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“L’Esodo”: il film di Ciro Formisano sulle conseguenze della Legge Fornero per il Nonantola Film Festival

Un film che affronta con coraggio il problema del lavoro nell’Italia di oggi, attraverso la storia di una ‘esodata’. Con la proiezione ad ingresso gratuito de “L’Esodo” pluripremiata opera prima – quarta delle sei in rassegna quest’anno alla manifestazione – diretta da Ciro Formisano, continuano domani giovedì 2 maggio alle ore 21.00 gli appuntamenti alla Sala Cinema Massimo Troisi di Nonantola nell’ambito della tredicesima edizione del Nonantola Film Festival, organizzato dall’omonima associazione affiliata Arci. Protagonista principale una straordinaria Daniela Poggi vincitrice per questo ruolo di numerosi premi; accanto a lei Rosaria De Cicco, David White, Simone Destrero, Carlotta Bazzu,  Kiara Tomaselli. Il regista incontrerà il pubblico in sala alla fine della proiezione.

“L’Esodo” tra gli altri riconoscimenti ha vinto il Globo d’oro 2018 Gran Premio della Stampa Estera, ed è stato candidato ai Nastri d’Argento 2018 per il Miglior Soggetto

Roma, 2012. Francesca è un’esodata, ovvero una dei 390mila lavoratori che la riforma Fornero ha lasciato a casa in attesa di un’età pensionabile innalzata all’ultimo minuto. La situazione di Francesca è particolarmente delicata perché vive sola con una nipote 16enne che non capisce le difficoltà economiche in cui è precipitata la nonna e gliene addossa interamente la colpa. Quando Francesca si ritrova a chiedere l’elemosina sotto i portici di Piazza Repubblica, con il suo abbigliamento da signora bene e il suo sorriso da persona onesta, le reazioni della gente verso di lei sono le più disparate…

Note di Regia

“L’Esodo è un film che tenta di ricostruire e fermare nel tempo un anno fatidico della storia socio-politica Italiana, prendendo spunto da un fatto realmente accaduto, dalla storia di un’esodata che ho intervistato durante le riprese del documentario “Figli dell’Esodo” e che ha chiesto di restare nel più completo anonimato. È un film che vuole muoversi liberamente tra i punti di vista dei diversi personaggi, con una fotografia instabile, colori freddi, assenze totali di dissolvenze e morbidezze, costanti sfocature delle immagini che danno un taglio duro, quasi rubato, di uno Streetmovie senza carezze per lo spettatore. Un movimento narrativo corale dove i protagonisti sono però molto attuali, e ruotano attorno a una mamma-nonna, colei che incarna la nuova Italia, fragile, povera, insicura, piena di rabbia, che rivendica la promessa di un benessere che le era stato promesso, ma che non è stato mantenuto. L’idea di questo film l’ho avuta tre anni fa quando ho iniziato a seguire la vicenda degli esodati, identificandola come quella che sarebbe stata la più dura conseguenza del governo dei “Professori” e della grave rottura di un patto tra stato e cittadino. Per anni ho continuato a seguire e filmare, raccogliere testimonianze di esodati provenienti da tutta Italia, durante le manifestazioni, i presidi, le dure proteste che però contraddistinguevano la categoria di queste persone rispetto ad altre, per la loro enorme civiltà. Per una dignità mai persa, nonostante molte persone conoscevano la miseria per la prima volta nella loro vita e dopo una vita di lavoro. Inizialmente l’idea di questo film non fu bene accolta da molti del comitato degli esodati, perché credevano che la storia di Francesca, se pur prendendo spunto da una vicenda vera, sarebbe stato un caso limite che avrebbe dato ben poche identificazioni da parte degli stessi. Più il tempo passava, meno soluzioni giungevano in aiuto dai nuovi governi, più la condizione degli esodati non salvaguardati andava inasprendosi e più l’idea del film trovava consensi. L’enorme platea (400.000) degli esodati ed ex esodati cosiddetti “salvaguardati” attendono questo film per ergerlo come simbolo di memoria e di lotta per quel numero ancora enorme di non salvaguardati che è stato ancor meno fortunato della protagonista di questo film”. Ciro Formisano

















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