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Eccidio di Ponte Cantone nel reggiano, il presidente Bonaccini a Calerno di Sant’Ilario d’Enza

C’era la neve quel 14 febbraio del 1945 a Ponte Cantone di Calerno, una frazione di Sant’Ilario d’Enza nel reggiano, quando vennero fucilati dai militari nazisti 20 partigiani nelle fasi finali della Seconda guerra mondiali: il più giovane aveva solo 18 anni, il più vecchio ne aveva appena 31, quasi tutti piacentini e parmensi.

Oggi il ricordo davanti al monumento che ricorda l’eccidio con il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, il sindaco del Comune di Sant’Ilario d’Enza, Marcello Moretti,  i canti del Coro delle Scuole Medie “ Da Vinci” diretto dai professori Fedele Fantuzzi e Sara Sistici e le testimonianze lette dagli studenti.

“È importante essere qui oggi- ha detto Bonaccini- perché la memoria dei giovani che si sono battuti e sono morti per la nostra libertà non venga mai cancellata. È un dovere non solo istituzionale quello che ci raccoglie in questo e in tutti i luoghi dove sangue innocente è stato versato per la democrazia e i diritti dell’essere cittadini. Per questo non mi stancherò mai di esserci, a nome dell’intera comunità regionale, lì dove si fa testimonianza di questi eventi. E proprio perché non si può accettare che il tempo e inaccettabili revisionismi storici cancellino i gesti, le voci, i volti- prosegue Bonaccini-, come Regione abbiamo fortemente voluto una legge sulla memoria del ‘900 che finanziamo con un milione di euro all’anno, da tre anni, per dare spazio alle attività dei Comuni, delle scuole, degli Istituti storici e dell’associazionismo che operano per non disperdere il bisogno di memoria. Lo dobbiamo a noi, alle nostre comunità e soprattutto a quei giovani, come i 20 ragazzi che ricordiamo oggi, che si sono battuti per renderci liberi”.

I cadaveri vennero esposti a Ponte Cantone e lasciati come monito alla popolazione civile per ventiquattr’ore. Uccisi per rappresaglia, perché nella notte del 12 febbraio alcuni elementi della 144^ Brigata Garibaldi avevano attaccato tre automezzi tedeschi in transito sulla via Emilia presso Calerno. I 20 erano detenuti nel carcere di Parma e non venne risparmiato, nonostante le rassicurazioni fatte dai tedeschi al parroco, nemmeno Oreste Tosini di Salsomaggiore, che era scampato miracolosamente alla strage e venne trucidato il giorno dopo.

















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