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Sequestro di beni per 10 milioni di euro riconducibili ad ex “imprenditrice” di origini sassolesi

Dando esecuzione ad una misura di prevenzione patrimoniale disposta dal Tribunale di Reggio Emilia, i finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bologna, hanno sequestrato in diverse province italiane, tra le quali Bologna, Reggio Emilia e Modena un ingente patrimonio mobiliare ed immobiliare – costituito da una villa, appartamenti, terreni auto, conti correnti e sette società operanti nei settori immobiliare e del commercio all’ingrosso di materie plastiche – del valore complessivo di circa 10 milioni di euro. I beni sottoposti a vincolo sono risultati nella disponibilità di G.P., “imprenditrice” sessantreenne, di origini sassolesi, residente a Castellarano (RE) ed attualmente agli arresti domiciliari.

La donna è gravata a partire dal 1989, senza soluzione di continuità, da numerosissimi precedenti penali e plurime sentenze definitive di condanna per reati di natura economico-finanziaria, contro il patrimonio, l’economia e la fede pubblica commessi, anche in forma associativa, in varie regioni del centro-nord Italia, tra l’EmiliaRomagna, la Lombardia, il Veneto, la Toscana e l’Umbria.

Il provvedimento ablativo, disposto dalla Sezione Penale del Tribunale di Reggio Emilia ed eseguito dagli specialisti del G.I.C.O. (Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata) del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bologna, costituisce l’epilogo di complesse indagini economico-patrimoniali condotte, ai sensi del cosiddetto “Codice Antimafia”, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Reggio Emilia, nella persona del Sostituto Procuratore dott.ssa Valentina Salvi che, come si legge nel dispositivo, ”si fondano sul riconoscimento a carico della persona prevenuta di un’allarmante pericolosità sociale, estrinsecatasi nell’ambito economico-finanziario, con sistematiche e professionali condotte fraudolente e simulatorie a danno dell’Erario, e palesatasi in maniera incessante e crescente negli ultimi trent’anni, durante i quali alcun effetto deterrente o rieducativo hanno prodotto, non solo le numerosissime condanne emesse a suo carico, ma, nemmeno i periodi di detenzione scontati come pene o in forza di misure cautelari”.

Gli accertamenti compiuti dai finanzieri hanno infatti consentito di riscontrare, oltre alla escalation di condotte criminose poste in essere dalla donna, e quindi la sua eccezionale attitudine ad estrinsecare i propri comportamenti antisociali mediante il compimento di numerosi reati (tra i quali estorsione, minaccia, calunnia, falso ideologico e materiale, evasione fiscale, truffa, bancarotta fraudolenta, anche con il ricorso a fatture per operazioni inesistenti), anche un rapporto di particolare sproporzione tra i redditi, pressoché inesistenti, dichiarati dalla stessa e dal suo nucleo familiare e il patrimonio immobiliare e mobiliare riconducibile alla sua effettiva disponibilità, che di conseguenza è stato sequestrato in quanto ritenuto acquisito con proventi, appunto, frutto di attività illecite.

Dall’esame del complessivo curriculum criminale, particolare rilievo assume la vicenda che ha visto G.P. tratta in arresto nel 2013 dalla Guardia di Finanza di Ferrara, e per la quale è stata condannata nel 2018 dal Tribunale di Reggio Emilia a 6 anni e 8 mesi di carcere, in quanto coinvolta in indagini per contrabbando, emissione di fatture per operazioni inesistenti, occultamento o distruzione di documenti contabili, sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte unitamente, tra gli altri, ad un noto imprenditore palermitano, pregiudicato, detenuto in carcere, teste in vari processi di mafia.

L’odierna attività si inserisce nell’ambito di una più ampia progettualità operativa, promossa dal Comando Provinciale di Bologna, finalizzata all’individuazione sull’intero territorio regionale di soggetti “evasori fiscali socialmente pericolosi” nei cui confronti avanzare richieste di applicazione di misure di prevenzione personali e patrimoniali e che ha permesso di proporre il sequestro di beni per oltre 40 milioni di euro, di cui oltre 20 milioni già sottoposti a misura cautelare.

















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