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Salami, Cgil Modena: sciopero stamattina contro la gestione unilaterale del reparto logistica-magazzino

Sciopero di un’ora con assemblea stamattina davanti ai cancelli alla Salami Spa di via Emilia Ovest 1006 (foto) contro la posizione intransigente dell’azienda sulla gestione del reparto magazzino-logistica affidato a Chimar.

“Chimar – afferma Fiom/Cgil – è presente in Salami da 3 anni e mezzo con 4-6 addetti che si occupano di gestione dei materiali in entrata e in uscita. Questi addetti sono però sempre stati affiancati in commistione totale da dipendenti diretti della Salami, rendendo di fatto la gestione in contrasto con le normative di legge vigenti.

La Fiom/Cgil e la Rsu della Salami hanno avviato già a metà aprile un confronto con la direzione della Salami per portare la gestione nelle modalità corrette. Dopo un’assenza di risposte durata diverse settimane, ieri l’azienda ha reso noto la decisione unilaterale del trasferimento del ramo d’azienda della logistica-magazzino direttamente a Chimar. Ciò significa che oltre a esternalizzare un intero reparto, la Salami intende far passare in Chimar anche i 4-6 dipendenti diretti che sino a questo momento avevano affiancato le maestranze Chimar.

Salami rifiuta di fatto ogni ragionevole confronto con Fiom/Cgil e Rsu sulla gestione del reparto, con l’obbiettivo – rincara Fiom/Cgil – di liberarsi anche dei suoi dipendenti con una presenza ventennale all’interno di Salami, seguendo unicamente la logica dell’abbattimento dei costi. Salami dimostra una scardsa attenzione per i suoi dipendenti considerandoli alla stregua di lacchi postali da spostare a proprio piacimento.

Fiom/Cgil e Rsu Salami chiedono che sia riaperto al più presto il tavolo di confronto con la direzione aziendale per garantire il mantenimento del rapporto contrattuale con Salami per i lavoratori che sarebbero oggetto di trasferimento.
Qualora non arrivassero risposte concrete, Fiom e lavoratori decideranno le azioni da intraprendere a tutti i livelli.

La Fiom/Cgil ribadisce che questo ennesimo caso, dimostra come le leggi italiane tutelano maggiormente le imprese dando massimo libertà d’azione e non garantiscono altrettanto i diritti dei lavoratori. Politica e istituzioni devono riflettere ed intervenire perché le leggi tornino ad essere più equilibrate per tutelare maggiormente chi è più debole sul piano contrattuale”.

















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