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Medaglia di bronzo al Valor Militare per il Comune di San Martino in Rio

Il 24 aprile a Roma, nella sede del Ministero della Difesa, il Sindaco di San Martino in Rio Paolo Fuccio e la Presidente della sezione sammartinese dell’Anpi Assunta Pistone riceveranno dal Ministro Elisabetta Trenta un importante e storico riconoscimento per il territorio e la comunità: la Medaglia di Bronzo al Valore Militare per i combattenti, i caduti e le città, che nella Guerra di Liberazione sono stati protagonisti di straordinarie pagine di eroismo. Il Gonfalone del Comune accompagnato dal Sindaco, dalla Pistone e da una ampia delegazione sarà decorato con la Medaglia al Valore, quale ricompensa per essere stato il primo comune della Provincia Reggiana ad essersi liberato con le proprie forze dal giogo nazi-fascista.
“La richiesta al Ministero per la concessione della ricompensa – affermano il Sindaco e Assunta Pistone – era stata avviata nel 2016, per preservare il valore del ruolo che la Resistenza ha avuto nella storia d’Italia, e, nel caso particolare, nella storia locale e reggiana. San Martino in Rio ha avuto un ruolo rilevante nella Guerra di Liberazione con un atto di eroismo militare che ha permesso al paese di liberarsi dal dominio dei Tedeschi e della Repubblica Sociale Italiana il 23 marzo del 1945. Il territorio locale era stato infatti interamente occupato dalle formazioni partigiane, le forze di liberazione che attraverso il Comitato Liberazione Nazionale presero possesso del Municipio iniziando una vera e propria azione di governo. San Martino in Rio è stato il primo comune della provincia reggiana a essersi liberato, e a promuovere azioni di governo che videro protagoniste anche le donne tramite i Gruppi di difesa della donna, particolarmente vivaci nella realtà sammartinese e attivi nei momenti di svolta sociale e politica del tempo”. Conclude il Sindaco Fuccio: “Il 25 aprile del 1945, conclusione delle ostilità in Italia, trova dunque il Comune completamente pacificato e da quel momento inizia il periodo della ricostruzione e l’avvio di una vita politica, sociale e civile impostata su nuove basi. Il tributo pagato da San Martino in Rio è stato rilevante anche in termini di vite perdute, ma i risultati e gli atti hanno dato una dimostrazione di coraggio, con le azioni, gravi e rischiose, che ne sono conseguite che meritano di essere premiate e ricordate come esempio, per i valori e le grandi speranze che hanno acceso verso un nuovo modo di essere “cittadini”, protagonisti e artefici del proprio destino. La medaglia al valor militare vuole essere un “ponte” tra passato e presente, anche per le nuove generazioni”.

Così Ginetto Patacini in un articolo pubblicato da L’Unità il 4 aprile del 1975, in occasione del convegno “Emilia Romagna nella guerra di Liberazione”, raccontava i fatti avvenuti nel marzo 1945 a San Martino in Rio: “Per un mese intero – dal 30 marzo al 25 Aprile 1945 – il comitato di liberazione nazionale, presieduto da Calso Giuliani, assunse i poteri di “governo” del Comune.

Fu, senza dubbio, insieme con le manifestazioni di massa organizzate in molti comuni dai gruppi di difesa della donna, l’avvenimento di maggior rilievo politico della Resistenza reggiana che si è verificato nella primavera 1945. Superato il drammatico inverno del 1944, che era costato perdite dolorose, eccidi e rappresaglie, la Resistenza si organizza, intensifica gli attacchi contro il nemico nazifascista, prepara l’offensiva finale che dovrà liberare l’Italia del Nord. È in questo clima e in questa situazione che si colloca e si svolge l’episodio di S. Martino in Rio. In seguito ad un attacco dimostrativo notturno dei partigiani, il comando tedesco ritirò il distaccamento di truppe mongole che presidiava S.Martino. La notte successiva – era il 23 marzo – le forze partigiane occuparono il Paese. Da quel momento il potere dei fascisti era cessato; si instaurava, nella clandestinità, un nuovo “governo”, quello del CLN, che, a mezzo di propri emissari, impartiva ordini e direttive al segretario comunale. Il pomeriggio del 3 aprile i gruppi di difesa della donna organizzano la protesta di alcune centinaia di donne davanti alla sede del consorzio agrario per reclamare la consegna del grano dall’ammasso. Contemporaneamente un battaglione della 37.a brigata GAP e squadre di sappisti occupano il centro abitato. Vennero distribuiti alla popolazione il grano dell’ammasso e il formaggio di due latterie sociali già acquistato e pagato ai contadini dal commerciante Locatelli. L’occupazione si concluse con una manifestazione di entusiasmo popolare nelle vie del paese ed un comizio tenuto dal comandante sappista James Catellani (GIM)”.

















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