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Tornano i Centri estivi e i contributi della Regione per pagare la retta

L’estate è ancora lontana, ma non per quei genitori che, lavorando e non potendo contare su aiuti esterni, hanno la necessità di organizzare la gestione dei propri figli nel periodo di chiusura delle scuole.
Così, per il secondo anno consecutivo, un aiuto concreto alle famiglie dell’Emilia-Romagna arriva dalla Regione, che ripropone anche per il 2019 i contributi per pagare la retta di frequenza di bambini e ragazzi ai Centri estivi. Dopo i 6 milioni di euro assegnati nel 2018, altrettante risorse – provenienti dal Fondo sociale europeo – vengono stanziate quest’anno per consentire ai genitori di fronteggiare la spesa e favorire la massima partecipazione dei propri figli alle attività proposte: circa 13mila i ragazzi che la scorsa estate hanno potuto frequentare i Centri grazie ai contributi disponibili.

E si rafforza il sostegno riconosciuto, che prevede fino a 336 euro (erano 210 nel 2018) per ogni figlio: 84 euro a settimana (contro i 70 precedenti), per un massimo di quattro settimane di frequenza (3 nel 2018). Potranno beneficiarne le famiglie residenti in Emilia-Romagna e composte da entrambi i genitori, o uno solo in caso di famiglie mono genitoriali, occupati e con un reddito Isee annuo entro i 28 mila euro.

Confermato, quindi, dalla Giunta regionale il “Progetto per la conciliazione tempi cura lavoro: sostegno alle famiglie per la frequenza di centri estivi”, è stata già approvata la ripartizione delle risorse tra Comuni o Unioni di Comuni capofila di Distretto (l’ambito territoriale che comprende più Comuni associati per gestire i servizi sociali) sulla base della popolazione residente in età compresa tra 3 e 13 anni. A loro il compito di stilare l’elenco dei Centri aderenti al progetto.  Per l’Emilia-Romagna si tratta di un’offerta molto varia, sia per l’ampia fascia d’età che copre, sia per la logistica: ci sono centri in città, al mare, in montagna, in palestra, al parco, che propongono molteplici attività: dal gioco alla scoperta della natura, dallo studio allo sport, fino ai laboratori teatrali. Vari anche gli orari di frequenza previsti: da qualche ora al giorno a intere settimane da trascorrere lontano dai genitori.

“Il nostro progetto sui Centri estivi- sottolinea la vicepresidente e assessore al Welfare, Elisabetta Gualmini- lo scorso anno ha consentito ad oltre 13 mila ragazzi di partecipare alle molteplici attività organizzate al termine della scuola, e alle famiglie di affrontare con più serenità il costo delle rette. Dopo il successo ottenuto nel 2018,come Giunta ci siamo impegnati a tener fede a un principio per noi indiscutibile: il diritto di conciliare i tempi di cura e di impegno lavorativo, andando incontro ai nuovi bisogni legati al mutato mondo del lavoro e delle reti famigliari. Parliamo di un aiuto concreto per i cittadini della nostra regione, che quest’anno potranno beneficiare di una copertura ancora maggiore”.

“Un progetto pensato per sostenere le famiglie e, in particolare, le donne che lavorano, il cui ruolo nell’economia regionale, come condiviso col Patto per il Lavoro, va rafforzato e valorizzato- afferma l’assessore al Lavoro, Patrizio Bianchi-. Anche in questo caso a cofinanziare l’intervento regionale è il Fondo sociale europeo, il principale strumento finanziario con cui l’Europa e le Regioni investono sulle persone e sul loro lavoro. Uno strumento che l’Emilia-Romagna utilizza sistematicamente per rispondere a bisogni reali di cittadini, imprese e territori, posizionandosi ai vertici delle Regioni europee per capacità di programmazione e di spesa”.

L’assegnazione dei contributi

I Centri estivi possono essere pubblici (organizzati direttamente dai Comuni) o privati (associazioni, cooperative, parrocchie e altri Enti religiosi) “accreditati” dalla Regione perché in possesso dei requisiti stabiliti dalla direttiva sui centri estivi, emanata l’anno scorso. Tra i requisiti richiesti, quelli più significativi riguardano la presenza di un progetto educativo – sul quale informare adeguatamente le famiglie – e l’obbligo da parte del personale di presentare una dichiarazione che attesti l’assenza di condanne per abuso di minori, secondo quanto previsto dalla legge nazionale contro la pedopornografia.

Per quanto riguarda l’iter di compilazione dell’offerta alle famiglie, i Comuni entro il 30 maggio stileranno l’elenco dei Centri – gestiti direttamente dal Comune o, per quelli privati, individuati tramite bando – aderenti al progetto. Successivamente, i Comuni potranno ricevere le richieste di contributo: i genitori dovranno scegliere uno dei Centri inseriti nell’elenco comunale e la richiesta dovrà essere fatta contestualmente all’iscrizione, presentando la dichiarazione Isee. Spetta al Comune l’istruttoria, il controllo dei requisiti e la successiva compilazione della graduatoria delle famiglie individuate come possibili beneficiare del contributo, fino ad esaurimento della disponibilità finanziaria.

Ripartizione delle risorse sul territorio

A livello territoriale, i 6 milioni ripartiti tra i Comuni capofila dei Distretti, in base al numero dei bambini residenti e in età compresa tra 3 e 13 anni (nati dall’1 gennaio 2006 al 31 dicembre 2016), prevedono: per Bologna 1,3 milioni di euro per 98.500 bambini; Modena 1 milione (74.483 bambini); Reggio Emilia 798 mila euro (59.391 bambini); Parma 606 mila euro (45.083 bambini); Forlì-Cesena 537 mila euro (39.977 bambini); Ravenna 509 mila euro (37.881 bambini); Rimini 466 mila euro (34.683 bambini); Ferrara 395 mila euro (29.382 bambini); Piacenza 368 mila euro (27.375 bambini).

I dati del primo anno di realizzazione del progetto

Nel 2018, primo anno di realizzazione del progetto, hanno aderito 314 Comuni. I Centri estivi che hanno partecipato alla sperimentazione sono stati 1.170 e 13.040 i bambini e ragazzi che hanno beneficiato dei contributi regionali.

















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