“Il Codice degli Appalti deve essere un provvedimento davvero… sfortunato. Quando viene aggiornato uno spera che le cose migliorino, invece riescono ogni volta a peggiorarlo. E’ davvero incredibile!”. Claudio Boccaletti, presidente Comparto Costruzioni Lapam Confartigianato, non usa giri di parole. Nel provvedimento ‘sblocca cantieri’ ci sono interventi significativi sul Codice degli Appalti: alcuni vanno incontro al buon senso e alle richieste delle associazioni datoriali, altri, più impattanti, sfavoriscono ancora di più le imprese medio piccole, in particolare del territorio.
“Il caso più eclatante e incomprensibile riguarda i cosiddetti contratti sottosoglia. Di fatto – sottolinea Boccaletti – viene soppresso l’affidamento diretto per lavori di importo fino a 150.000 €, previa consultazione di tre operatori economici. Tale modifica è davvero incomprensibile, poiché era stata introdotta con la Legge di Bilancio appena tre mesi fa e rappresentava uno strumento utile per aggiudicazioni più snelle di interventi di minore entità. Viene ora prevista una procedura negoziata vera e propria, con almeno 3 inviti, per lavori fino a 200.000 €, abolendo la possibilità di ricorrere a procedure negoziate fino al milione di euro, soglia che, come sappiamo, intercetta la maggior parte delle opere di riferimento per le micro e piccole imprese. In pratica, ogni lavoro di importo pari o superiore a 200mila euro, dovrà essere affidato tramite procedura aperta, ciò significa che le gare sono aperte e, chiunque, da tutta Italia, può partecipare senza che sia prevista una riserva dedicata agli operatori del territorio interessato, in particolare le micro, piccole imprese (come da noi richiesto a più riprese, fin dall’adozione del nuovo Codice). Ritorna il minor prezzo come criterio principe di aggiudicazione delle gare, cosa di per sé non necessariamente negativa, se applicato fino alla soglia del milione (o due milioni) come era previsto dal codice.
Il combinato disposto con la soglia dei 200.000 €, rischia, invece, di spingere le stazioni appaltanti ad utilizzare il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa come deterrente ad una partecipazione indiscriminata. Questa scelta può portare ad un uso strumentale dell’offerta economicamente più vantaggiosa, vanificando gli effetti positivi, anche in termini di tempi e costi, legati all’utilizzo del minor prezzo.”
Il dirigente Lapam sottolinea anche un paio di elementi positivi: “Siamo soddisfatti, invece, per l’innalzamento della soglia subappaltabile fino al 50% dell’importo del contratto e per l’abolizione dell’onere della prova, in capo al concorrente, di dimostrare l’assenza di motivi causa di esclusione per i subappaltatori. Questo onere, giustamente, è in capo alla pubblica amministrazione.
L’Associazione si è attivata, a tutti i livelli, per arrivare alle necessarie modifiche del decreto, ma più in generale per una proficua revisione della normativa sugli appalti pubblici, che da tempo le imprese del settore richiedono. Queste modifiche ‘spot’ a un reticolo di norme, già di per sè molto articolato e complesso, rischia di stringere inutilmente le maglie da un lato, lasciando pericolosi buchi dall’altro, senza centrare davvero l’obiettivo, che deve rimanere il lavoro!”.