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Parmigiano Reggiano, CIA: “gravi pericoli dai dazi Usa. I nostri parlamentari si mobilitino”

“Trump mette a rischio l’esportazione negli Usa delle oltre 280mila forme di Parmigiano Reggiano”. È l’allarme di Antenore Cervi, presidente Cia di Reggio Emilia, dopo la pubblicazione della nuova lista nera dei prodotti europei sui quali incombono i pesanti dazi usati come ritorsione per i sussidi che l’Europa ha garantito al consorzio Airbus, principale concorrente dell’americana Boeing. E, a differenza dello scorso aprile, ora nell’elenco figura anche il Re dei Formaggi. “I nostri parlamentari – lancia l’appello Cervi – sollecitino con forza e facciano pressioni sul Governo italiano affinché intervenga al più presto per impedire il deflagrare di questa preoccupante guerra commerciale”.

Il presidente Cia non usa giri di parole: “Siamo dinnanzi a una minaccia molto grave per il nostro territorio e gli imprenditori agricoli reggiani perché gli Stati Uniti sono (dopo la Francia) il secondo mercato export con 10.439 tonnellate di prodotto spedito oltreoceano nel 2018 (+ 15% rispetto al 2017). E i dati del primo trimestre di quest’anno indicano un ulteriore deciso incremento. Le potenzialità sono enormi: gli Stati Uniti possono diventare in breve tempo il primo mercato export ma insensati dazi, prodotti ingannevoli e contraffazione rischiano di compromettere lavoro e investimenti”.

Cia ricorda che il Parmigiano Reggiano è sempre di più proiettato sui mercati esteri e nel 2018 ha raggiunto e superato il 40% di quota export, con una crescita a volume del +5,5% rispetto all’anno precedente. I dati ufficiali del Consorzio indicano che la Francia è il primo mercato (11.333 tonnellate), seguito da Usa (10.439 tonnellate), Germania (9.471 tonnellate), Regno Unito (6.940 tonnellate) e Canada (3.030 tonnellate). Se Francia e Regno Unito crescono (rispettivamente +12,6% , +2,2%) la Germania frena (-4,4%) a causa della concorrenza dei prodotti similari. Al contrario, cresce il Canada (+17,7%) che, grazie agli accordi Ceta, conferma le previste opportunità di sviluppo.

E se Cia – a differenza di altre associazioni di agricoltori che pare abbiano però finalmente cambiato idea – è sempre stata favorevole a Ceta, guarda invece ora con grande preoccupazione all’accordo commerciale in dirittura d’arrivo tra Unione europea e paesi del Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay): “Rappresenterebbe una ulteriore mazzata per le eccellenze del nostro territorio”, denuncia Cervi.

“Il settore agroalimentare che rischia di essere penalizzato in favore di comparti come il farmaceutico e l’automotive, rilevanti soprattutto per l’export tedesco, e interessati al quinto maggior mercato fuori dai confini comunitari, con 260 milioni di consumatori latino-americani – entra nel dettaglio l’associazione -. Cia guarda da sempre con favore agli accordi commerciali internazionali ma, nel ruolo di importatore netto, l’agrifood italiano occupa una posizione difensiva nelle produzioni zootecniche e nei cereali, che auspichiamo siano tutelate dal trattato”.

Cia si augura, dall’altra parte, una particolare attenzione a sostegno dei prodotti in cui gioca, invece, in posizione offensiva: vini, prosecco, prodotti agricoli trasformati lattiero-caseari e IG di alta qualità.

“Il rischio è di essere sommersi dai prodotti agricoli del Sudamerica – conclude Cervi -. Nell’Ue vigono i più alti standard in termini di sicurezza alimentare, ambiente, salute e benessere degli animali che garantiscono il successo dei prodotti agroalimentari europei nel mondo, sarebbe dunque dannosa una concorrenza di prodotti che non rispettano il principio di reciprocità delle regole comunitarie”.

















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