Cosa posso diffondere in chat: foto, segnalazioni, video? Come e per quanto tempo posso conservare le immagini di una persona sospetta? Posso fare un archivio delle segnalazioni o delle foto di individui poco raccomandabili avvistati in zona? In altre parole, qual è il confine tra l’attività svolta dai cittadini che partecipano alla prevenzione e al contrasto dei reati attraverso il Controllo di Vicinato e il rispetto della riservatezza delle persone o ancor peggio il rischio di incorrere in atti illeciti per chi diffonde le informazioni?
Se ne è parlato in un partecipato incontro rivolto ai referenti dei gruppi di Controllo di Vicinato e organizzato dal Comune di Modena in palazzina Pucci nella serata di martedì 5 marzo; presenti la comandante della Polizia municipale Valeria Meloncelli, la vice Patrizia Gambarini e una cinquantina di referenti del Controllo di Vicinato, il progetto che a Modena ormai coinvolge 1400 persone.
A rispondere per circa due ore alle numerose domande degli intervenuti è stato l’avvocato Vittorio Colomba, già docente del corso di Informatica Giuridica del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Modena e Reggio Emilia, attualmente collaboratore del Laboratorio Privacy e Sviluppo istituito presso il Garante per la Protezione dei Dati Personali e Responsabile della Protezione dei Dati dell’Università di Modena e Reggio Emilia.
Le indicazioni fornite diventeranno inoltre presto un “vademecum” per il Controllo di Vicinato, una sorta di manuale a cura dell’ufficio Politiche della Legalità e delle Sicurezze del Comune di Modena, che fornirà preziose indicazioni su come comportarsi in chat per svolgere al meglio il proprio compito. L’incontro, infatti, ha rappresentato il naturale sviluppo del percorso condotto a ottobre dello scorso anno per referenti dei gruppi di Cdv ed è stato in un qualche modo sollecitato dagli stessi partecipanti che in quell’occasione avevano chiesto un approfondimento delle modalità informative.
La chat, ha spiegato il relatore, è lo strumento “investigativo” dei cittadini che partecipano al gruppo di CdV e la segnalazione va inviata al referente che la trasmette unicamente all’ispettore di zona della Polizia municipale. Ed è proprio il “rapporto di confidenzialità” che il referente ha con le forze dell’ordine a tutelarlo anche dal rischio di incorrere nel reato di diffamazione. Resta fermo il fatto che le foto e le segnalazioni non vanno in altro modo diffuse e tanto meno pubblicate su facebook o su altri social; né i partecipanti possono tenere archivi o banche date delle segnalazioni e delle foto trasmesse, che anzi vanno cancellate nel giro di pochi giorni, poiché l’attività di indagine e quindi anche di rielaborare le informazioni spetta alle forze di Polizia.