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“Territorio e Ospedale: insieme per la salute dell’Area Nord”. Incontro-dibattito a Mirandola

Un incontro per discutere con amministratori pubblici e dirigenti sanitari del futuro della sanità nell’Area Nord modenese. “Territorio e ospedale, insieme per la salute dell’Area Nord” è l’iniziativa promossa dalla Cgil per giovedì prossimo 28 febbraio presso la sala del Consiglio comunale di Mirandola (via Giolitti, 22) dalle ore 14.30 alle 18.30.
Partecipano Massimo Tassinari, coordinatore Cgil Area Nord a cui è affidata la relazione di apertura, il sindaco di Mirandola Maino Benatti, il direttore generale dell’Azienda Usl di Modena Massimo Annicchiarico e Tamara Calzolari della segreteria Cgil Modena per le conclusioni. A metà mattina è previsto anche il dibattito con interventi del pubblico. Coordina i lavori Fausto Bertelli del sindacato pensionati Spi/Cgil.

La Cgil provinciale insieme a quella dell’Area Nord ha deciso di promuovere questa iniziativa, aperta a tutti i cittadini, a fronte delle tante preoccupazioni e sensibilità che animano la discussione sul futuro della sanità nel distretto della Bassa modenese.
Come è noto le proposte per “salvare” l’ospedale di Mirandola si stanno moltiplicando, ma tutte restano legate esclusivamente alla richiesta di aumentare i posti letto, senza che si sviluppi una riflessione complessiva sul funzionamento del sistema sanitario sul territorio.
“L’ospedale è certamente un punto fondamentale della rete assistenziale – spiega Massimo Tassinari della Cgil Area Nord – ma non può più essere considerato come l’unico elemento, anzi serve maggiore integrazione con tutti i servizi territoriali, compresi quelli sociali comunali”.

Di fronte allo sviluppo della sanità in termini tecnici, scientifici e professionali, la presa in carico del cittadino deve avvenire attraverso reti cliniche e modelli assistenziali che utilizzino un approccio multi-professionale (equipe).
“E’ proprio valorizzando i servizi presenti sul territorio – continua Tassinari – che possiamo consentire all’ospedale di dedicarsi al meglio alla cura nella fase acuta della malattia. Questo vuol dire investire nella prevenzione, potenziare la domiciliarità e le dimissioni protette, sostenere la specialistica ambulatoriale, garantire le cure alle cronicità e ovviamente rendere coerenti i posti letto ai nuovi bisogni di cura”.

La Cgil chiede una stretta collaborazione tra l’Azienda Usl e le Istituzioni per la progettazione e la definizione di maggiori risorse, sia economiche sia di personale, per completare le Case della Salute, ma anche per realizzare velocemente le strutture intermedie come l’Osco,  l’Hospice e molti nuovi posti di sollievo, da dedicare alle persone non autosufficienti.
Ospedale e territorio devono lavorare sistematicamente insieme, per offrire le cure migliori vicino a casa e da subito, perché la salute non può aspettare.
A questo proposito la Cgil chiede che non si ripetano gli errori del passato, quando si è proceduto con il rafforzamento del Policlinico di Modena e la costruzione dei due nuovi ospedali a Baggiovara e Sassuolo, lasciando solo promesse per il resto del territorio.
“Oggi chiediamo che si stanzino nuove risorse, a partire da quelle che dovrebbe generare l’integrazione Policlino-Baggiovara, da investire sul resto della rete sanitaria” afferma ancora Tassinari.
Una preoccupazione per il sindacato è anche quella delle risorse calanti del Piano sanitario nazionale negli ultimi anni, poiché se c’è ancora molto da fare per migliorare il welfare, in particolare quello locale, il taglio dei fondi a livello nazionale rischia però di mettere in discussione la sostenibilità dei servizi ovunque.

La Cgil insieme alle altre organizzazioni sindacali, sta affrontando da mesi il nuovo disegno della sanità territoriale modenese, all’interno della discussione dei Piani sociali di Zona, partendo dal confronto con i cittadini, ma cercando sempre di mettere in guardia l’opinione pubblica dalle troppe strumentalizzazioni a fini elettorali (molto cresciute in questo periodo), che puntano a rivendicare unicamente più posti letto in ospedale, mentre l’alternativa più valida sarebbe il potenziamento dell’integrazione tra ospedale e servizi territoriali.
















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