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Aumentano col caldo i danni da cimice asiatica nei frutteti

Aumentano col caldo i danni da cimice asiatica (Halyomorpha halys) nei frutteti, insetto che dal 2012 è diventato uno dei peggiori nemici delle produzioni frutticole dell’Emilia-Romagna e di tutto il nord Italia.  Pero, melo e pesco gli alberi più colpiti cui ora si affiancano anche ciliegio, albicocco, kiwi e susino. Reti protettive, insetti antagonisti, predatori naturali e difesa integrata sono gli strumenti principali a disposizione degli agricoltori contro la cimice asiatica.

E delle strategie messe in campo dalla Regione – come le protezioni ai frutteti, la difesa integrata e le prospettive di lotta biologica – si parlerà nel Tavolo tecnico regionale per la gestione dell’emergenza cimice asiatica (Halyomorpha halys) convocato per il prossimo lunedì 8 luglio in Terza Torre (Bologna, viale della Fiera, 8).

Tra le tecniche di difesa preventive, l’isolamento “meccanico” del frutteto con reti antinsetto monofila o con quelle ottenute dalla modifica delle strutture antigrandine, si è rivelato tra i più efficaci.  Con questo obiettivo, la Regione ha messo a disposizione delle aziende quasi 13 milioni di euro (con due bandi del Programma di sviluppo rurale: uno per 10 milioni nel 2017 e uno finanziato con 2,7 milioni quest’anno) per l’acquisto e l’installazione di reti antinsetto, raccogliendo anche i suggerimenti e le esigenze espresse dagli agricoltori e dalle associazioni, legati alle caratteristiche delle aziende del nostro territorio poiché l’adozione di questi sistemi è stata inizialmente frenata da diversi fattori, non ultimo la necessità di una specifica organizzazione aziendale e di importanti investimenti.

“Oltre ai bandi, per un valore complessivo pari a 13 milioni di euro investiti dalla Regione per installare reti proteggi frutteto- spiega l’assessore regionale all’Agricoltura, Simona Caselli- stanno proseguendo a marcia spedita le ricerche in collaborazione con università e centri di ricerca, con oltre 380 mila euro di finanziamenti regionali, per interventi a basso impatto ambientale, grazie all’impiego di insetti antagonisti, avendo sempre come principale obiettivo la salvaguardia degli equilibri biologici dei diversi agroecosistemi del nostro territorio”.

Le prospettive di lotta biologica prevedono al momento due diverse strategie: l’impiego di una specie autoctona prodotta in biofabbrica (Anastatus bifasciatus) e la lotta biologica classica basata sull’introduzione nell’ambiente di specie esotiche provenienti dalla zona di origine della cimice asiatica come la vespa samurai (Trissolcus japonicus), un minuscolo insetto che depone le proprie uova nelle ovature della cimice asiatica e di fatto contribuisce a regolarne la popolazione.

Per quanto riguarda l’Anastatus sono in corso prove di lancio su larga scala in due comprensori agricoli della regione: uno a Modena e uno a Ravenna. Le prove sono realizzate con il coordinamento scientifico dell’università di Modena e Reggio e la collaborazione del Servizio Fitosanitario regionale, del Consorzio Fitosanitario di Modena e del Crpv (Centro regionale per le produzioni vegetali).
Con la prospettiva di dare corso alla lotta biologica classica con la vespa samurai e con il coordinamento centrale del Consiglio per la ricerca in agricoltura (Crea), i Servizi Fitosanitari stanno monitorando la presenza e la diffusione sul territorio italiano di queste due nuove specie. Quella della vespa samurai però è una possibilità che resta subordinata a una definitiva modifica normativa che ne permetta la diffusione, trattandosi di un insetto esotico.

Già dal 2015 l’Emilia-Romagna, anche tramite la Conferenza delle Regioni, si è attivata presso il ministero dell’Ambiente, assieme alle altre Regioni italiane, per chiedere la modifica delle norme che attualmente impediscono l’importazione di insetti antagonisti da altri ambienti, anche se destinati a programmi di lotta biologica. In prospettiva, aggiornata la legislazione vigente, le due specie esotiche di parassitoidi attivi nel controllo della cimice asiatica rinvenute in Italia nel 2018 – Trissolcus japonicus e Trissolcus mitsukurii – potranno rappresentare un importante strumento di lotta alla cimice asiatica.

“Per affrontare le sfide determinate dai nuovi organismi nocivi che colpiscono le produzioni agricole è necessario- chiude l’assessore – un non rinviabile cambiamento della normativa di recepimento della direttiva comunitaria Habitat e la successiva autorizzazione ministeriale per l’immissione di specie e popolazioni non autoctone di organismi antagonisti”.

L’ultimo tassello della strategia regionale è rappresentato dalla difesa chimica che, anche se non è attualmente risolutiva, rimane comunque un pilastro importante della strategia di difesa. Il Servizio Fitosanitario, in collaborazione con i tecnici di produzione integrata, aggiorna periodicamente i disciplinari di produzione integrata in modo da definire delle strategie di controllo sostenibile che permettano di ridurre la pericolosità delle specie esotica verso le principali colture frutticole della regione, sempre nel rispetto delle registrazioni del ministero della Salute e, dunque, dell’ambiente e della salute pubblica.

















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