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Giornata donna, i sindacati discutono di parità salariale e pensionistica e Reddito di Cittadinanza

“Futuro prossimo? Parità salariale e pensionistica al tempo di Quota 100 e Reddito di Cittadinanza”.
E’ questo il titolo dell’iniziativa che i sindacati confederali Cgil Cisl Uil di Modena organizzano per la giornata internazionale della donna.
L’incontro sarà anticipato a giovedì 7 marzo, la mattina dalle ore 9.30 alle 12.30 presso la sala Riunioni Inail di Modena (via Cesare Costa, 29/31).

Sono previsti interventi di Maria Cecilia Guerra docente universitaria Unimore, Mirella Guicciardi coordinatrice Commissione Pari Opportunità del Comitato unitario delle professioni, Francesca Arena del Coordinamento Donne Uil Modena e Reggio Emilia, Rosamaria Papaleo della segreteria Cisl Emilia Centrale e Tamara Calzolari della segreteria Cgil Modena.

Il tema del divario retributivo e pensionistico tra uomo e donna, quest’anno sarà analizzato anche in relazione ai 2 provvedimenti al centro dell’azione del governo, cioè Quota 100 e Reddito di cittadinanza, visti attraverso un’ottica di genere.
Si stima che le domande per il pensionamento anticipato con Quota 100, riguarderanno in modo massiccio i lavoratori maschi. Infatti secondo le valutazioni dello scorso novembre della docente di statistica Linda Laura Sabbadini riguarderanno in 9 casi su 10 gli uomini, mentre anche le stime dell’Inps nell’audizione alle Camere del presidente Boeri parlano di 37,4% di donne e 62,6% di uomini.

Rispetto al Reddito di Cittadinanza il fatto di aver legato il provvedimento all’avvio al lavoro attraverso i Centri per l’impiego, rischia di penalizzare le donne poiché non tiene sufficientemente in considerazione gli impegni di cura familiare, che spesso sono a carico delle donne e impediscono l’accettazione di offerte lavorative.

In generale, nell’incontro del 7 marzo si affronterà il tema della disparità salariale tra uomo e donna: nel mondo le donne guadagnano in media il 23% in meno degli uomini secondo le Nazioni Unite che definiscono questo fenomeno il più grande furto della storia. Secondo recenti stime, dopo ogni nascita le donne perdono in media il 4% del loro stipendio rispetto ad un lavoratore maschio. Secondo l’Osservatorio Jopricing la differenza retributiva in Italia si attesta nell’ordine del 12% dello stipendio.
Sempre secondo l’Onu, il divario salariale è dovuto all’accumulo di numerosi fattori che includono la sottovalutazione del lavoro delle donne, la mancata remunerazione del lavoro domestico, la minore partecipazione al mercato del lavoro, il livello di qualifiche assunte e la discriminazione. Pertanto, le donne guadagnano meno in generale perchè lavorano meno ore retribuite, operano in settori a basso reddito o sono meno rappresentate nei livelli più alti delle aziende. Ma anche, semplicemente, perché ricevono in media salari più bassi rispetto ai loro colleghi maschi per fare esattamente lo stesso lavoro. Nel complesso, la stima dell’organizzazione è che per ogni dollaro guadagnato da un uomo, una donna guadagna in media 77 centesimi.
Dal bilancio di genere pubblicato dalla regione Emilia Romagna nel 2018, le donne guadagnano in media 11,84 euro/ora contro il 13,05 euro/ora degli uomini, pari al 9% in meno.

La disparità dei redditi da lavoro e le carriere discontinue che interessano più le donne, hanno un pesante effetto anche sui redditi da pensione femminili, infatti, il 52% delle donne pensionate italiane percepisce  meno di 1.000 euro lordi.
A Modena, in relazione alle pensioni di vecchiaia, gli uomini percepiscono un importo medio mensile di 1.978 euro lordi, mentre l’importo scende a 980 euro per le donne.

Cgil Cisl e Uil sono impegnati nella contrattazione collettiva nazionale e aziendale per perseguire condizioni di parità salariale tra uomo e donna e sollecitano politiche che sostengano la condivisione delle responsabilità sul lavoro di cura per favorire la reale parità tra i generi nei luoghi di lavoro. Interessante, ad esempio, la scelta dell’Islanda che ha stabilito per legge la sanzionabilità in caso di diversità di trattamento retributivo a parità di mansioni.
















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