutele”, in programma a partire dalle ore 10 in Regione (Sala 20 maggio, Terza Torre, viale della Fiera 8). Un evento aperto a tutta la cittadinanza, organizzato dall’Associazione progetto endometriosi (Ape) onlus, con il patrocinio della Regione e della Commissione europea, con medici, pazienti e istituzioni per fare il punto sulla situazione attuale della presa in carico e delle cure e sulle prospettive future.
“Siamo di fronte a una patologia invalidante, dolorosa, che segna la vita di tante donne, dall’adolescenza all’età matura- sottolinea l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Sergio Venturi-. È importante, quindi, dare servizi e assistenza adeguati, dalla diagnosi alla cura; per questo, sulla base delle migliori pratiche organizzative e cliniche maturate fino ad oggi, la Regione Emilia-Romagna punta a definire una rete ad hoc, che interessi tutto il territorio e che metta al centro la donna e i suoi bisogni. Vogliamo assicurare diagnosi certe in tempi rapidi, percorsi ben definiti, cure ancora più appropriate, interventi in centri specializzati. Rafforzando e migliorando ulteriormente- chiude Venturi- ciò che già esiste, anche con il prezioso supporto del mondo associativo che ben conosce problemi ed esigenze delle donne colpite da endometriosi”.
“Crediamo che questo sia un primo passo fondamentale per tante pazienti che vedranno implementare e mettere in rete le migliori pratiche sull’endometriosi- spiega Sara Beltrami, referente Ape per i rapporti istituzionali e la tutela delle donne-. È giusto informare le donne rispetto ad un piano all’avanguardia che le riguarda, e attraverso il quale la Regione è tra le prime a prendere per mano le donne non solo a parole”.
Il nuovo modello clinico-organizzativo regionale
Favorire la presa in carico precoce della paziente, e la prevenzione delle complicanze; garantire la gestione “multidisciplinare” del caso, l’accessibilità al livello di assistenza più appropriato in relazione al quadro clinico, calibrare il tipo e la necessità di intervento chirurgico, assicurare la centralizzazione degli interventi più complessi nei centri regionali con maggiore esperienza; monitorare i livelli di qualità delle cure e collaborare attivamente con le associazioni delle pazienti, in modo da garantire uno scambio di informazioni costante.
Sono questi, in sintesi, gli obiettivi che la Regione vuole raggiungere, lavorando assieme alle Aziende sanitarie e alle Associazioni per la messa a punto di una rete e di un percorso assistenziale uniforme su tutto il territorio, anche attraverso specifiche attività di ricerca e formazione e l’introduzione delle innovazioni terapeutiche. Tra le principali finalità, quella di contrastare il ritardo diagnostico, che ha conseguenze importanti sulla progressione della malattia, sulla sfiducia della paziente e sulla sua esposizione a trattamenti inappropriati.
Cos’è l’endometriosi, in sintesi
L’endometriosi è una patologia ad andamento cronico, progressivo e recidivante, che coinvolge globalmente la salute della donna in età fertile. Si caratterizza per la presenza di endometrio, il tessuto che normalmente riveste la superficie interna dell’utero, in zona “anomala”, e può interessare la donna già alla prima mestruazione. Oltre alla sintomatologia dolorosa e all’infertilità, la malattia determina spesso effetti psicofisici che possono essere invalidanti. Da gennaio 2017, l’endometriosi “severa” è stata inserita nei Lea, i Livelli essenziali di assistenza, e quindi tra le malattie croniche esenti dalla partecipazione al costo delle prestazioni.