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Il 28 e 29 settembre a Guastalla XXIII edizione di “Piante e animali perduti” dedicata alla biodiversità

Guastalla (foto F. Franzosi)

Sabato 28 e domenica 29 settembre si rinnova l’appuntamento con la mostra – mercato “Piante e Animali Perduti”: ventitreesima edizione di una delle più attese manifestazioni dell’agenda verde italiana. Organizzata, a cura dell’architetto Vitaliano Biondi – Arvales Fratres, dall’ Associazione Guastallese Gemellaggi ed Eventi, con il patrocinio del Comune di Guastalla, la manifestazione, dedicata alla biodiversità e al mondo rurale, si svolge nel centro di Guastalla, (RE), piccola capitale del Rinascimento, rifondata come città ideale da Ferrante Gonzaga.

Posta sul fiume Po, la cittadina, con gli altri 84 comuni, distribuiti lungo il tratto medio del Po (3 regioni: Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, e 8 province (Cremona, Lodi, Pavia, Mantova, Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Rovigo) ha ottenuto a giugno un importante riconoscimento: il PoGrande, ossia il tratto medio padano del Grande Fiume, è stato riconosciuto Riserva Biosfera Mab (Man and the Biosphere) UNESCO. Uno strumento di straordinario valore per la salvaguardia dell’ambiente e per lo sviluppo del territorio fluviale. Il progetto, coordinato dall’Autorità Distrettuale del Fiume Po e sostenuto dal Ministero dell’Ambiente, ha preso forma a partire da settembre 2015 per iniziativa dei sindaci della Bassa reggiana e parmense, mantovana e cremonese, con l’Autorità Distrettuale del Fiume Po, Legambiente, e l’Università di Parma.
La biodiversità rappresenta la continua evoluzione, la ricchezza passata, presente e futura delle forme di vita vegetali e animali che popolano i nostri ambienti e i nostri paesaggi. Ma è anche il racconto dei valori che i sistemi viventi conservano e tramandano. La biodiversità nutre, regola i cicli degli elementi, costruisce paesaggi.

Piante e animali perduti 2019 cerca una volta di più di offrire spazi, lanciare sfide, trovare arditi incroci disciplinari per un confronto aperto, a volte imprevedibile, sulle questioni sentite come più urgenti e vicine dalla comunità di visitatori che si dà appuntamento a Guastalla: la perdita costante di biodiversità a causa dei comportamenti dell’uomo e dei cambiamenti climatici, l’agricoltura familiare e contadina, il recupero di varietà tradizionali e di razze animali che un tempo animavano le aie e i cortili, la difesa del territorio, del buon cibo, delle tradizioni e degli antichi mestieri.

La mostra – mercato, che lo scorso anno ha sfiorato le 40 mila presenze vede la partecipazione di circa 500 espositori e l’organizzazione di un denso programma di attività gratuite: convegni, incontri, mostre, concerti, spettacoli, attività per bambini, workshop sulle tecniche di giardinaggio, agricoltura e cura degli animali, visite guidate ai giardini di Guastalla e laboratori gratuiti creativo floreali che dipanano un gomitolo multicolore di fili che legano piante e animali all’uomo. (www.pianteanimaliperduti.it ingresso 4 euro).

LA MOSTRA MERCATO – In esposizione il meglio della produzione di vivaisti selezionati: rose antiche e da collezione, camelie, orchidee, piante acquatiche, erbacee, piante perenni a fioritura autunnale come l’aster, piante aromatiche e officinali. E ci sono anche piante da frutto assieme a frutti antichi e rari, presenti nella nostra Penisola, la cui coltura è stata progressivamente abbandonata (l’uva fogarina, la prugna zucchella di Lentigione, il melo campanino, le pere passa crassana, il giuggiolo e molte altre). Non mancano le spezie e un grande mercato di sementi e ortaggi.

Inoltre uno spazio sempre più importante della mostra è dedicato all’ esposizione e alla vendita di specialità agroalimentari provenienti da tutta Italia, comprese le prelibatezze del territorio come il principe della gastronomia, il parmigiano-reggiano tradizionale, l’aceto balsamico tradizionale di Reggio Emilia, il lambrusco, il nocino e l’erbazzone, tipica torta salata a base di spinaci, i salumi di Parma, ecc. Si intende così valorizzare le produzioni provenienti dal territorio e dall’agricoltura biologica, favorire un rapporto diretto fra produttore e consumatore, rappresentare un nuovo approccio all’educazione alimentare.

Si rinnovano anche quest’anno accese sfide gastronomiche: il Palio della rossa (sabato 28 settembre, ore 18.30, Palazzo Ducale – Conversatoio) una gara, con giuria popolare tra produttori del formaggio che nasce dal latte delle bovine dal mantello rosso di razza reggiana; “Mustum Ardens”( domenica 29 settembre, dalle ore 15 alle ore 17, Palazzo Ducale – Conversatoio), la gara aperta al pubblico di mostarde della riva sinistra e destra del Po, organizzata con il Consorzio Agrituristico Mantovano “Verdi Terre D’Acqua” e il mercato contadino di Guastalla. Un derby da non perdere è il Palio di San Lucio (domenica 29 settembre, ore 17.30 Palazzo Ducale – Conversatoio) che con una giuria di esperti decreta il migliore tra i diversi tipi di Parmigiano-Reggiano tra i caseifici dei comuni rivieraschi del Po. Inoltre in p.zza della Repubblica sabato 28 settembre dalle ore 15 (replica la domenica ore 11) si può assistere alla cottura del Parmigiano-reggiano a cura dell’azienda agricola “Il Tralcio” (RE), e alle ore 17 alla pigiatura dell’uva (replica domenica 29 ore 17). Per tutta la giornata di domenica, sempre in p.zza della Repubblica si può poi assistere alla cottura del mosto grazie alla Confraternita Aceto balsamico tradizionale.

Piante e animali perduti è anche una festa della cucina del Po. Sono destinati ai buongustai i menù, proposti nei numerosi punti ristoro, che spaziano dalla tradizione della terra (tortelli di zucca e di bietole) a quella del fiume (luccio in salsa).

Un cibo povero, un vero miracolo in cucina, una esperienza gastronomica ma anche sociale per l’Emilia: è quel tipo di pasta fritta, chiamata nel linguaggio corrente nella provincia di Reggio Emilia, il gnocco fritto e “torta fritta” nella provincia di Parma. Ebbene a questa prelibatezza, espressione della cucina povera, Guastalla, dedica (sabato 28 settembre ore 16, p.zza Matteotti Ristorante tradizionale Pro loco) “Strutto struggente”, una tenzone fra la torta fritta di Parma proposta dal forno Borlenghi di Colorno (PR) e il gnocco fritto di Reggio Emilia servito dalla Proloco di Guastalla. Il gnocco fritto o più propriamente come vuole la lingua italiana lo gnocco fritto, famosa variante del pane, tipica dell’Emilia, di origine longobarda, basata su abbondanti quantità di strutto, va servito caldo accompagnato da un piatto di affettato misto con prosciutto crudo, coppa, salame e pancetta e da un buon lambrusco frizzante reggiano. Ci sarà anche la possibilità di assaggiare grazie al forno di Mentore Negri della Confraternita del lüadel, il famoso “lüadel”  di Pomponesco: un piccolo panino dall’aroma indimenticabile, gonfio e morbido, croccante fuori ma pieno e soffice internamente, da accompagnare ai salumi locali.

Domenica 29 settembre nella Torre civica (piazza Matteotti dalle 10.00  alle 13.00) con Alessia Morabito | food si andrà alla scoperta delle tecniche di panificazione, dai grani antichi ai pani senza lievito, grazie alla collaborazione di  Pro Loco e Made in Lowland

Sempre più ampia anche l’affascinante sezione dedicata all’artigianato artistico: l’eccellenza italiana nella lavorazione del legno, del ferro, della ceramica, del pellame, dei tessuti, oltre all’esposizione di attrezzature per la cura del giardino e dell’orto, arredi e complementi che variano dalle nostalgiche atmosfere di un tempo al design contemporaneo. È possibile inoltre assistere a dimostrazioni di impagliatura, di intreccio del salice e delle erbe palustri e delle tecniche costruttive con materiali naturali.

CONVERSAZIONI, INCONTRI, PRESENTAZIONI DI LIBRI – Una pluralità di proposte permeano la due giorni di Guastalla. Le conversazioni, gli incontri e la presentazione di libri affrontano le tematiche portanti della manifestazione spaziando dalla tutela dell’ambiente e degli animali, dall’agricoltura familiare e contadina al recupero di varietà tradizionali, dal buon cibo alle tradizioni. Tra i numerosi appuntamenti una segnalazione merita (29 settembre ore 10 Palazzo Ducale – Conversatoio) l’incontro con Clark Anthony Lawrence che presenterà il libro Mezzo Giardiniere (Officina Naturalis). Clark Lawrence ripercorrerà la sua straordinaria avventura di promotore culturale, fra ville, palazzi e castelli italiani, attraverso una galleria dei personaggi, dei temi e degli ambienti a essi legati. Libri, quadri e musica scandiscono il viaggio dell’autore fra le dimore della Pianura Padana, luoghi in cui nasce e si esprime l’irresistibile attrazione per il giardino e per la sua creazione. Clark Anthony Lawrence è nato a Manassas, Virginia (USA). Vive e lavora in Italia, alla Macchina Fissa, un’antica idrovora lungo il Fiume Mincio (Borgo Virgilio, Mantova) e fino al 2012 ha vissuto nel Castello di Galeazza con uno spettacolare giardino pubblicato su diverse riviste e raccontato in programmi televisivi. Nel 1996 fonda l’Associazione Culturale “Reading Retreats in Rural Italy” che organizza mostre, concerti, spettacoli, e coinvolge migliaia di persone da tutto il mondo. Negli ultimi vent’anni è diventato, per passione e per caso, giardiniere. Scrive per il trimestrale inglese “Hortus”, pubblicato da David Wheeler.

Inoltre Assunta Ligustri  (sabato 28 settembre, ore 11 Palazzo Ducale – Conversatoio) darà spazio a un materiale naturale e performante: la paglia che permette di costruire edifici salubri e resistenti, operando una scelta favorevole per l’ambiente, mentre

Antonella Ferrero dell’azienda agricola Happyplant svolgerà una laboratorio su piante aromatiche e officinali alleate del nostro benessere psico-fisico.  Ugo Pellini, conosciuto botanico e docente invece svelerà (sabato 28 settembre, ore 14.00 Palazzo Ducale – Conversatoio) la storia avvincente dei patriarchi, gli alberi secolari nella provincia di Reggio Emilia, mentre (sabato 28 settembre, ore 15.00 Palazzo Ducale – Conversatoio) Giovanni Cervi dell’azienda dell’Azienda Agricola Valico Terminus  nell’incontro Vade retro, botulino! spiegherà come produrre conserve dolci, salate e sottoli in casa, senza correre rischi per la salute.

Fabio Bortesi de “Il Tarassaco” (domenica 29 settembre, alle ore 11.00 Palazzo Ducale – Conversatoio) poi intratterrà il pubblico su Solstizi, Equinozi, Riti Agresti e antichi Lunari.

Clementina Santi (domenica 29 settembre, alle ore 14.00 Palazzo Ducale – Conversatoio) invece, seguendo l’itinerario del libro Le torte d’erbe, condurrà alla scoperta dell’ “erbazzone”, il principe della nostra cucina, che si può consumare in ogni momento della giornata, così come non può mancare nelle occasioni di festa. Questa specialità che le ‘ razdore’ hanno perfezionato e tramandato custodendone la tipicità e che i migliori chef del territorio hanno affinato o magistralmente reinterpretato, hanno dato origine anche a esperienze imprenditoriali come illustrerà Luigi Benassi di Nonna Lea.

Rabdomanzia – Piante e Animali Perduti quest’anno ospiterà (sabato 28 settembre, dalle 15,30 stand di Antiche Porte Edizioni, in P.zza Mazzini) un curioso appuntamento, dal titolo, “Rabdomanzia che, in collaborazione con la casa editrice di Reggio Emilia, aiuterà a scoprire quest’antica arte e a conoscerne le caratteristiche ignote ai più attraverso un pratico manuale e il suo autore Alfonso Colli.  Chi vuol essere rabdomante? O meglio chi vuole scoprire se ne ha le doti? Perché l’arte della rabdomanzia, ricerca di acqua sotterranea, ma anche metalli o altri oggetti è una cosa precisa, esatta e seria. Lo prova Alfonso Colli, ingegnere che, prima di andare in pensione, era consulente tecnico presso la Procura della Repubblica. Colli  ha dato alle stampe l’ utile e pratico manuale “Il Rabdomante” per i tipi di ANDATA & RITORNO edizioni. In esso l’autore aiuta a comprendere i passaggi, le pratiche e le cognizioni per capire se si possiede il dono oppure no. Spesso la rabdomanzia è scambiata come una “magia” che mediante misteriosi poteri recupera dal sottosuolo chissà quali tesori, oltre sembrare un dono di pochi. Non è affatto così, ci dice l’autore, che spiega nel volume “La rabdomanzia è arte antica e, contrariamente a quanto si pensi, non riguarda solo la ricerca di acqua sotterranea, ma per esempio anche di vene metallifere nel settore minerario, di nodi energetici, o di oggetti smarriti. Recentemente la rabdomanzia è tornata alla ribalta dei media grazie ad un poderoso film di Russel Crowe dal titolo emblematico “The water diviner” (Il rabdomante, appunto) ove il protagonista grazie alle proprie bacchette da rabdomante riesce a trovare cose ancor più preziose dell’acqua e secondo autorevoli fonti, circa il 40% della popolazione ne è dotata, ma pochi ne sono consapevoli, anche perché raramente capita l’occasione di poterlo scoprire”. In associazione al manuale è possibile acquistare due bacchette appositamente pensate per iniziare il “cammino”. Esse sono state scelte dall’autore dopo lunga e provata sperimentazione.

CONVEGNI – È un tema decisamente interessante quello che  l’Associazione italiana razze autoctone a rischio di estinzione  Rare affronterà sabato 28 settembre dalle 9.30 alle 13.30, a Palazzo Ducale, nella XVII edizione del suo convegno annuale. L’argomento scelto per questo appuntamento, introdotto da Daniele Bigi dell’ Università di Bologna, già presidente di Rare e da Roberto Zalambani, presidente UNAGA (Unione Nazionale Associazione Giornalisti Agricoltura Alimentazione Ambiente Territorio Forestale Pesca Energie Rinnovabili) – FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana), è infatti “Razze autoctone italiane e formaggi storici”. Nata nell’anno 2002, Rare è la prima associazione italiana che persegue esclusivamente il fine di solidarietà sociale mediante tutela e valorizzazione dell’ambiente e della natura, con particolare riferimento alle razze autoctone di interesse zootecnico a limitata diffusione e a rischio di estinzione.

Il convegno prevede la partecipazione di docenti universitari ed esperti del settore.

Riccardo Fortina e Sonia Tassone dell’Università Torino, tratteranno le “Produzioni casearie tradizionali delle razze autoctone piemontesi”. Da Bra a Castelmagno, a Murazzano, a Roccaverano sono tanti i luoghi dove vengono prodotti formaggi Dop in Piemonte, regione dalle grandi tradizioni di allevamento e di produzione di formaggi. Accanto a quelli più noti a livello nazionale e internazionale, ci sono anche formaggi prodotti con il latte di razze a limitata diffusione, che oggi sono ancora poco noti. Uno di questi è il Montebore, delle zone appenniniche della provincia di Alessandria: una vera reliquia, così come la razza dal cui latte viene prodotto, la Tortonese o Varzese, o Ottonese, a seconda del territorio di allevamento.

Di tutt’altra origine e area di produzione è la Toma del Maccagno, che prende il nome dall’omonimo alpeggio biellese e, prodotta, con il latte della razza bovina autoctona Pezzata Rossa di Oropa. Il Maccagno era prodotto originariamente nelle valli a Est di Biella, di seguito si diffuse in tutta la provincia. Era il formaggio preferito dalla regina Margherita di Savoia e da Quintino Sella, ministro del regno d’Italia e fondatore del Club alpino italiano.

Il medico veterinario Antonio Contessa di Foggia, affronterà l’argomento delle “Razze autoctone e i formaggi tipici del promontorio garganico”. L’allevamento allo stato brado e o semibrado, presente sull’intero territorio della provincia di Foggia e particolarmente nell’area del Gargano, si conferma quale territorio della provincia maggiormente interessato da questa attività zootecnica dove si allevano due importanti razze autoctone: il bovino Podolico e la capra Garganica. Da queste due razze si realizzano due importanti formaggi: il Caciocavallo Podolico e il Cacioricotta di capra Garganica.

Stefano Simonella dell’Università di Messina, interverrà sulle “Razze autoctone e formaggi tradizionali della Sicilia”. Razze autoctone e formaggi tradizionali sono un binomio strettamente interconnesso per la zootecnia in Sicilia, con diversi esempi di formaggi Dop tra cui la Provola dei Nebrodi, il Ragusano, il Piacentino Ennese, il Pecorino Siciliano, la Vastedda del Belice, e altri importanti e storici in corso di riconoscimento, come il Maiorchino e il caciocavallo palermitano. Storicamente elemento di valorizzazione e difesa delle razze autoctone dal cui latte venivano ottenuti, i formaggi tradizionali, i marchi Dop hanno rappresentato al meglio il legame tra questi prodotti e il territorio di origine, oltre che il migliore modello di sviluppo per le aree rurali, anche quale elemento trainante per la tutela del patrimonio zootecnico autoctono.

Alessio Zanon medico veterinario, interverrà sulle “Produzioni casearie tradizionali per il recupero di razze bovine a rischio di estinzione”.

Infine Floro De Nardo, presidente Rare, oltre a trarre le conclusioni della giornata, interverrà sui “Formaggi storici o tradizionalmente fabbricati della Calabria – La legge regionale 5/2004”. Da sempre, alla diversità zootecnica e geografica, si è sovrapposta un’altrettanta svariata e diversificata produzione di formaggi, espressione della civiltà di un paese o di una regione. Nel susseguirsi delle epoche storiche, in Italia e, in Calabria in particolare, i formaggi sono assurti a simbolo e memoria storica della sua migliore tradizione civile, sociale e culturale. La regione Calabria con la legge regionale n° 5/2004 recante “Norme per l’individuazione dei prodotti a base di latte ritenuti storici o tradizionalmente fabbricati”, ha inteso riconoscere ben 35 formaggi ritenuti storici e/o tradizionalmente fabbricati, che rischiavano di scomparire per via di alcune disposizioni previste dalla direttiva n° 92/46/Cee, che stabiliva alcune norme sanitarie per la produzione e la commercializzazione del latte e dei prodotti caseari, sebbene la Ue, nel 1997 aveva emanato la Decisione n° 284, con la quale invitava gli Stati membri ad indicare i formaggi storici, e i relativi processi che si volevano salvaguardare.

RIAPRE LA CHIESA DI SAN FRANCESCO

Piante e animali perduti è anche una occasione preziosa per andare alla riscoperta di edifici di rilevanza storico artistica. La ex chiesa  seicentesca di San Francesco, dopo un lungo periodo di chiusura, a causa del sisma del 2012, riaprirà  dopo i lavori di restauro, per la prima volta in occasione  della mostra – mercato come sede ideale per  i workshop creativo floreali  in programma sabato e domenica dalle ore 10 alle ore 17. I laboratori sono dedicati ad alcune interessanti tecniche oggi molto in voga come l’ hand lettering base con brush pen ossia l’arte di disegnare le lettere a mano con Francesca Bartoli – Bosco Rosso; il ricamo su carta con Shaula Segato – Shaula-la-la; l’ illustrazione e il collage con Sara Elan Donati – Sara Elan Illustration;  l’illustrazione con Clarizza Colzzi – Segui le briciole; l’incisione e la stampa manuale con Lucia Locatelli – Impressioni.

IL PAESE DEI BALOCCHI – Vera e propria festa della natura, Piante e animali perduti propone un calendario specifico di laboratori con materiali naturali per far esercitare ai bambini le proprie capacità manuali, motorie e creative e un insieme di attività organizzate per favorire la conoscenza della natura, il rispetto dell’ambiente e degli animali, l’interesse per uno stile di vita più rispettoso della natura e dell’ambiente. Ampio spazio hanno i giochi antichi tradizionali, organizzati con le associazioni Genitori di Pieve e della scuola secondaria  di primo grado, che l’UNESCO ha dichiarato bene immateriale e patrimonio dell’umanità.

Con l’obiettivo di avvicinare grandi e piccoli al grande patrimonio zoologico di casa nostra, spesso esposto al rischio di estinzione a causa della bassa resa o di difficoltà particolari nel processo di produzione alle spalle di Palazzo Gonzaga nel cuore della città  una vera e propria fattoria accoglie galli, galline, oche, anatre, capre, pecore, colombi, asini, cavalli, vacche di antiche razze e il cane da pastore dell’Appennino Emiliano il Lupino del Gigante, una presenza millenaria a fianco del pastore, tutta da riscoprire.

Qui si trova anche l’arena frequentata da selezionati mattinieri per il concorso di canto da gallo, un serrato confronto di virtuosismi canori! Il re del pollaio infatti (domenica 29 settembre, ore 6.00, Pratone) sarà il protagonista nell’area verde di Palazzo Ducale della XXI gara canora nazionale, riservata ai galli italiani, organizzata da A.E.R.Av Associazione Emiliano Romagnola Avicoltori. Alle sei del mattino a darsi battaglia  con i loro chicchirichì saranno preziose razze avicole come la Polverara, celebrata da poeti e scrittori e raffigurata in quadri ed opere conservati addirittura nei Musei Vaticani, l’Ancona, la Livorno, la Padovana, la Siciliana, la Bionda piemontese, presidio Slow Food, la Modenese, la Robusta maculata, e tante altre.

Il rischio della scomparsa degli asini a seguito della meccanizzazione agricola ne ha fatto una specie da tutelare, particolarmente adatta alle attività con i bambini. Grazie alla collaborazione con Massimo Montanari dell’asineria didattica “Aria Aperta” per tutte e due giornate è presente un’area interamente destinata ai bambini e  alle attività con gli asini come le viste a dorso d’asini nelle aree golenali (domenica 29 ore 11.30 P.zza della Repubblica).

RAPACI, LUPI, ANIMALI SELVATICI – Accanto agli animali da cortile la manifestazione offre un omaggio agli animali selvatici. L’antica arte della falconeria sopravvive all’usura del tempo. E così Piante e animali perduti propone con il gruppo dei Falconieri italiani la testimonianza diretta di un antico sapere, recentemente tutelato dall’Unesco, nato sugli altopiani delle steppe asiatiche circa 4000 anni fa. Il pubblico (sabato 28 settembre e domenica 29 ore 17.30 P.zza della Repubblica) resterà  incantato nell’osservare le picchiate delle poiane, la maestosa apertura alare degli avvoltoi o i ripetuti passaggi ad alta velocità del falco. E ancora saranno in mostra sparvieri, aquile, gufi e civette. Un invito a  sensibilizzare i giovani e i bambini alla tutela della fauna selvatica e alla salvaguardia dell’ambiente.

La manifestazione offre anche (sabato, ore 16.00 Palazzo Ducale – Conversatoio) un omaggio di Rosalba Matassa, Davide Celli, Franco Tassi e Cesare Moroni al lupo, all’orso e agli animali selvatici. “In bocca al lupo!” Un augurio che si fa a grandi e piccoli quando si deve affrontare un esame e serve per superarlo anche una buona dose di fortuna. Ma cosa c’entra il lupo con la fortuna? E perché a questa formula augurale si risponde “Crepi!” facendo infuriare quanti amano gli animali? Questo modo di dire risalirebbe alla cultura dell’antica Roma. Si diceva ‘In Ora Lupis’, per augurare a qualcuno di avere la stessa fortuna di Romolo e Remo salvati dai gorghi del Tevere da quella lupa che per tirarli fuori dall’acqua li aveva presi con la bocca. Per spiegare la nascita della risposta “crepi il lupo” ci si deve rifare invece al mondo della caccia. Tutti i cacciatori usavano questo augurio, poiché per andare a caccia di lupi e venderne le pellicce integre, ci si doveva avvicinare abbastanza da trovarsi “nella bocca del lupo” e i parenti del cacciatore si auguravano che quest’ultimo ‘crepasse’.

INSETTI – Gli insetti sono  veri indicatori della salute di un territorio. La loro protezione è sempre più urgente per il mantenimento della biodiversità e per la sopravvivenza dei vari ecosistemi. Ben prima della nostra, l’ operosità degli insetti si è esercitata su agricoltura, allevamento, tessitura, immagazzinamento. La manifestazione (Palazzo Ducale Cortile Interno sabato 28 settembre dalle 10.00 alle 12.30)  non dimentica gli insetti, animali estremamente utili del giardino come illustrerà Daniele Cavadini, affermato fotografo naturalista, con all’attivo pubblicazioni, mostre e collaborazioni con  riviste quali Gardenia, Bell’Europa e Bell’Italia. Molti bambini sono entomologi dilettanti e scrutano con interesse quasi maniacale il mondo di questi non sempre graditi coprotagonisti, se non antagonisti, delle nostre estati e dei nostri picnic. Formiche, api, vespe, termiti, farfalle, coleotteri, lucciole, coccinelle, scarafaggi zanzare, mosche, pulci, pidocchi, cimici, zecche e persino ragni.

A “Piante e animali perduti”, con l’aiuto delle fotografie e di esemplari vivi Daniele Cavadini, illustrerà i particolari sorprendenti degli insetti  e la loro utilità.

FILM – Piante e animali perduti è anche difesa delle antiche tradizioni. Guastalla (sabato 28 settembre, alle ore 21.00, Palazzo Ducale – Sala dell’Antico Portico) si trasformerà in una grande festa di musica, ballo e tradizioni popolari con la proiezione del film “L’Appennino che Suonava” di Alessandro Scillitani, autore di documentari, musicista e cantante. Il vulcanico regista reggiano, che da anni collabora con Paolo Rumiz, proporrà la sua ultima fatica “L’Appennino che Suonava”, frutto di un’appassionata ricerca tra musica, ballo e tradizioni popolari che lo ha impegnato negli ultimi due anni. “Il film è un viaggio ideale nei luoghi dell’Appennino Reggiano in cui vissero e operarono i suonatori popolari tra fine Ottocento e metà degli anni Settanta” – spiega Alessandro Scillitani – che ha progettato e realizzato il film coadiuvato dai musicisti e ricercatori Emanuele Reverberi e Paolo Simonazzi, dal fotografo Riccardo Varini e dal critico cinematografico Paolo Vecchi. Attraversando luoghi, case, osterie, dall’evocazione dei suoni e delle musiche, dal racconto dei testimoni viene tracciato il profilo di un periodo in cui la musica era al centro della vita della comunità. Il cuore del film è basato sulle ricerche sul campo condotte alla fine degli anni Settanta da Bruno Grulli, che ha condotto il regista nei luoghi della sua ricerca. La colonna sonora comprende le musiche, registrate degli esecutori originali o riproposte oggi da musicisti che reinterpretano quei brani: Emanuele Reverberi, Paolo Simonazzi, Filippo Chieli, Remo Monti, Riccardo Varini”.

MOSTRE –  Arricchiscono il vasto programma di “Piante e Animali Perduti” anche alcune mostre.  Il set del film ‘Novecento’ di Bernardo Bertolucci nelle foto di Angelo Novi rivive, dopo più di quarant’anni, nella mostra ‘Guastalla una città da film’, a Palazzo Ducale  (sabato, domenica e festivi). Si tratta di una rilettura della documentazione fotografica come omaggio poetico all’Emilia, alla Bassa padana e al suo mondo contadino. La poesia, del resto, ha un ruolo centrale nella mostra: accanto alle fotografie, infatti, sono esposti anche i testi di alcune poesie del padre Attilio Bertolucci, commentate da Bernardo e dal fratello Giuseppe. Poesie che hanno avuto un ruolo importante sa nella realizzazione della sceneggiatura di Novecento, sia nella formazione dei due registi. L’esposizione è realizzata dal Comune di Guastalla in collaborazione con la Cineteca di Bologna e l’archivio delle Teche Rai.

La seconda, a cura di Associazione di Cia – Agricoltori Italiani, si tiene nella rinnovata chiesa di San Francesco (via Passerini) risalente ai primi anni del 1600,  e si intitola “Scatti di campagna. Volti e storie di donne contadine”. La mostra racconta la trasformazione del lavoro delle donne nel settore, attraverso una serie di scatti in bianco e nero a partire dagli anni ’40, che si alternano ai volti di coltivatrici, allevatrici, e imprenditrici di oggi. Si passa dalla figura ormai iconica delle mondine, alle raccoglitrici di canapa, fino all’imprenditrice che alleva cavalli, produce prodotti Dop e Igp, promuove turismo rurale e biodiversità. Ruoli e contesti molto differenti, ma capaci di raccontare pienamente il “fare agricoltura” al femminile in un settore difficile, che ha conosciuto crisi profonde e rappresenta una sfida continua.

Inoltre a Palazzo Ducale nella giornata di sabato  si tiene la mostra fotografica “Armoniche visioni” a cura di Alex Scaravelli, Emanuele Caleffi e Raffaele Perulli e nel Chiostro delle Agostiniane nelle due giornate Sguardi – esperienze di creatività.

LE TRADIZIONI: IL TABARRO – A Guastalla c’è spazio anche per le tradizioni più singolari. Chiunque ad esempio fosse in possesso di un tabarro antico o moderno, ovvero di quel capo lungo, nero, che ripara dal freddo e trasmette un senso di originalità, è invitato ad una speciale sfilata fuori dal tempo e svincolata dalle leggi delle mode imperanti. Sarà l’occasione per ripercorrere la vicenda di questo indumento, che, già in uso presso gli antichi romani, nel ‘300 veniva indossato da medici e avvocati.  Un capo carico di storia, il mantello a ruota della pianura, da nebbie e da bicicletta, ricordato anche da Cesare Zavattini con una splendida poesia (I porta ancora al tabar da li me bandi) che trova uno spazio nello stand di Arki  collocato all’interno del  Palazzo Ducale per tutta la durata della manifestazione.

W IL VINTAGE – Infine è riservato ai curiosi e ai cultori di cose del passato il mercato del vintage, a cura di Armando Nocco, originale mercatino dell’antiquariato e del collezionismo che presenta porcellane, attrezzi agricoli, arredi, oggetti di design, strumenti musicali, quadri d’autore e strumenti musicali.

PIANTE E ANIMALI PERDUTI – GUASTALLA (RE)

Ingresso 4 euro. Info: www.pianteanimaliperduti.it facebook: Piante Animali Perduti Guastalla instagram: piante_animali_perduti

UIT Informazione e Accoglienza Turistica, strada Gonzaga 37/e, Guastalla (RE), tel. 0522 839763 uit@comune.guastalla.re.it

Ufficio stampa: Patrizia Paterlini pattipatr@gmail.com  Tel 348 8080539 www.pianteanimaliperduti.it

















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