«Proseguire con forza nel rilancio della castanicoltura e crederci davvero, affinché abbia un ruolo chiave nel processo di valorizzazione e diversificazione delle attività agricole e forestali, quale garanzia di reddito e creazione di posti di lavoro nelle aree appenniniche; ci attendiamo che il Piano regionale di Sviluppo Rurale post 2020 stanzi risorse dedicate allo sviluppo del settore, al fine di incrementare la superficie regionale coltivata e formare una categoria di imprenditori preparati e capaci oltre che altamente professionalizzati». Lo afferma Confagricoltura Emilia Romagna condividendo le proposte espresse dal Consorzio Castanicoltori dell’Appennino Bolognese oggi al convegno, a Bologna, e ringraziando gli organizzatori dell’incontro: Regione Emilia-Romagna e Accademia Nazionale di Agricoltura.
Confagricoltura Emilia Romagna sta avviando il progetto “Terre Alte” sulla valorizzazione e diversificazione delle attività agricole e forestali in montagna, tra cui, appunto, la castanicoltura.
«Siamo al fianco del Consorzio Castanicoltori dell’Appennino Bolognese – aggiunge l’organizzazione regionale degli imprenditori agricoli – nel richiedere alla Regione di parificare il Regolamento forestale regionale, in materia di castanicoltura, a quello del Testo Unico Forestale nazionale (approvato nell’aprile 2018). La castanicoltura è una attività imprenditoriale a tutti gli effetti, rivolta sia alla produzione di castagne da mensa che alla filiera del legno di castagno. Inoltre, riteniamo di fondamentale rilevanza liberare la castanicoltura dal vincolo paesaggistico e dai limiti imposti dal Regolamento forestale; auspichiamo la realizzazione di un Piano castanicolo regionale, inclusa l’adozione di un brand commerciale unico. È necessario – conclude Confagricoltura Emilia Romagna – un approccio culturale innovativo, un vero cambiamento nel modo di pensare che sia in grado di superare i molti preconcetti sulla castanicoltura, e sulla selvicoltura, in linea con il nuovo Testo Unico Forestale».