«Bisogna aumentare la capacità produttiva di frumento duro per rispondere alle richieste dell’industria e ridurre le importazioni. Occorre investire nella ricerca genetica per mettere a disposizione degli agricoltori sementi sempre più adatte alle caratteristiche pedoclimatiche delle nostre zone, soprattutto dopo l’annata 2019 oltremodo anomala, che ha visto ridurre drasticamente le rese produttive sul territorio regionale a causa del cambiamento climatico in atto». Questa è la posizione espressa da Confagricoltura Emilia Romagna a margine del convegno di oggi, a Bologna, dal titolo “Grano duro in Emilia
Romagna: oltre la campagna 2019”, organizzato dalla Regione Emilia-Romagna.
Confagricoltura sottolinea inoltre «la necessità di imprimere una forte accelerazione sulla diffusione di innovazioni tecnologiche e sulla capacità di stoccaggio con il ritiro separato dei diversi prodotti, per valorizzarne la qualità. Soltanto così possiamo arrivare – prosegue l’associazione degli imprenditori agricoli – a nuovi modelli di contrattazione con le industrie
del comparto».
L’impegno del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, intende proiettarsi anche a livello europeo, «affinché la nuova Commissione Europea possa varare in tempi stretti un piano per aumentare la produzione di cereali – e proteine vegetali – per ridurre sia le importazioni da paesi terzi che l’eccessiva esposizione alla volatilità dei prezzi». A tal
proposito si rimarca infine che l’Ue è il primo esportatore di prodotti agroalimentari.