Martedì 5 marzo proseguono alla Fondazione Collegio San Carlo di Modena (via San Carlo, 5) le lezioni del ciclo dedicato al tema Sacro. L’esperienza simbolica del divino nelle tradizioni religiose ideato dal Centro Studi Religiosi. Maria Bettetini presenta la conferenza dal titolo La sacralità dell’immagine nel cristianesimo antico e medievale. Dibattiti culturali e conflitti teologici.
Maria Bettetini è docente di Estetica e filosofia delle immagini presso l’Università IULM di Milano e collaboratrice del “Domenicale” del Sole 24 Ore. Traduttrice e curatrice di diverse opere di Agostino d’Ippona, ha approfondito le radici dell’iconoclastia e lo statuto dell’immagine e della finzione nelle sue diverse forme, in chiave sia storica sia teorica. Più recentemente ha applicato gli esiti delle ricerche sull’iconoclastia all’attualità del terrorismo e dei conflitti in Medio Oriente. Tra i fondatori del Centro di ricerca interuniversitario sulle culture di genere, ha recentemente pubblicato: La bellezza e il peccato. Piccola scuola di filosofia (Milano 2015); Distruggere il passato. L’iconoclastia dall’Islam all’ISIS (Milano 2016).
Tradizionalmente si intende per idolatria l’adorazione d’immagini raffiguranti animali o altro. Di per sé non è idolatrico servirsi d’immagini simboliche della divinità; lo diventa se si adora l’immagine in sé, come se fosse lo stesso dio, ma anche la costruzione di cose, il «farsi come dio» nel voler dare la vita e la forma. Il platonismo e la religione cristiana hanno contribuito a dare all’immagine costruita da mano d’uomo un valore di sacralità, di privilegiato contatto con un mondo «altro». Le origini di questo pensare sono, paradossalmente, anche nelle immagini «non dipinte da mano d’uomo», cioè veli della Veronica o sindoni, che tanta importanza ebbero nei primi mille anni della nostra era. Se lo stesso Dio lasciava immagini di sé, perché non imitarlo? Conseguenza diretta di altra e ben più profonda considerazione: se lo stesso Dio si è reso visibile assumendo un vero corpo, perché non perpetuare la sua memoria e rinvigorire l’attesa del suo ritorno attraverso la pittura della sua immagine?
A partire dal 727, si proibisce la costruzione e il possesso di immagini di Dio e dei santi. Non è il patriarca, ma l’imperatore a decidere questa politica iconoclasta, per motivi diversi e tuttora oggetto di discussione tra gli storici: per influenza dell’iconoclasmo islamico ed ebraico; per sottolineare la valenza religiosa del potere imperiale nel proporre come unico simbolo la croce, che è anche un segno della tradizione costantiniana e del ruolo dell’imperatore in ambito religioso; ovviamente per opporsi alla Chiesa di Roma, prendendo le distanze dalla tradizione didattica radicata in Occidente; ma soprattutto per arginare il potere dei produttori e propagatori di immagini sacre, i monaci, tanto amati dal popolo, ed esenti da ogni tassazione. Tra i difensori delle immagini, Giovanni di Damasco (ca 690-749). Durante gli anni della lotta iconoclasta difese strenuamente la liceità delle immagini sacre e subì poi la curiosa sorte di essere scomunicato dopo morto, nel 754, e riabilitato più tardi, al concilio di Nicea. Le immagini furono proibite nell’Antico Testamento, ma dopo la venuta di Cristo hanno il ruolo di tramandare ai posteri lo straordinario evento del Dio che assume una natura di uomo.
Per Giovanni è sufficiente che l’immagine abbia somiglianza con il suo prototipo, Dio, pur mantenendosi dissimile nella sostanza, per meritare venerazione.
Le immagini sono intese come tramite con il divino, partecipi della stessa grazia divina che è presente nella bellezza del creato, ma più vicine al trascendente di un fiore o un albero, perché direttamente ispirate nella mente del pittore da uno stato di grazia di provenienza soprannaturale. Ma Giovanni non fu ascoltato dal papa e dall’imperatore, che perseverarono nell’iconoclastia.
La conferenza si tiene nel Teatro della Fondazione, con inizio previsto alle ore 17,30. L’incontro sarà trasmesso anche in diretta web collegandosi al sito www.fondazionesancarlo.it. La conferenza, come tutte le altre del ciclo, sarà inserita nell’archivio conferenze presente sullo stesso sito, dove sarà accessibile gratuitamente. A richiesta si rilasciano attestati di partecipazione.