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Demenze: in Emilia-Romagna si rafforza ulteriormente l’assistenza ai pazienti

Deficit cognitivi, sintomi neuropsichiatrici e alterazioni funzionali con una progressiva perdita dell’autonomia e vari gradi di disabilità. Fino alla completa non autosufficienza.

In Emilia-Romagna, a fine dicembre 2017, erano oltre 72mila le persone con demenza assistite dalla rete dei servizi. Nell’arco di quello stesso anno sono state effettuate 12.246 diagnosi di demenza e 6.173 diagnosi di Mild cognitive impairment (compromissione cognitiva lieve), una condizione che può evolvere in demenza.

Chi soffre di queste complesse patologie cronico-degenerative, in Emilia-Romagna – già dai primi anni 2000, quando fu avviato il Progetto demenze – può contare su un’assistenza strutturata e avanzata. Ma d’ora in poi avrà a disposizione un percorso organizzato, con riferimenti chiari sin dai primi segnali e per tutta la durata della malattia, e un’assistenza domiciliare ancora maggiore. Novità messe nero su bianco dalla Giunta regionale, che nei giorni scorsi ha approvato il Percorso diagnostico terapeutico assistenziale per le demenze, un documento che recepisce le recenti Linee di indirizzo nazionali in materia.

“Parliamo di patologie destinate ad aumentare sempre più, con l’invecchiamento della popolazione, che creano grandi sofferenze e difficoltà nel malato- sottolinea l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Sergio Venturi-. Sofferenze che s’allargano inevitabilmente e inesorabilmente al resto della famiglia. Con questo nuovo documento, che si pone come uno strumento operativo del Progetto regionale demenze, vogliamo garantire ai cittadini punti precisi di riferimento per l’accesso alle cure e la possibilità di essere presi in carico in maniera continuativa, in tutte le fasi della malattia. Il nostro obiettivo- aggiunge l’assessore- rimane quello di ridurre il più possibile il ricovero in ospedale di queste persone, particolarmente fragili, sostenendo al tempo stesso i familiari e i caregiver con tutti gli strumenti disponibili”.

Il documento, in sintesi

Il Percorso diagnostico terapeutico assistenziale per le demenze (Pdta) prevede quattro fasi, omogenee su tutto il territorio regionale: sospetto diagnostico;diagnosi e cura (con comunicazione della diagnosi e avvio del trattamento da parte dei Centri per i disturbi cognitivi e demenze); continuità assistenziale, ovvero una serie di controlli periodici e programmati – che tengono conto anche delle altre possibili patologie della persona – e gestione dei disturbi psico-comportamentali; infine, fase avanzata e cure palliative. Tutti i professionisti e le persone coinvolte nelle varie fasi (medico di medicina generale, specialisti e professionisti dell’area sanitaria, sociale e socio-sanitaria, volontariato, familiari, caregiver) devono agire in maniera integrata a seconda del proprio ruolo.

Il cittadino potrà essere indirizzato – in primis dal proprio medico di famiglia, ma anche da altri specialisti – a uno dei Centri per i disturbi cognitivi e demenze (60 in tutta la regione) per una valutazione diagnostica approfondita da parte di una équipe multidisciplinare.

Particolare attenzione è dedicata anche a quegli anziani che giungono – erroneamente – in Pronto soccorso a causa di una prima manifestazione legata al deficit cognitivo. Il documento prevede infatti contatti con il Centro di riferimento, per effettuare ulteriori consulenze ed evitare ricoveri impropri, che peggiorerebbero le condizioni dell’anziano.

In caso di diagnosi positiva, il Centro per i disturbi cognitivi e demenze porrà particolare attenzione alla comunicazione, sia da un punto di vista psicologico che dell’orientamento verso la rete dei servizi. Si occuperà dell’avvio delle cure (farmacologiche, ma anche psicosociali), instaurando una stretta collaborazione con il medico di medicina generale. Un’attenzione specifica andrà ai disturbi del comportamento, attraverso la prevenzione, la gestione delle urgenze e del post-crisi.

Per quanto riguarda la continuità assistenziale, il documento prevede precisi riferimenti per il paziente e il familiare/caregiver – a partire dall’individuazione dell’assistente sociale responsabile del caso – e la stesura del progetto personalizzato, con attivazione dei servizi più appropriati: dai meeting center nelle fasi iniziali alle associazioni dei familiari, dai servizi più tradizionali (assistenza domiciliare, centri diurni, strutture residenziali) fino al ricorso alle cure palliative nelle fasi più avanzate.

Nel Pdta, per la prima volta, viene affrontato anche il tema delle cure palliative nelle fasi avanzate della demenza, come strumento per contribuire a controllare la sofferenza, ad attenuare gli effetti del declino funzionale con trattamenti appropriati e personalizzati, in modo da garantire una dignitosa qualità della vita che resta e della morte. Viene individuato come luogo privilegiato di somministrazione delle cure palliative il domicilio della persona, inclusa la Casa di residenza per anziani non autosufficienti.

















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