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“La cornice e lo specchio. Riflessioni ed esperienze di terapia nei luoghi dell’arte” di Carlo Coppelli in sala Biasin

Il prossimo 3 ottobre a Sassuolo presso la Sala G.P. Biasin in via Rocca alle ore 21 verrà presentato il libro “La cornice e lo specchio. Riflessioni ed esperienze di terapia nei luoghi dell’arte” di Carlo Coppelli che parlerà per l’occasione con  Marco Panizza.

L’osservazione di un dipinto, una scultura o un’installazione, può produrre piacere personale e accrescimento culturale, ma anche la possibilità di riconoscersi nell’immagine. Per “specchio” intendiamo il rispecchiamento con un altro (quadro o artista) diverso da noi. In arteterapia per attivare questo processo è necessario sia presente una cornice composta da diversi fattori come: il gruppo (l’attività viene fatta insieme ad altri partecipanti con i quali si condivide un’esperienza); il facilitatore (in grado di agevolare l’uso di strumenti e tecniche, gestire tempi e spazi); il gioco espressivo (il gioco è importante nell’apprendimento e nella socializzazione; lo è anche come elemento di riflessione). Giocare con l’immagine in una galleria o in un museo, alla presenza di un conduttore, insieme ad altri, pone il partecipante nelle migliori condizioni per poter elaborare nuove esperienze e riflessioni.

Carlo Coppelli ha una doppia formazione: socio-assistenziale e artistica. Professionalmente inizia come assistente sociale, con specializzazione in Assistente Sociale Psichiatrico. Poi opera dal 1984 al 1986 in atelier pittorici degli ex ospedali psichiatrici di Trieste e Gorizia. Per trentacinque anni insegna Discipline Plastiche e Scultoree nei licei artistici di Trieste, Mantova, Modena e Sassari. Arteterapeuta e artista. Per alcuni anni docente a contratto nell’Università di Modena e Reggio Emilia nei corsi SSIS per insegnanti di sostegno. Matura varie esperienze nel campo della didattica dell’arte e arteterapia in sedi museali, gallerie, enti e parchi di molte regioni italiane. Dal 1995 in modo continuativo pubblica articoli e saggi, organizza mostre e convegni; è formatore in ambito psichiatrico, educativo, socio-sanitario e per dodici anni ha condotto laboratori di arteterapia e teatro in carcere. Fra i docenti fondatori della Scuola Triennale di Formazione in Artetrapia della Cittadella di Assisi – Pro Civitate Christiana; responsabile didattico della Scuola Triennale di Formazione in Arteterapia di Sassari.

Marco Panizza ricopre il ruolo di Conservatore del Museo Galleria del Premio di Suzzara dal 1999. Si occupa di didattica dell’arte iniziando la collaborazione con il Prof. Marco Dallari dell’ l’Università di Trento. Dal 2008 promuove laboratori di Arteterapia con il prof Carlo Coppelli. Ha curato mostre di artisti contemporanei; è autore di numerosi articoli e scritti relativi alla didattica dell’arte, arteterapia e storia del Museo per giornali, riviste e libri. Nel 2018 ha guidato il nuovo corso del Premio Suzzara alla sua cinquantesima edizione. Si occupa inoltre di teatro di ricerca coinvolgendo l’area del”disagio”.

ESTRATTO

L’arte cura e lenisce i dolori, libera, stupisce, rilassa, consola, afferma, attiva energie ma, a volte, può diventare uno strumento utile a mistificare, illudere, manipolare, procurare dolore. Per questo, dalla notte dei tempi, l’arte ha brillato di una sua luce, ma pure possiede un cono d’ombra: sempre rilevante, può essere svelante di sé e dell’altro; un efficace mezzo per comunicare con il prossimo, ma pure un modo per imporre un sistema di valori o, semplicemente, un gusto (basta pensare alla Moda…); così come vi sono artisti “inventati”, “costruiti” o almeno eccessivamente enfatizzati a tavolino dai critici e dai galleristi e un’arte mera emanazione del valore di mercato.

 

















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